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Audizione in Comune di Genova
 

[ Convocazione ] [ Verbale ]

1° Commissione Consiliare
Affari Istituzionali ed Organizzativi, Trasparenza degli Atti Amministrativi,
Decentramento e Partecipazione


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Convocazione

Genova, 12 marzo 2002
Prot. n. 785/Cl

Spett.le M.I.L.
Movimento Indipendentista Ligure
Att.ne dott. Matteucci
S e d e

Egregio dott. Matteucci,

facendo seguito ai colloqui telefonici precedentemente intercorsi, comunico che l'audizione dei rappresentanti del M.I.L. da parte della I Commissione Consiliare, da me presieduta, avverrà nel corso della seduta del 25/03 p.v., convocata per le ore 14.30, presso la Sala Consiliare di Palazzo Tursi, in via Garibaldi 9.

Preciso che la Segreteria della Commissione (...) resta a disposizione per eventuali chiarimenti o precisazioni.

Distinti saluti.

Il Presidente
(Tullio Mazzolino)


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Verbale della Riunione

VERBALE SEDUTA DEL 25 MARZO 2002

La riunione ha luogo presso la sala consiliare di palazzo Tursi.

Assume la presidenza il Consigliere Mazzolino.

Svolge le funzioni di Segretario il Signor Parodi Mauro.

Sono presenti l'Assessore Facco, il Dott. Matteucci ed il Prof. Bampi (M.I.L.), il Sig. Chiappe (Esp. G. Rep.Soc.).

Alle ore 14,30 sono presenti i Commissari: Barchi, Bernabò Brea, Bevegni, Boffardi, Bruno, Camisetti, Cannonero, Casissa, Castellaneta, Cattivelli, Costa, Dallorto, Delogu, Eva, Evangelisti, Ferraris, Franco, Giovine, Lecce, Marenco, Mazzolino, Morgano, Pittaluga, Rocca.

Il Presidente, constatata l'esistenza del numero legale, dichiara valida la seduta. Pone quindi in discussione una richiesta di cambiamento di ordine del giorno con un'inversione dello stesso e la discussione anticipata di due pratiche di competenza dell'Assessore Facco per dare più spazio successivamente all'argomento di cui al punto 1) dell'Ordine del Giorno stesso.

Prende la parola il Consigliere Rocca, chiedendo se i rappresentanti del M.I.L. sono d'accordo su questa inversione.

Avendo avuto l'assenso a questo cambiamento da parte dei rappresentanti del movimento indipendentista nonché quello dei Consiglieri presenti, il Presidente dà la parola all'Assessore Facco per l'illustrazione delle proposte n. 39 ad oggetto: "Convenzione con il Comune di Ceranesi (GE) ai fini dello svolgimento di procedure concorsuali in associazione e la gestione associata delle graduatorie concorsuali." e n. 41 ad oggetto: "Individuazione del procedimento per l'effettuazione di forniture e servizi in economia".

...Omissis...

Il Presidente pone quindi in discussione il punto 1) dell'Ordine del Giorno ad oggetto: "Audizione dei rappresentanti del Movimento Indipendenti sta Ligure (M.I.L.)".

Il Presidente informa che è stato deciso di audire le opinioni di questo Movimento in analogia a quanto è stato fatto alla Provincia di Genova ed in relazione al fatto che il Comune sta facendo una serie di lavori in particolare con l'applicazione di Regolamenti, e questo è un contributo ideologico-culturale portato all'attenzione dei Commissari. Ci saranno due relatori e successivamente i Commissari potranno fare delle domande. Il pubblico ha diritto di ascoltare senza partecipare al dibattito e poi ci saranno le conclusioni.

Il Presidente dà la parola al Dottor Matteucci.

Il Dottor Matteucci ringrazia la Commissione per l'opportunità data, dopo che in Provincia sono stati ascoltati dalla Commissione Affari Istituzionali il 23 Gennaio scorso. Il Movimento sta cercando di portare queste problematiche a livello delle istituzioni perché si sono resi conto nel dibattito in Provincia che l'interesse è trasversale: non è più una questione di ideologia o di raggruppamenti politici ma pian piano sta avvenendo quello che era nei loro auspici, ovvero che l'interesse su queste problematiche fosse il più generalizzato possibile. Occorre descrivere l'excursus del movimento: circa dieci anni fa decisero di fondare un'associazione culturale denominata A.R.G.E. (Associazione Repubblica di Genova) che aveva lo scopo di fare delle ricerche storiche, avendo delle sensazioni, che poi si sono rivelate delle certezze, che c'era qualcosa di nascosto nella storia del popolo della Liguria: in dieci anni di ricerche si è arrivati al risultato di delineare una terra che per circa settecento anni (fa rilevare che la storia di settecento anni di un popolo non è una cosa semplice da esaminare, hanno dovuto basarsi sulla lettura di libri e ricercare documenti ufficialmente anche scomparsi) si era dato una forma istituzionale di Repubblica nel tempo in cui in tutta Europa dominavano i re, gli imperatori, le Signorie, dove un solo uomo decideva i destini dei popoli; a Genova e in Liguria in allora esisteva già una forma di democrazia nel senso che non c'era una persona che decideva ma tutto passava attraverso il filtro del dibattito: il Senato della Repubblica era composto da quattrocento persone. Alcuni diranno che ciò non rappresentava il consenso popolare, ma quello non c'era da nessuna parte. Si era già capito che, anche se erano un'élite di famiglie che reggevano le sorti di questo popolo, dovevano comunque confrontarsi in un dibattito. Da tutto questo ci si è accorti che la civiltà ligure aveva anticipato dei valori che sono stati inseriti nel documento che il Movimento ha dato a tutti i Comuni e Provincie: valori che oggi moderne democrazie ritengono attuali: il senso della centralità del lavoro: non c'erano uomini che vivevano di rendita ma uomini che si rimboccavano le maniche e lavoravano. Oggi è di moda la solidarietà: qui c'era effettivamente. Oggi si vedono i barboni abbandonati nelle strade; allora, la Repubblica di Genova li portava all'Albergo dei poveri, dove venivano accuditi, gli si insegnava un mestiere e rientravano nel circuito della società. C'era il senso assoluto della divisione dei poteri, la Chiesa non poteva interferire negli affari civili: c'era il senso del valore del federalismo che qui era già applicato: la Repubblica di Noli, sovrana, autonoma, era confederata con la Repubblica di Genova, alleata semplicemente. Questa Repubblica non aveva mai conquistato territori con la violenza e aveva lasciato all'interno del suo territorio l'esistenza dei feudi imperiali, enclave di sovranità, per esempio, dell'Austria, pur avendo la possibilità di conquistarli ma li rispettava nella loro autonomia. Tutti questi valori oggi sono diventati mondiali. A questo punto ci si è resi conto che, quando si entra nell'Europa, entrando soprattutto con dei valori, sarebbe molto importante che anche la comunità ligure potesse dire la sua in quest'Europa, dire quali sono i suoi valori, tanto più che entreranno in Europa come Stati indipendenti Malta, Cipro, la Slovenia ovvero comunità che non risulta siano state nella storia rappresentative e protagoniste. La Repubblica di Genova è stata una delle protagoniste della storia di Europa e quindi del mondo. Sarebbe molto lungo andare avanti, ci sarebbero moltissime cose da raccontare, ma ci si è accorti che nella cronologia storica degli avvenimenti sono state commesse delle vere e proprie violenze: è stata tolta la sovranità a questa terra senza mai chiedere al popolo ligure una volta il suo parere, né quando il popolo ligure è stato annesso al Regno di Sardegna né quando è stato annesso al Regno di Italia.

