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(Fiorenzo Toso ?)
Per conoscere il genovese
Provincia di Genova,
Assessorato al Turismo, Recco 1998?

[Il suono delle vocali] [æ] [œu e eu] [o] [ò] [ö] [u] [ç] [nn- e n] [s] [scc] [x] [z]


Regole per leggere il Genovese

Gli esempi sono riportati in due forme: con la grafia tradizionale (in carattere corsivo), e con la grafia figurata (fra parentesi quadra) per avvicinare - chi non conosce il Genovese - alla pronuncia corretta.

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Il suono delle vocali
- è lungo, quando sono scritte con la dièresi (ä, ë, ï, ö, ü) o con l'accento circonflesso (â, ê, î, ô, û), per esempio: cao [kãu] "caro"; durmî [durmî] "dormire";
- è lungo, quando sono seguite da gh, r, v, x, z semplici e non raddoppiate, per esempio: lago [lãgu] "lago"; cäro [kãru] "carro".

Il suono della e è generalmente chiuso, tranne davanti a r; ma se è segnata con l'accento grave (è), il suono è aperto, per esempio: pènsighe [pènsighe] "pensaci". La consonante doppia si pronuncia in modo leggero e rapido, mai calcato, per esempio ratto [ratu] "topo", merelli [mereli] "fragole", çimma [sima] "cima".

(Occorre segnalare che nel genovese cittadino "pensighe" si legge inequivocabilmente con la e stretta. Si confronti con quanto documentato da Magister, ndr)

Attenzione:

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æ si legge come e dal suono aperto e lungo, esempio: ægua [egua] "acqua"; quando si trova alla fine della parola, si legge accentato, per esempio: anæ "andate";

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œu e eu si leggono come in Francese, per esempio: feugo [fögu] "fuoco", cœu [kö] "cuore"; quando si trovano alla fine della parola, si leggono accentati, per esempio: raieu [raiö] "ravioli";

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o si legge come u italiana, per esempio: onda [unda] "onda", amigo [amigu] "amico";

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ò si legge come o italiana e si pronuncia con suono aperto;

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ö ha un suono lungo che oscilla tra o e u, per esempio: pöso [posu] "stantio", ma anche: pöso [pusu] "polso";

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u si legge come u francese, per esempio: mùxica [müsgica] "musica", tutto [tütu] "tutto"; ma si legge come u italiana quando fa parte di un dittongo [ou, ua], esempio: portòu [purtóu] "portato", sguäro [sguaru] "fenditura";

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ç si legge come s sorda italiana, per esempio: çenn-a [sén-a] "cena";

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nn- e n finale si leggono con suono nasale; per esempio: lunn-a [lün-a] "luna", can [kan] "cane";

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s si legge come s sorda nell'italiano "sale", per esempio: fäso [fãsu] "falso";

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scc si legge come sc di "uscio" seguita da c di "ciao", per esempio: scciavo [sc-ciavu] "schiavo";

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x si legge come j francese, per esempio: baxo [basgiu] "bacio";

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z si legge sempre come s sonora nell'italiano "casa", per esempio: zenoggio [senùgiu] "ginocchio", cazze [kase] "cadere".

A Tore do Pòpolo a Paxo

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