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Lettera di Piastra

William Piastra

 

Quarto dei Mille, 20 febbraio 1988

Restituzione del "rostro bronzeo di nave romana", rinvenuto nel 1597 nel porto di Genova, trasferito (?) dai Savoia a Torino circa il 1815 "e mai più restituito, nonostante le ripetute richieste del Comune di Genova, dopo l'unità d'Italia".

Egregio Dott. Roberto,

In relazione a quanto Le avevo accennato il 7 novembre 1987, mercoledì 9 dicembre a Torino è stata inaugurata l'Armeria Reale (sita in piazza Castello). Di conseguenza ho chiesto Suo tramite di poter avere una copia della guida (o fascicolo) di nuova edizione (come mi aveva precisato (9.XI.1987) il Dott. Paolo Venturoli, direttore dell'Armeria Reale).

Grazie al Suo interessamento ho potuto prendere visione della guida (o fascicolo) che, naturalmente, ho letto con molta attenzione. Purtroppo, nelle 24 pagine di testo, non risulta alcun cenno al "rostro bronzeo"; ma tale assenza non mi ha convinto, soprattutto perché a suo tempo il Dott. Venturoli mi aveva assicurato che il reperto sarebbe stato esposto. Pertanto, sabato 13 febbraio u.s. ho preferito fare un... salto a Torino e prendermi una visita della Mostra.

Infatti, il rostro si trova nella prima sala (entrando) detta la "Rotonda", a destra proprio nel punto rosso da me indicato sul grafico xerocopiato dalla Sua guida (o fascicolo) sottoriportato.

Premesso quanto sopra, non mi rendo conto del motivo per cui la Direzione ha messo in mostra il "prezioso cimelio", in un ambiente di armature che a me sembrano storicamente molto lontane dall'Epoca romana o post-romana a cui appartiene il rostro. Infatti, nella "Rotonda" e nella "Galleria Beaumont" ci sono armi e armature dei secc. XV-XX; mentre nella "Saletta del Medagliere" si tratta di armi orientali.

Non sono riuscito a rendermene conto, anche perché per tutte le armi e armature (dentro e fuori le vetrine), ci sono tanto di cartellini descrittivi o informativi per ogni pezzo esposto. Niente per il rostro.

In verità, esposto com'è, davanti ad un cordone-protettivo a quattro armature di cavaliere (situate a ridosso di una finestra), mi sembra che il rostro non sia per niente in una posizione... onorevole.

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A questo punto, mi sembra far cosa utile riassumere le ragioni che, a suo tempo, mi hanno spinto ad interessarmi (pro A Compagna, naturalmente), perché il rostro ritornasse a Genova.

L'idea era nata dalla lettura della "Illustrazione storica dello stemma di Genova" di Angelo Boscassi (III ediz. 1919). Ma per avere notizie più precise del rostro, in data 14.III.1978 scrissi alla Direzione dell'Armeria Reale di Torino.

Nel 1979, un ns. Socio riuscì ad avere di... straforo una fotografia del rostro, giacente in un magazzeno dell'Armeria. In data 24.VII.1979 sollecitavo un riscontro e, finalmente, la risposta mi arrivò dalla "Soprintendenza per i beni artistici e storici del Piemonte", 3.X.1979 - Prot. n. 2837, firmata da "Il Soprintendente Reggente" Dr. Giovanni Romano. Questa è stata la prima risposta negativa.

Sempre a pro dell'iniziativa, nello stesso periodo ho avviato una cordialissima corrispondenza con l'egregio Dott. Piero Corra, tutt'oggi presidente della Famija Turinèisa. Onestamente, debbo riconoscere che da parte sua c'è stato un sincero interessamento affinché il rostro potesse essere restituito. Per la verità, il Dott. Corra sperava molto nel nuovo Soprintendente, che doveva sostituire il Dr. Romano prossimo alla pensione. Ma la sua speranza è andata delusa, come si legge nella lettera della "Soprintendenza...", 23.VI.1981 - Prot. n. 2773, che la Dott.ssa Rosalba Tardito Amerio ha inviato al presidente Corra ed al... presidente Piastra. Questa è stata la seconda risposta negativa. Comunque, leggere il commento del Dott. Corra nella sua lettera del 24.VIII.1981.

Conclusione:
Non mi sembra bello né dignitoso che l'originale di uno dei motivi ornamentali dello stemma della ns. Città continui ad essere a Torino, con una copia in ghisa/gesso al Museo Archeologico di Pegli.

È presuntuosamente burocratica la frase del Dr. Romano che "la cessione del rostro romano... costituirebbe un increscioso precedente". Direi altrettanto quella della Dott.ssa Rosalba Tardito Amerio, che "aprirebbe la strada ad un rogressivo smembramento... ".

A suo tempo, prima nel 1862 e poi nel 1934, per noi genovesi non ci fu preoccupazione di sorta quando, nel 1862 furono restituite ai Pisani le catene di Portopisano che - dopo la battaglia della Meloria, 6 agosto 1284 - a guisa di trionfo erano state portate a Genova e per secoli rimasero appese al Palazzo del Comune ed alle porte di Sant'Andrea e dei Vacca.

Lo stesso dicasi nel 1934, quando vennero restituite alla città istriana di Parenzo (l'attuale Poreč?) le reliquie dei Santi Martiri Mauro ed Eleuterio. Nel 1354, guerreggiando contro i Veneziani nell'Adriatico i genovesi conquistarono "Palenzio" "E i sacri corpi dei beati Mauro ed Eleuterio... furon portati a Genova e sepolti con riverenza nella chiesa del beato Matteo".

Ripeto, per le due citate restituzioni, non ci fu nessuna preoccupazione; eppure, si è trattato di veramente grandi e gloriose memorie per la nostra storia. Perché, sia nel 1862 che nel 1934, prevalse un senso di fraternità nazionale e di buoni rapporti comunali che, come al solito, certi burosauri non riescono neppure ad immaginare.

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A mio giudizio, la restituzione del rostro potrebbe essere anche motivo di grandi incontri; prima di tutto tra la ns. Associazione e la Famija Turinèisa e magari tra le due città, con la partecipazione dei Sindaci ecc. ecc.; in secondo luogo con la organizzazione di uno/due convegni culturali che potrebbero essere Torino/Genova oppure ligure-piemontese. Insomma, un... "Leitmotiv" da realizzare (se non prima) in occasione delle Colombiadi del 1992.

Cordialità come sempre.

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