Prende la parola il Professor Bampi, specificando che parla di storia per spiegare ai convenuti perché il Movimento sostenga che esistono diritti unici, tra tutte le regioni italiane, posseduti dalla Liguria, tenendo presente che in realtà il problema posto è assolutamente attuale, lui stesso si sente un uomo del ventunesimo secolo e guarda avanti, guarda ai vantaggi che il riconoscimento e l'esercizio di questi diritti potrebbero portare. Fatta questa premessa, racconterà quali sono i fondamenti storici e giuridici che danno alla Liguria, caso unico tra le Regioni italiane, la possibilità di richiedere in via assolutamente pacifica e quindi con un'azione di tipo giuridico, il riconoscimento dei suoi diritti a ritornare indipendente. Nel 1797 Napoleone viene in Italia, il ciclone napoleonico invade l'Italia con la prima campagna. Vengono travolte le due vere Repubbliche Marinare plurisecolari ovvero quella di Venezia e Genova. A Genova viene fatta la Repubblica Democratica Ligure con due Costituzioni. Nel 1805 c'è l'annessione all'Impero francese con un voto contrario di Agostino Pareto, grande patriota ligure quasi dimenticato. Nel 1814 l'astro napoleonico è ormai al declino, gli inglesi cominciano ad entrare ed il Generale Bentinck partendo da Livorno raggiunge la Liguria. Nel Marzo-Aprile del 1814 le truppe francesi si arrendono praticamente senza combattere perché ormai era chiaro quali erano le sorti della guerra. Il Generale Bentinck restituisce, con un famoso proclama del 26 Aprile 1814, la sovranità a Genova, con la Costituzione che era vigente dal 1576: le cosiddette "leges novae" con ovviamente le modificazioni rese necessarie dai tempi: c'era stata la Rivoluzione francese e la mentalità ormai diffusa non era più quella tardo medioevale ma quella nuova con le innovazioni positive apportate dalla Rivoluzione stessa. La Repubblica di Genova batte moneta: questo è importante perché costituisce uno dei segni di sovranità. Al Congresso di Vienna, nonostante la fiera difesa dei nostri rappresentanti, fondamentalmente per volontà degli inglesi, i territori della repubblica di Genova devono essere annessi al Regno di Sardegna. Bisogna tener presente che qui la difesa è veramente importante: viene citato in merito ciò che scrive Gerolamo Serra, il cui busto è sito sopra la porta di ingresso degli uffici del Sindaco ad Antonio Brignole Sale, plenipotenziario della Repubblica Sovrana di Genova al Congresso di Vienna, dicendogli che, quando verranno stabiliti i privilegi da accordare ai genovesi, era necessario badar bene che non ci fosse alcuna firma o assenso del rappresentante di Genova: che sia un semplice foglio senza sottoscrizione. Il proclama del 26 dicembre 1814 sostanzialmente dice che non ci si può opporre all'unione della Repubblica con il Regno di Sardegna perché i genovesi sarebbero stati sopraffatti militarmente e ci sarebbero stati dei morti. Bisogna ricordare che nel 1800 Genova subì il blocco del Generale Massena, pur essendo totalmente estranea ai fatti che lo causarono, che la affamò; non potevano i genovesi dopo 14 anni riaccettare una analoga situazione, la logica fu quella di sottostare ad una autorità senza fare nulla per non ledere i diritti imprescrittibili a ritornare indipendenti. Questo documento, datato 26 dicembre 1814 si subisce ma non si condivide e non si fa nulla al fine di lasciare la possibilità di reclamare questi diritti ai propri figli. Nel 1849, dopo la sconfitta di Novara il Re Carlo Alberto abdica dicendo "tutto è perduto, anche l'onore" in favore del figlio Vittorio Emanuele II. La monarchia sabauda inizia a vacillare e i genovesi sperano di poter tornare indipendenti ed insorgono nel mese di Aprile. Arrivano i bersaglieri di La Marmora, un corpo costituito da poco, che, mentre erano stati a guardare quando le truppe sabaude furono sconfitte a Novara, a Genova vennero in 30.000 e diedero la città al sacco. La rivolta di Genova per restaurare l'antico governo venne repressa con il saccheggio e questo significa che la soldataglia entra nella città, sfonda le porte, stupra le donne, ruba gli arredi sacri eccetera. C'è un episodio, riportato dal genovese Vincenzo Ricci, che fu poi Senatore e anche Ministro del Regno Sabaudo, durante il quale lo stesso, parlando con La Marmora, si lamentò del fatto che queste giovinette di buona famiglia fossero state violentate dai militari. Rispose La Marmora, ciò viene raccontato per far capire la qualità dell'uomo, che, trattandosi di bei ragazzi le donne avranno persino provato piacere. Ricci ribadì dicendo che si augurava che lo stesso piacere lo provassero sua moglie e le sue figlie. Questo è stato l'ultimo episodio prima dell'avvento del Regno di Italia del 1860, poi ci furono i plebisciti del Regno delle due Sicilie e, nel febbraio del 1861 venne proclamato il Regno d'Italia. Il 20 settembre 1870 ci fu la presa di Porta Pia ed il plebiscito del Lazio e l'unificazione d'Italia. I plebisciti furono fatti votare per un motivo tecnico, perché le conquiste sabaude erano state fatte "manu militari" quindi erano illegittime. Erano annessioni, anche se con il parere delle assemblee dei Singoli Stati. Quando c'è un'annessione di questo tipo, per sanarla, si fa il plebiscito. Ricorda il relatore che la cessione della Savoia e di Nizza alla Francia fu fatta attraverso un plebiscito. Tutte le Regioni Italiane hanno votato il plebiscito meno la Liguria, che non lo votò nel 1815, non lo votò nel 1860, nel 1866 né nel 1870 e c'era un motivo tecnico che tutti gli storici sanno: la Liguria anche allora avrebbe votato no. Non avrebbero mai accettato la rinuncia alla propria sovranità, specie per essere annessa al Regno sabaudo. Di lì in poi c'è la storia più contemporanea. Quindi, secondo questa ricostruzione, la Liguria non ha mai sancito con un Plebiscito, ovvero con un atto che a livello di diritto internazionale risolvesse la questione, la propria situazione. Questo conferisce alla Liguria i diritti internazionali di poter ritornare indipendente. Ricorda ancora che mai il Governo legittimo e sovrano della Liguria accettò l'annessione del 1815 del Congresso di Vienna. Poi ci fu la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale e finite le guerre, visto che dopo la seconda gli uomini capirono che forse era opportuno non combattersi come era stato fatto fino ad allora, ci fu la guerra fredda, periodo terribile con gruppi contrapposti, finché non cadde il muro di Berlino. Ma non bastò ancora: oggi abbiamo l'Europa, una casa più grande, che ha tolto alle nazioni un piccolo requisito di sovranità: il battere moneta. I genovesi nel 1139, quando Corrado diede loro facoltà di battere moneta, lo riportarono sulle monete per sempre fino al 1637 quando fecero la "regina di Genova", la Madonna. È un riconoscimento enorme il battere moneta: noi lo abbiamo ceduto in tempi recentissimi all'Europa. Oggi pacificamente, con argomenti storico-giuridici si può chiedere conto di quell'eredità che con tenacia e caparbietà i nostri nonni ci hanno voluto lasciare.

