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Gian-Giacomo Cavalli
Chittara zeneize
Stamperia Pagano, 1823

Ristampa de l'edission do 1635 fæta in ocaxon do maiezzo de Laura di Negro con Agostino Spinola

[Vocali] [Consonanti]


Regole d'Ortografia

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â , si pronuncia come aa, cioè un' a strascinata.

æ , vale un e larghissima e strascinata.

æ` , un e larghissima, ma tronca e corta.

e , si pronuncia regolarmente stretta, fuorché innanzi alla r, seguendo un'altra consonante, ove si pronuncia larga e strascinata, come in reversa, terra, inferno, ec.

ê , vale un e stretta ma strascinata come ee.

ei , dittongo, si pronuncia distesa, ma in guisa che si posi l'accento più sopra la e , e questa sentasi più che la i.

eu^ , dittongo Francese, come in feu, heureux, ec.

î , vale un i strascinata, come ii.

o , si pronuncia ora stretta, ora larga, come fra' Toscani: ma la o stretta fra' Genovesi suona come u ne' Toscani.

o , pronome si pronuncia, stretta, come l' u Toscana.

ô , stretta, parimente come u Toscana, ma strascinata.

ö , si pronunzia larga e strascinata.

ò , si pronuncia larga ma tronca e corta.

oi , dittongo, in cui si sente più la i che la o, la quale però si pronuncia stretta.

ou^ , dittongo, vale ou Toscana pronunziata distintamente come prou prato, grou grado, e così tutti i participj de' verbi della prima conjugazione .

u , sempre stretta come l' u Francese.

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Delle consonanti in genere deve osservarsi, che, quando son raddoppiate, si pronunziano come se fossero una sola e semplice, in maniera che, la vocale antecedente pronunziandosi corta e come abbattuta sulla consonante seguente raddoppiata, si viene a sentire questo raddoppiamento.

n-n , si pronunzia in guisa, che alla vocale antecedente lascia attaccato il suono di una n finale Francese, e poi essa suona come una n Toscana innanzi alla vocale seguente. Così nella voce caden-na si pronunzia come se fosse caden , colla n finale Francese, e poi  na Toscana, caden-na.

r , semplice in mezzo alla dizione, quando, non accompagnata da altra consonante, precede ad una vocale, e nell'articolo ro, ra, ri, re, non si pronunzia, o, per meglio dire, si pronunzia sì dolce, che appena se ne oda un leggier mormorio: ma nel principio della dizione si pronunzia sempre, come in ræne, regatta, ec.

rr , si pronunzia come r semplice, strascinando però la vocale antecedente, come se avesse l'accento circonflesso: terra têra, morro môro, ec.

s , si pronunzia sempre aspro alla Toscana: ma inanzi alle consonanti, e alla vocale i si pronuncia sempre col fischio di sc, come signora scignora. Si eccettuano le voci plurali de' nomi che hanno la terminazion singolare sso, come passi da passo, bassi da basso, ec., parimente le voci di seconda persona da' verbi terminanti in sso, come passi da passo verbo, abbassi da abbasso verbo; le quali voci si pronunziano colle due ss mute alla Toscana.

ss , nelle voci esse, fuisse, foissi, fuissimo, foissan del verbo sostantivo si pronunziano come una sola s, strascinando la vocale antecedente.

scc , si pronunzierà col fischio di sc, soggiuntovi poi il suono chiaro d'un'altra c, come scciavo, sc-ciavo, sccetto, sc-cetto.

x , sempre come la j Francese: dexe, come déja.

z , si pronuncia dolce, ovvero come la s dolce de' Francesi.

ç , come in Francese: façon ugualmente in ambedue le lingue Francese e Genovese.

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