Il Presidente ringrazia i due relatori per la interessante e completa relazione sull'argomento.

Il Dottor Matteucci precisa per chi avesse bisogno delle documentazione di quanto detto, che la stessa verrà lasciata a disposizione presso la Presidenza della Commissione.

Il Consigliere Bevegni dice che ha avuto molto piacere di ascoltare il Professor Bampi, con il quale ha condiviso molte battaglie politiche e spera di rivederlo presto in quest'aula. Nel 1995 ha presentato un'interpellanza, idealmente insieme all'amico Matteucci, per togliere il monumento di Vittorio Emanuele da Piazza Corvetto in quanto riteneva e ritiene che la storia non vada mai rinnegata: messa da parte ma rinnegata mai e crede che celebrare così magnificamente un re che per noi è stato tiranno, ricorda che ci sono ancora le spoglie dei trucidati genovesi nella Chiesa dei Cappuccini, gli sembrava un atto di irriconoscimento verso i genovesi: quindi aveva proposto di prendere il monumento, regalarlo alla Fondazione Agnelli ed al posto del re mettere il busto di Andrea Doria. Quindi questo discorso sfonda una porta aperta. Ha ascoltato con molta attenzione l'iter cronologico della storia genovese e, forti dei documenti di cui non è stata presa visione ma prega di lasciarli alla Presidenza per cui li si possa compiutamente leggere, ritiene che, se esistono questi documenti, il Comune non possa rimanere insensibile a una richiesta istituzionale che a questo punto diventa imprescindibile: crede che nell'interesse ligure e genovese Provincia, Regione e Comune in maniera trasversale e quindi ampiamente, per dare forza a questo atto istituzionale, possano fare una richiesta al Governo di intraprendere un'analisi e una richiesta specifica presso la Corte Europea; perché se così è, così deve essere. Ha dei dubbi, anche se il suo cuore batte genovese, sarebbe una cosa magnifica che si potesse ritornare ad un'indipendenza repubblicana, ma ha imparato politicamente che quando si ha diritto a 10, se si combatte si ottiene 5. Non bisogna prendere la sua dichiarazione come un'anticipazione di sconfitta ma sicuramente se gli altoatesini hanno ottenuto quello che hanno ottenuto con le bombe sotto i tralicci si ha il diritto di ottenere qualcosa con dei documenti ineccepibili.

Il Presidente informa di aver dato alla Segreteria i documenti forniti dal Dottor Matteucci per farne pervenire l'indomani una copia a tutti i capigruppo.

Il Dottor Matteucci fa presente di aver reperito un documento, sconosciuto fino ad una settimana fa, molto interessante: la storia vera dei Durazzo: In questo momento c'è il problema dei profughi albanesi: si pensi al grado di civiltà della Repubblica di Genova, sono venuti per mare dall'Albania nel 1387 marito, moglie e tre figli minori. Come altri albanesi hanno cercato riparo dalle scorrerie dei turchi ottomani che attaccavano i principati balcanici sconfiggendo nel 1389 i serbi cristiani a Kossovo, terra alla lunga popolata da albanesi convertiti al1'Islam. Questi profughi arrivati a Genova nel 1389 inoltrano una protesta ufficiale al Governo della Repubblica di Genova, lamentando di essere stati fatti schiavi a tradimento a Messina da un genovese, Manuele de Valente ed essere stati venduti come schiavi a Genova. La Repubblica di Genova, dà ragione ai profughi albanesi che diventano uomini liberi e come tali si integrano nella città. Il capostipite Giorgio si stabilisce da libero nella città dove alla metà del '400 un Antonio Durazzo, probabilmente suo nipote, dà inizio in Pietraminuta, come setaiolo e mercante, alla fortuna della famiglia. Sono molti gli albanesi che si inseriscono nella aperta società genovese diventando mercanti, e da buoni genovesi corrono per l'Europa, non senza partecipare alla vita pubblica. Quindi diventano genovesi a tutti gli effetti, fedelissimi alle leggi della Repubblica. Quando nel 1528 viene istituito un libro della nobiltà e questa è la prova che i nobili genovesi non erano tali per censo, ma per meriti, i Durazzo ne fanno già parte, ex popolani arrivati in città. Da un Durazzo della quinta generazione, Giovanni, inizia la loro ascesa: otto Dogi della Repubblica di Genova portano il loro cognome. Chiede se esiste uno Stato in Europa che ha dato un così alto grado di civiltà.

Il Presidente ringrazia e ribadisce che anche questo documento verrà consegnato ai Capigruppo e conferisce la parola al Consigliere Costa.

Il Consigliere Costa ringrazia i relatori che hanno raccontato la storia della nostra città ed è bene sempre rinfrescarla. Vorrebbe porre una domanda ai relatori e successivamente una proposta. Afferma di aver sentito nella relazione parlare di liguri. Invece noi siamo a Genova. Sappiamo che nella storia ci sono stati anche all'interno della Liguria problemi tra genovesi ed altri abitanti della Liguria ed a fronte di questo quali sono le proposte concrete percorribili per costruire e concretizzare gli obiettivi che sono stati proposti. Fa una proposta dicendo che nel 2004 Genova è città della cultura europea: farebbe ai proponenti la richiesta di preparare proprio per quel periodo un percorso dei siti e dei personaggi della storia degli avvenimenti della Repubblica genovese e di come la stessa sia venuta meno. Questo percorso, con il coinvolgimento delle scuole, potrebbe essere propedeutico ad una serie di altre iniziative per allargare questo sentimento della genovesità e dell'amore per Genova e, successivamente, da questo verranno altri frutti. Chiede la collaborazione del movimento per elaborare questa proposta e per proporla in concreto perché, al di là di ciò tante cose sono molto suggestive, ma se si sta con i piedi per terra ci si rende conto che l'eventuale iter non è facile. Invece questo è un percorso concreto per il 2004 che potrà consentire di risvegliare quei sentimenti molto ben espressi dal Prof. Bampi e dal Dott. Matteucci per poter poi fare altre iniziative.

Il Consigliere Boffardi ringrazia i due oratori, due amici conosciuti da tanto tempo, naturalmente l'amicizia non implica da parte sua la condivisione piena della battaglia che loro conducono. C'è il riconoscimento e la simpatia per i sentimenti che motivano i due interlocutori perché sono sentimenti che vanno dall'orgoglio al desiderio di un miglioramento della nostra città e regione e su questo c'è accordo, come su altri valori che ha ricordato Vincenzo, che a prezzo di grandi sacrifici fanno parte della storia italiana e della nostra costituzione, perché i principi non nascono per la intuizione delle singole persone. Quando ci sono dei pensatori, per esempio Mazzini, che individuano e buttano giù su un foglio delle affermazioni questo deriva dalla loro cultura e sensibilità ed esperienza ma è l'espressione di una maturazione che è avvenuta spesso sulla pelle di milioni di persone nel corso del tempo che li vede protagonisti. Su questi aspetti c'è condivisione; meno condivisione si ha quando, prendendo a pretesto aspetti giuridici: il Plebiscito, la Carta tale ed il tale documento per rivendicare un'autonomia che francamente a suo parere è un po' antistorica. Si sa che la storia di questo secolo e dell'umanità è una storia ben diversa dai plebisciti, dalla regolarizzazione e dalla costituzione degli Stati attraverso carte bollate e riconoscimenti formali. La storia dell'umanità è una storia di soprusi e violenze nei confronti della quale appellandoci ad un cavillo giuridico non è che si riesce a risolvere un problema. Oggi, nell'Europa del nostro tempo, può darsi anche che l'appellarci ad un cavillo giuridico possa ottenerci un'audizione e magari un provvedimento ma nella nostra realtà, in quella purtroppo della nostra terra e dell'umanità, la situazione è ben diversa. Perché fare riferimento a questo passato, per ottenere alla nostra Regione dei privilegi particolari? Su questo punto non è d'accordo perché il sentimento da lui provato come italiano va al di là di quello che prova come genovese, crede che l'Italia, nella sua storia drammatica e meravigliosa che ha caratterizzato la formazione di uno Stato moderno, ci sia tutto quello che si può volere per perseguire rivendicazioni dell'una e dell'altra parte. Ma questa è la storia dell'Italia, fatta di sacrifici e di una grande ricchezza e questo ritiene che basti. Oggi il processo unitario europeo propone scenari nuovi, non si sa cosa sarà l'Italia e l'Europa tra venti o trenta anni, molto probabilmente se ne colgono già alcuni aspetti in rivendicazioni territoriali di alcuni Stati, ci sarà un riconoscimento maggiore delle singole autonomie e allora sotto questo aspetto la nostra Regione potrebbe rivendicare ed ottenere riconoscimenti particolari sul piano economico o giuridico, ma in questo momento pensa che portare avanti un discorso di questo tipo sia un'azione antistorica. Accoglie con molto favore la questione del 2004. A Genova non esiste solo l'Associazione Repubblica di Genova che è formata da persone che stima molto e che fanno della ricerca storica una ragione per un'iniziativa politica oltre che giuridica. Esistono altre istituzioni di studi storici che dovrebbero essere coinvolte in un modo coordinato perché le cose che fanno parte del bagaglio culturale di queste persone devono esserlo di quello di tutti i genovesi, sia che siano nati a Genova che residenti. Questa Commissione e quella che seguirà, dovrà avere un rapporto più organico, più fattivo, deve preparare un programma, mancano pochi anni al 2004, c'è un ritardo oggettivo dell'Amministrazione comunale nei confronti dei programmi culturali per il 2004, certamente c'è un ritardo del Governo e dello Stato. Di fatto, di cose concrete, ad iniziare dai soldi, non ce ne sono ancora, per cui sul 2004 c'è un ritardo di tutti per cui gli farebbe piacere che l'Associazione Repubblica di Genova, insieme agli altri soggetti culturali che possono valorizzare la storia della nostra città e della nostra regione operino in un programma di valorizzazione di questa stessa storia.

Il Consigliere Castellaneta afferma che più volte è stato dibattuto questo problema con gli amici e può dire che, al di là delle chiacchiere, per il 2004, indipendentemente da quello che fa il Comune di Genova, perché qui tutte le volte che c'è una manifestazione finanziata dallo Stato, non si sa fino all'ultimo momento se arrivano soldi, quanti ne arrivano e nessuno può programmare niente, quindi andiamo in senso contrario al federalismo, però l'esperienza anche diretta in campo politico di Matteucci e Bampi avrebbe dovuto chiarire una cosa molto semplice e vera: se si continua a dibattere dei problemi dal punto di vista culturale lo sbocco è uno sbocco che non si sa quale sia e quando potrà avvenire. Il discorso è che bisogna "mettere i piedi nel piatto": soltanto se uno raggiunge una determinata rappresentanza politica c'è la possibilità di propagandare queste idee, farle conoscere e farle accettare dalle persone, altrimenti rimane una cosa all'interno di una cerchia di persone che hanno una certa cultura e determinati interessi. Allora abbiamo visto che quando è stato fatto venire il rappresentante del Movimento indipendentista della Catalogna lui ha spiegato quale era il problema, quali erano le condizioni della Catalogna per dichiararsi uno Stato nello Stato, cioè la Catalogna non è una Regione indipendente, è uno Stato all'interno della Spagna, quindi la strada è quella. Da un punto di vista di simpatia, invece, può dire che nel 2004, se verrà organizzato un Convegno, il gruppo Liguria Nuova, con i mezzi che sono riusciti ad ottenere grazie ad una campagna politica, ha la possibilità di organizzare un convegno e metterci il "grano", anche se non ha più la possibilità di battere moneta.

Il Consigliere Casissa ringrazia i relatori per la possibilità di fare un "tuffo" nel genovesato anche se, confessa di commuoversi sentendo "Fratelli d'Italia". Gli sorge l'orgoglio di essere italiano ed europeo, poi sente profondamente le radici genovesi e ricorda il bel dialetto dei suoi nonni, che hanno sempre parlato in genovese e gli piace affrontare queste discussioni in termini culturali ed accademici. Condivide l'intervento del collega Boffardi. È utile ed importante il lavoro di un'Associazione che intenda mantenere viva la genovesità ed ha già detto a Bampi che sarebbe favorevolissimo ad una proposta di dialetto nelle scuole elementari. Avrebbe un paio di maestri disponibili nell'ambito familiare che potrebbero raccontare ai ragazzini il nostro idioma. Dice che il proprio figlio tredicenne è affascinato da queste cose e leggerà con attenzione qualsiasi documentazione procurata. Ribadisce un interesse dal punto di vista storico e culturale; ovviamente altra cosa è ipotizzare "salti all'indietro" pensare a situazioni antistoriche. Nel limite delle proprie conoscenze dichiara di essere una persona attenta perché sente dentro questa storia della propria città e della Liguria, anche se non se la sente di andare oltre all'approfondimento storico-culturale, non si sente di avere come supporto la nostra storia, la nostra provenienza per farlo diventare un trampolino di lancio per operazioni antistoriche, che non ci stanno. Si rivolge al Professor Bampi dicendogli che quando parla del "battere moneta", che può essere affascinante, e dice che oggi, di fatto chi batte moneta è l'Europa, addirittura spogliando i singoli Stati della possibilità di farlo, ripete che dal punto di vista accademico-culturale si possono fare mille discussioni, poi bisogna vedere nel concreto che cosa succede nel mondo. Allora, forse, crede che valga la pena di ricordare che nel 1992 l'Italia era quasi sulla soglia dell'Argentina: 160.000 miliardi di debito pubblico vale a dire prendere la chiave, buttarla via e suicidio. Questo dato per dire che si può immaginare che cosa sarebbe stata ancora recentemente la nostra "liretta" se non avesse avuto prima l'aggancio all'Europa e oggi se non fossimo entrati nell'Euro. Ci si immagina dal punto di vista delle speculazioni finanziarie in che condizioni saremmo. Porta questo dato per ribadire che se la discussione vuole essere storico-accademica è interessantissima: se da lì si vogliono ricavare degli elementi per dei salti indietro e non in avanti gli pare che siano tantissime le argomentazioni che si possono portare rispetto al fatto che, chi ipotizzasse oggi l'idea della ricostituzione della Repubblica Genovese è veramente ad un livello antistorico. Crede che invece sia necessario che vada avanti il processo di federalismo e decentramento, pensa di avere una sua onestà intellettuale, anche a poche settimane dalle elezioni, per dire quello che pensa, anche se sarebbe molto più facile stare zitto oppure dire che la relazione fatta è molto bella... poi Bampi e Matteucci lo conoscono. Crede utile il processo di federalismo perché la Regione ed i Comuni abbiano sempre di più la possibilità di forme di autogovemo, nell'ambito di una sussidiarietà nazionale ed europea. Crede che stiano cambiando delle cose sotto questo aspetto, in modo trasversale nelle forze politiche e nei partiti, e che forse, superata questa fase di dura contrapposizione che c'è nel paese, si possa fare un ragionamento perché gli Enti Locali ed i Comuni (spesso anche il nostro Sindaco ha fatto ragionamenti molto forti sull'autonomia del Comune di Genova, così il Presidente Biasotti, immagina per la Regione) abbiano maggiore autonomia, in modo che dallo Stato si decentri tutto quello che è possibile decentrare agli Enti Locali rimanendo allo Stato centrale quei compiti generali di indirizzo su materie che debbono essere accentrate. Queste sono le sue valutazioni, con la disponibilità ad un confronto di tipo culturale, rimanendo fermo ed orgoglioso di essere italiano, di essere europeo e delle sue radici profonde di genovese polceverasco, visto che i suoi avi polceveraschi hanno dato un grosso contributo, come Bampi sa, alla difesa di Genova.

Il Consigliere Evangelisti ha apprezzato questa ricostruzione storica, necessariamente sintetica e dice che la storia dei liguri è molto più antica della Repubblica Genovese e consiglia un libro dal titolo: "I liguri, etnografia di un popolo" che è molto interessante e va alla ricerca delle tracce di insediamento delle prime popolazioni nel nostro territorio che risalgono a 10/12.000 anni prima di Cristo. Abbiamo una storia antica, ma quando i relatori rivendicano la tutela, la difesa della genovesità la rivendicano in modo un po' parziale: ci fu un atteggiamento di grande autonomia da parte dei genovesi nei confronti del regno sabaudo e di altri regni che avevano un atteggiamento aggressivo, ma non è un caso se proprio a Genova è nata l'idea repubblicana ed il pensiero mazziniano. Non è casuale se a Genova è nato questo modo di pensare e si è diffuso su tutto il territorio nazionale. Quando parlano dei genovesi trascurano un'altra parte dei genovesi stessi: Mazzini era genovese, molti repubblicani dell'epoca erano genovesi, Garibaldi era genovese o comunque ligure, la stragrande maggioranza dei mille che partirono per la Sicilia da Quarto erano liguri, erano genovesi e si batterono per la Repubblica e per l'unità del paese. C'è anche un'altra genovesità che non è quella della Repubblica genovese ma è quella del desiderio dello Stato nazionale. Fa anche un ragionamento politico perché è troppo facile manifestare solo scontento nei confronti dei grandi Stati nazionali: bisogna avere consapevolezza del fatto che il benessere e la civiltà dell'Europa sono stati costruiti sui grandi Stati nazionali, sono i grandi Stati nazionali che ci hanno dato un impianto di istruzione, un impianto sanitario, un impianto di tutele previdenziali, un impianto anche infrastrutturale di strade... Questa storia dei grandi Stati nazionali che è la premessa del nostro benessere attuale non può essere liquidata... forse dipende dal fatto che l'Italia sia diventata uno Stato se attualmente siamo la quinta o sesta potenza economica industriale, non siamo proprio l'ultimo paese nel mondo. Un'altra obiezione, meno politica e più sentimentale, riguarda il fatto che ci sono un'infinità di casi di matrimoni di genovesi con meridionali, veneti ed altri e nasce spontaneo un sentimento di solidarietà con persone che vivono in altre parti d'Italia che è naturale, probabilmente per chi è fra il pubblico non è così, ma quando avviene qualche fatto drammatico che riguarda la Sicilia piuttosto che il Veneto piuttosto che il Trentino prova un sentimento di compassione e condivisione, frutto di due secoli di questa promiscuità, di questa storia, che non può essere liquidata sulla base di un ragionamento giuridico. Inoltre gli fa specie che il rappresentante della Padania venga a dare lezioni di genovesità dovrebbe stare zitto, "scavare un buco per terra, nascondersi e non parlare più per tutta la vita", perché se c'è una cosa sulla quale storicamente lui è d'accordo è che tra i genovesi e i padani non c'è proprio niente da spartire, facciamo finta che non sia così, facciamo finta di non conoscere la storia Crede che si possa essere tutti d'accordo su un discorso di autonomia ma bisogna tener conto della realtà di Genova; quando si parla di Repubblica di Genova chiede a chi si riferisca il Movimento e si pone il problema di cosa potrebbero pensare i savonesi o gli abitanti di Chiavari. Non crede che sia realistico questo tipo di percorso. Chiede se si voglia diventare come Montecarlo: una cittadina con qualche agevolazione fiscale, un po' di barche in porto, governata da un vecchietto e da due fotomodelle disinvolte. È contrario a questa ipotesi.

Il Consigliere Pittaluga ringrazia l'Associazione per aver portato questi temi, che permettono alla Commissione di andare al di là degli argomenti riguardanti l'ordinaria amministrazione. Pensa che vi siano tre angoli di osservazione: il primo, di tipo giuridico, basato su un percorso storico, però non sa questo tema giuridico che valore possa avere e verso quale consesso si debba rivolgere: si va verso l'Europa, in una fase di formazione, ognuno la pensa in modo diverso, si batte moneta, siamo ancora all'Europa dei banchieri e non a quella politica. Per quanto riguarda l'avere una moneta unica lo considera un fatto importante: troppo poco ma già qualcosa. C'è invece un tema giuridico che ha una sua indubbia percorribilità: vede che in questi giorni si agita Nervi piuttosto che Pegli. Il problema è di parcellizazione, magari fra 15 anni a Nervi troveranno l'atto che dimostra che sono stati violentati. Personalmente l'impostazione di questa città come è stata fatta non lo trova storicamente fra quelli che la sostengono perché è stata fatta in un'epoca storica a lui non cara. Non ha grandi simpatie per i Savoia: è uno di quelli italiani che non credono che dovrebbero rientrare in Italia, a differenza di altre posizioni trasversali anche all'interno del suo partito. Si ritrova e si rispecchia nella posizione del Presidente della Repubblica, indubbiamente un repubblicano convinto. C'è un dato che lo convince: il riferirsi ad una parte precisa della storia genovese: la Repubblica e non altre forme perché si potrebbe discutere su cosa è successo a Genova in queste centinaia di anni: l'organizzazione delle famiglie genovesi, alcune vicende e frantumazioni sociali che anche oggi ci sono vengono da lontano, la storia, come diceva qualcuno, si ripete. Il tema giuridico ha una sua percorribilità, il Movimento troverà le forme, i modi, forse un Comitato che possa sostenere i costi anche notevoli di un lavoro di questo tipo se si dovesse trovare il consesso presso cui farlo. C'è un tema "calato nell'oggi", quello istituzionale perché l'azione "lobbistica", detto in termine non negativo, cioè di pressare la politica e le istituzioni in modo "bipartisan", su temi e questioni ha bisogno di sponde istituzionali, altrimenti non si va da nessuna parte e questo i relatori lo sanno perché hanno fatto politica e la fanno in vari modi, l'hanno fatta anche in quest'aula, quindi sanno che i poteri in Consiglio Comunale sono oggettivamente limitati su temi come questi, ma oggi vede un soggetto che deve essere al centro della loro attenzione e che deve dare l'attenzione che è stata data da Provincia e Comune ovvero la Regione. Castellaneta presiede una Commissione che dovrà occuparsi di Statuto e che sarà l'architrave di tutto: il fatto che vi sia Castellaneta è un elemento di garanzia che venga data un'impostazione auspicabilmente federalista. Teme però che nelle Regioni oggi sia in corso un altro tipo di dibattito: nelle Regioni è stato introdotto in modo improprio, come impropriamente in questo paese si è introdotto il "presidenzialismo" che non c'è, formalmente, ovvero il tema del governatorato: non siamo ancora uno Stato federale ma abbiamo già i governatori nell'immaginario collettivo. Il problema è che oggi tutto ciò si sta realizzando piuttosto male: a fronte di un centralismo forte e robusto che questo Governo in parte difende, su alcune vicende ci sono segnali di controtendenza molto pericolosi, un nuovo centralismo: un neocentralismo regionale e su questo il problema si sta ponendo e si porrà; allora il grosso lavoro da fare sarà, utilizzando le varie realtà come le ANCI che peraltro non raggruppano i vari Comuni ma una buona parte, i vari soggetti, pensa alle Camere di Commercio, su questo Statuto che è sparito dalla discussione regionale, crede non si stia facendo niente, sono passati due anni dall'avvento del governatorato in Regione, lo Statuto deve essere, immagina, discusso, ma non si vede. C'è il terzo tema che è quello più politico, afferma che sta affrontando una discussione serena e tranquilla di fronte a cittadini interessati ad un tema specifico, ma il punto è guardare la realtà "giorno per giorno". Ad oggi uno strumento per porre questi temi c'è ed a oggi questo strumento non viene usato: si vedono in giro scritte "popolane e popolari" che dicono "Biasotti, adesso lo Statuto". Se non si apre una discussione nei luoghi, a partire da questo, laddove è possibile, dove ci sono le condizioni per farlo, non si va da nessuna parte. Da un decennio è in atto la discussione sul tema degli Stati Centrali, del progressivo disfacimento o riarticolazione o riaggregazione che in questo paese si è andato prospettando. Si deve arrivare con un'idea possibile, tenendo come punti di riferimento la Costituzione, che attualmente c'è, e lo Statuto che ci sarà. La Costituzione rappresenta un serio problema, se si fa una discussione seria, oltre alle chiavi di interpretazione che la storia può dare. La storia ci fa pensare ad una comunità genovese e ligure assolutamente aperta al mondo, che infatti venne repressa da una monarchia che aveva ben poco di costituzionale, autoritaria, questa è la verità storica. Il punto però è che oggi siamo nel 2002, in un'Europa che con grandi problemi e contraddizioni si sta formando, crede che l'azione più forte debba essere fatta sulle Regioni, facendo attenzione al neocentralismo che viene avanti, bisogna porre una discussione in termini attenti, informati anche se poi, spesso si cade sull'ordinario e, ad oggi, la Regione da questo punto di vista è assolutamente in ritardo, c'è un'incapacità a rappresentare le pulsioni e tendenze che vi sono in essa.

Il Dottor Matteucci replica a Boffardi, ed in parte a Castellaneta e a Casissa. Il Consigliere Boffardi ha detto una cosa che lo terrorizza: se dice che è assurdo portare avanti delle rivendicazioni basate sul semplice diritto quando le vere cose si fanno sulla forza dà ragione a quelli dell'Alto Adige che hanno messo le bombe: il suo movimento invece non è violento, vuole andare avanti con i diritti, senza fare violenza tranne quella di poter intervenire qualche volta nei dibattiti. L'Italia ha fatto due guerre mondiali, questo sviluppo che è venuto da questo nazionalismo si è basato su milioni di morti. Si vuole essere fieri di questo? Pensa di no. Per quanto riguarda Casissa gli replica che la Repubblica di Genova si è sempre difesa, dai Savoia che venivano sempre a "prenderla", ma non ha mai fatto guerre di conquista; la Repubblica di Genova comperava le "maone", andava dai proprietari, chiedeva quanto costava il terreno e lo prendeva. Forse il Consigliere si confonde con la Repubblica di Venezia che ha fatto conquiste territoriali. Genova ha fatto sanguinose battaglie navali, ma in queste difendeva il suo traffico, mai guerre di conquista. La Liguria si è trovata inclusa, senza la sua volontà in una Italia che ha fatto due guerre mondiali e guerre coloniali. Basandosi sulla realtà, si può verificare che fino al 1946 nel mondo c'erano 74 Stati Sovrani indipendenti. Oggi sono 192. Chiede a Boffardi, Cassissa ed Evangelisti se il mondo va verso i piccoli Stati che si stanno formando o verso i grandi Stati che si sono smembrati. Se in Europa entrano come Stati Sovrani Malta, Cipro la Slovenia, il Lussemburgo, che è un quarto della Liguria. Crede che sia noto a tutti che ogni sei mesi questi Stati hanno il potere della Presidenza del Consiglio d'Europa. Quindi chiede se la Liguria ha meno diritti di questi di entrare in Europa per la sua storia, civiltà e per i valori che ha espresso questo popolo. Venendo alla realtà e "ai soldi", dice che nel Secolo del Levante c'era un articolo intitolato: "I Comuni all'ultima spiaggia, solo spiccioli per gestire il demanio". Qui c'è una realtà: quest'Italia che sembra andare sempre più verso il decentramento ha affidato le spiagge demaniali ai Comuni, riscuote le tasse ed il denaro poi lo prende lo Stato di Roma. I Comuni non sanno più come andare avanti, tanto è vero che il Comune di Chiavari si è ritrovato con 820 milioni pagati in più e non riesce a riprenderli dallo Stato Italiano. Si rivolge ad Evangelisti dicendo che questa è una realtà. Ultima realtà è che presto si dovrà nuovamente votare per il Parlamento Europeo; Castellaneta lo sa perché con lui era già stata iniziata la battaglia, si deve ricordare che la Liguria, se si va a votare con questo sistema elettorale, ancora una volta non eleggerà un rappresentante nel Parlamento Europeo. Il Lussemburgo, che già fa parte dell'Europa, con un quarto di abitanti rispetto alla Liguria, elegge di diritto sei parlamentari europei. Queste sono le realtà, visto che si vuole parlare di realtà, dopo aver parlato di storia e di diritti.

Il Professor Bampi conviene con Boffardi che riguardo ad un percorso culturale da fare per il 2004 ci sono varie Associazioni idonee, tipo l' ARGE, la Compagna e segnala che loro sono presenti come MIL ovvero Movimento Indipendentista Ligure. Ci sono posti interessanti e sconosciuti, segnala per esempio che il Legato Francese nel 1797 alloggiava nel "Palazzo Spinola dei Marmi" e che il Generale Bentinck ha posto il suo stato generale in quello che oggi si chiama Palazzo Reale mentre il suo vero nome è Palazzo Durazzo, in via Balbi 10. Ci sono gli episodi e la storia che si legge ancora nella città che, personalmente lo appassiona. Però due considerazioni devono essere fatte per dare un po' una risposta a tutti. Intanto è contento di avere ascoltato le opinioni dei Consiglieri, anche quelle in dissenso, il loro Movimento vuole che vengano posti i problemi: se fossero tutti d'accordo potrebbero rivolgersi tutti insieme in delegazione agli organismi che si ritengono opportuni per rivendicare i propri diritti; se così non è se ne parla, perché bisogna cercare di dialogare, anche se ognuno manterrà le sue posizioni. Ricorda però che non è che se si ha un figlio non si vuole più bene alla madre e con questo risponde al Consigliere Casissa, uno può avere un sentimento di italianità o europeismo ma ci sono sentimenti diversi come quello di essere genovese: lui è italiano ma fondamentalmente genovese, dopo si sente italiano, è contento e gli fa piacere vedere che c'è la nazione Italia. Lui si sente italiano in quanto genovese. La cosa che non è stata compresa, come si coglie dalle repliche che si sono succedute, eccettuando forse quella di Pittaluga, che ha detto una serie di cose ampiamente interessanti e condivisibili, è che il movimento sostiene ed è convinto che ci siano dei diritti, chiedendo che ci sia il riconoscimento, non l'esercizio. L'istanza è per il riconoscimento dei diritti. Chiede a chi contestava se si è d'accordo o no a che si riconosca che sussistono questi diritti derivati dal fatto che Gerolamo Serra e gli altri rappresentanti di Genova, quando hanno firmato il proclama, parlano di diritti imprescrittibili. Certo non potrà riconoscerli l'Italia perché incostituzionali. Ci vorrà una Corte Europea, bisognerà individuare il soggetto a cui chiedere. Vuole però sapere se si è tutti d'accordo a voler sapere se ci sono i diritti. Si parla di diritti dei popoli, ci si riempie la bocca: in quest'aula sono state fatte mozioni per popoli assolutamente sconosciuti, la Regina d'Inghilterra è andata "a vestirsi con le piume" a scusarsi con i Maori e chiede dove questi popoli siano. Si è dibattuto anche qui di nazioni sconosciute. Seconda cosa è l'esercizio dei diritti e ciò è tutto da dibattere, bisogna vedere se ci sono le convenienze, potremmo avere un diritto e decidere di non esercitarlo perché non conveniente, ma tutto ciò avviene dopo aver stabilito se questo diritto esiste. Ci sarà chi dirà che è meglio stare con l'Italia, ed è una posizione legittima anche se lui la ritiene non favorevole per il seguente motivo. Loro parlano di indipendenza e non di autonomia: indipendenza vuol dire due cose: se poi a queste due cose si vuole dare un nome qualunque lui non è un nominalista e gli va bene. Una è una questione economica e lì bisogna stabilire se si è in equilibrio; pensa di sì visto che si mandano a Roma enormi quantitativi di soldi senza avere indietro quasi niente o pochissimo. L'indipendenza economica si potrebbe ottenere in parte con quello che si chiama "federalismo fiscale". Si possono avere anche questioni compensative. Una seconda cosa non riesce a darla nessun federalismo (forse la si potrebbe avere con delle forme confederali, dove gli Stati membri mantengono la loro sovranità e la possono reclamare in qualunque momento come ad esempio in Svizzera), ed è l'indipendenza o potestà normativa. Oggi ed il Sindaco lo sa benissimo, uno dei più grossi problemi che si ha è quello di essere soggetti a normative italiane che devono andare bene da Bolzano a Canicattì. Si dovrebbero avere normative diverse. Uno dei problemi che sono stati dibattuti in quest'aula è quello del Centro Storico, che fino al 1876 era Genova, poi sono state annesse le sei Frazioni e poi nel 1926 malauguratamente vennero annessi i 19 Comuni, 20 con quello di Genova. Quando si parla di Centro Storico c'è il problema che ci sono Palazzi Nobiliari che sono in stato di abbandono mentre potrebbero essere usati come abitazione, dove la soluzione sarebbe di porvi istituzioni prestigiose, scuole, uffici pubblici; ma per fare ciò bisogna abbattere le barriere architettoniche, cosa correttissima, ma la Sovrintendenza, che ha un potere sterminato (che non ha impedito l'abbattimento della casa di Nicolò Paganini) si oppone. Quindi perché non possono decidere i genovesi e non una Legge speciale per il Centro Storico che l'Italia non farà mai? Noi liguri dobbiamo stabilire come intervenire lì e che l'assistenza agli handicappati non va fatta solo abbattendo le barriere ma prestando servizio alle persone. Dobbiamo decidere noi e avere potestà normativa. Se il Sindaco avesse potere sulla città, che vuol dire che non ci deve essere il demanio dello Stato per l'acqua, la Capitaneria di Porto, l'Autorità portuale, la Provincia e la Regione. Ricorda, principalmente ai D.S., che quando Mazzarello Vice Presidente della Regione ed Assessore ai Trasporti volle provare a fare gli autobus via mare e collegare Voltri con il Porto Antico rinunciò dicendo che non si riusciva a mettere d'accordo Capitaneria di Porto, Autorità portuale, Regione, Comune. Bisogna avere un sistema diverso di potestà sul nostro territorio ma lo si può avere solo se abbiamo la capacità normativa. Vuole avere autonomia finanziaria, poche tasse, Agostino Pareto, attuale adesso, scriveva nel 1814 che la Repubblica di Genova faceva del commercio, bisogna avere poche tasse e non essere uniti ad uno Stato che ha spese di Corte e di armamento. Genova non ha mai avuto un esercito ma qualche banda mercenaria, il Reggimento Bembo. Nella storia si identificano dei valori che oggi sarebbero attualissimi e che se fossero attuali si sarebbe ricchi e quando una città è ricca sono ricchi anche i poveri, tanto è vero che nella Repubblica di Genova mai si annoverano rivolte del popolo contro il legittimo governo, le rivolte sono sempre contro l'invasore straniero, i nobili fra di loro facevano quello che volevano però Giovanni Carbone (c'è ancora una lapide in Piazza dello Scalo, per il fatto del "Balilla") prende le chiavi agli austriaci, va dal Doge e gli dice di conservarle bene, riconosce a lui l'autorità perché una città come Genova stava bene anche ai poveri. Gli indigenti avevano le opere che a1lora si chiamavano di beneficenza che erano quelle che oggi si chiamano di solidarietà, oggi non sa come si fa, perché a livello di strati sociali di indigenza c'è una situazione tremenda. Su questi temi si potrebbe decidere per primo il riconoscimento del diritto, secondo l'esercizio del diritto. Questa seconda parte che ha detto sarebbe già un inizio di dibattito per decidere se avremmo o no vantaggio ad esercitare il nostro diritto a ritornare indipendenti che secondo lui esiste;

Il Dottor Matteucci alla fine della discussione replica dicendo che vorrebbe far capire perché c'è da parte loro questa voglia di tornare ad avere dei poteri di decisione. Si rivolge a Casissa dicendo che loro non vogliono privilegi, tipo Montecarlo come ha detto Evangelisti, il modello è quello di una Liguria istituzionalmente come Repubblica federale ligure. Albenga: cantone autonomo; Chiavari: cantone autonomo; massima autonomia e massima responsabilità. Le Comunità locali devono tornar ad avere la responsabilità di quello che fanno, quindi il modello non è Montecarlo ma la Svizzera. Per far capire come viene considerata la nostra città, dice che il nostro Sindaco ha giustamente organizzato quella magnifica mostra intitolata "El siglo des los Genoveses" e tutti sappiamo che Andrea Doria non è mai stato Doge. Il giornale più autorevole d'Italia "11 Sole 24 Ore" oggi ha titolato: "Andrea Doria da Oneglia a grande Doge". Questa è una chicca, non cambia la vita ma fa capire come non sia conosciuta la storia di Genova. Genova non è assolutamente considerata. Chiede a Casissa per quale motivo ha paura di riavere la sua indipendenza, se è per paura di non saperla gestire, ci sarà sicuramente una classe dirigente trasversale di tutti i partiti e movimenti che saprà riprendersi i poteri decisionali con tutte le responsabilità per gestire quella che oggi è un'indipendenza chiaramente limitata, perché la cornice generale è l'Europa ma il movimento non riesce a rendersi conto del perché Malta e Cipro debbano essere indipendenti, la Slovenia che storicamente non lo è stata mai, perché debbano entrare in Europa ed avere i poter decisionali che hanno gli Stati che entrano in Europa.

Il Presidente ringrazia i due relatori e dà la parola al Consigliere Bevegni che risponde al collega Evangelisti dicendo che non si deve nascondere sottoterra per avere aderito al disegno padano della Lega. È stato critico nel suo partito e Della Rupe se ne è andato con suo dispiacere. Era Consigliere Nazionale e disse a Bossi che era un grave errore cambiare la loro denominazione di "Nord" a "Padania". Però il principio ispiratore era però lo stesso: la difesa strenua del diritto culturale delle radici. Oggi partirebbe come ha fatto Garibaldi, per andare in Argentina a picchiarsi per un principio e per la difesa di un popolo, come ha fatto Che Guevara, che era di sinistra, e che della stessa è un simbolo, e come hanno fatto tanti altri. Ha seguito un filo logico. Si deve nascondere sottoterra chi ha in tasca la tessera dell'Ulivo, della Quercia, della Margherita e ha girato tutti i partiti istituzionali. L'orto botanico qualcuno l'ha girato tutto. Posto questo, sarebbe pronto da adesso ad insorgere, anche se si sente genovese prima che italiano, per impedire che altri fratelli italiani siano infoibati nel Carso, che altri italiani siano gettati legati con il filo di ferro nelle foibe: sarebbe già un genovese-italiano. Agli amici convenuti in questa sa1a per dire le loro ragioni dice, rivolgendosi a Matteucci, che è un sogno irrealizzabile quello di vedersi loro tre in Canneto che parlano genovese in una Genova libera con i simboli e i loro gonfaloni, ma hanno messo un dito nella piaga, toccando il nervo e quando Bossi toccò questo nervo qualche Procuratore chiese l'ergastolo per chi aveva portato avanti solo sotto il profilo dialettico-politico un principio analogo e qui chi vi parla è un attore di questa storia. Solo perché idealmente era stato concepito un'idea politica, un Procuratore aveva chiesto l'ergastolo per Bossi, lui e quanti altri ne facevano parte. Chiede di fare come lui che "in barca a riva ha la bandiera di Genova, sul terrazzo ha la bandiera di Genova e quando parte per ferie con la sua barca ha il vaso con il basilico di Genova, parla genovese sempre finché qualcuno, non capendo gli chiede di parlare italiano. Chiede di cominciare a fare come hanno fatto gli italiani quando non fumavano più i sigari perché li facevano gli austriaci e cominciare a contarsi".

Il Presidente ringrazia i relatori e dichiara chiusa la seduta alle ore 16,30.