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Mercoledì 22 agosto 2007

La Regione che funzione/3
Mercato San Severino, un ente che sui rifiuti ha costruito una fortuna

Separo, riciclo e risparmio (tasse)

È diventato un modello non solo nazionale ma europeo. Citato ad esempio da grandi giornali come «Le Monde» e l'«Independent». Merito di un sindaco che ha insegnato ai suoi concittadini come si fa la raccolta differenziata.

Giuseppe Corsentino


Sembra una beffa, ma Giovanni Romano, per due legislature sindaco e ora vicesindaco di Mercato San Severino, provincia di Salerno (perché qui nessuno - di destra o di sinistra che sia - è disposto a rinunciare alla competenza, alla passione civile di questo piccolo eroe della "rubbish revolution", la rivoluzione della spazzatura nella regione più sporca d'Italia), non è per nulla disponibile a che l'immagine della sua città, una "enclave di pulizia" come l'ha definita il quotidiano inglese "The Independent", e il quotidiano francese "Le Monde" "une petit ville de Campanie en model du ramassage des ordures"; non è disponibile - dicevamo - a che l'immagine della cittadina "campione nazionale della raccolta differenziata", secondo le rilevazioni di Legambiente (con una percentuale del 65%, il triplo di quella italiana, superiore perfino a quella inglese che arriva a1 57%), sia "sporcata" dalla scoperta - recentissima - che le aziende incaricate di smaltire i fanghi di depurazione del distretto conciario di Solofra, otto comuni tra Avellino e Benevento a pochi chilometri da qui, venivano a scaricare quei fanghi con un altissimo concentrato di veleni (quelli usati appunto per la concia delle pelli), nelle campagne di Mercato San Severino. Il procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha già spedito in galera una trentina di persone, tutti i responsabili delle ditte incaricate del corretto smaltimento, ma il vicesindaco che dal.2001 ha fatto il miracolo di trasformare questa cittadina di 21mila abitanti in una specie di Svizzera o di Danimarca dello smaltimento corretto intelligente ecocompatibile dei rifiuti, ingaggiando feroci battaglie contro gli oppositori e riuscendo a convincere i suoi concittadini che era molto meglio e più conveniente - come si spiegherà più avanti - gestire cinque sacchi di plastica di diverso colore per ogni tipo di spazzatura, dall'umido alla carta, piuttosto che scaricare tutto nei cassonetti per strada ora è ben deciso a costituirsi parte civile contro gli inquinatori e gli avvelenatori scoperti dalla magistratura (e dal generale dei carabinieri, Roberto Jucci, commissario straordinario per il controllo dei depuratori, perché qui in Campania la normale amministrazione ha bisogno, giocoforza, di un commissario straordinario). «Non è tanto una questione di orgoglio municipale e di tutela dell'immagine di un Comune che è diventato un esempio di buona amministrazione, la prova che un po' di problemi si possono risolvere facendo appel1o al senso civico delle comunità piuttosto che all'esercito come pensa il nuovo commissario all'emergenza rifiuti, il prefetto Pansa che ha sostituito Bertolaso» chiarisce ad Economy il vicesindaco Romano. «È la difesa di anni e annidi lavoro comune - la giunta, il consiglio comunale, le scuole, le parrocchie, le associazioni dei commercianti e degli imprenditori, i sindacati - che non può essere messo a rischio o, peggio, vanificato dal comportamento dei mascalzoni che scaricano i fanghi avvelenati delle concerie nelle nostre campagne». Giovanni Romano, che insegna scienza della formazione primaria all'Università di Salerno, vuole dire, in sostanza, che la costruzione di un modello di buone pratiche che ha coinvolto da sei anni a questa parte tutta la comunità di Mercato San Severino, è frutto di un lavoro continuo che solo ora comincia a dare risultati concreti, visibili e che in un sistema politico-amministrativo come quello campano (e meridionale), basta niente per disperdere i risultati raggiunti. Lo si capisce ancora di più ascoltando il racconto di questo tostissimo amministratore locale che ora viene chiamato come consulente della raccolta differenziata in tanti Comuni d'Italia e che in ottobre andrà a Londra per partecipare come esperto a un convegno europeo sullo smaltimento dei rifiuti urbani. È cominciata nel 2001 anche per una questione di 1egalità e Romano, che milita in Alleanza Nazionale, alla legalità e al rispetto delle regole ci crede. «Si trattava di dare applicazione al decreto Ronchi del '97 (dal nome del ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, anche lui dei Verdi:ndr) che imponeva ai Comuni di passare via via alla raccolta differenziata e di trasformare quindi la vecchia Tarsu, la tassa sui rifiuti solidi urbani, nella Tia, la tariffa di igiene ambientale. L'obiettivo del Decreto Ronchi che tutti sembrano aver dimenticato, era chiaro: trasformare la raccolta dei rifiuti in un servizio interamente a carico delle comunità e incentivare la differenziata che avrebbe potuto coprire parte dei costi oltre che rappresentare la soluzione vera del problema smaltimento perché senza raccolta differenziata nessun termovalorizzatore che possa funzionare correttamente». È durato cinque anni il lavoro di Giovanni Romano. Prima ha fatto togliere i cassonetti dalle strade di Mercato San Severino, poi ha spedito a tutte le famiglie un kit di sacchi di plastica bianchi, neri, azzurri, trasparenti oer i vari tipi di spazzatura e insieme ai sacchetti un kit di adesivi con un codice a barre identificativo del nucleo familiare in modo da controllare l'effettiva applicazione della differenziata, sacchetto per sacchetto, e - fatto ancor più importante e decisivo - per calcolare lo sconto sulla Tia, sulla tariffa: 20 centesimi per un sacco pieno di carta, 30 per un sacco pieno di plastica, 40 per un sacco pieno di fogli di alluminio e scatole di latta, «All'inizio è stata dura convincere i cittadini a tenersi la spazzatura in casa, dividerla nei vari sacchetti e consegnarla agli addetti del Comune tre volte alla settimana» confessa Romano «Ho mobilitato gli insegnanti delle scuole, i parroci, gli amministratori dei condomini, i rappresentanti dei commercianti e degli imprenditori, perché ognuno diventasse "educatore della differenziata". È volata qualche multa pesante, da 5OO a 2mila euro, ma alla fine Mercato San Severino ha raggiunto il record italiano anzi europeo come mi ha riferito l'inviato dell'Independent, della raccolta differenziata: 65% dei rifiuti che possono essere riciclati e so1o il 35% di cosiddetta "indifferenziata" che va in discarica». L'obiettivo del Decreto Ronchi è stato raggiunto: la Tia di Mercato San Severino ha un gettito di circa due milioni di euro che copre quasi interamente il costo della raccolta, grazie anche all'integrazione di 150mila euro che il Comune incassa dai consorzi per il riciclaggio della carta e della plastica. E anche i cittadini ci guadagnano: grazie ai comportamenti virtuosi quasi tutte le famiglie risparmiano in media 57 euro all'anno, la cosiddetta "parte variabile" della Tia. Mercato San Severino fa scuola: secondo una ricerca dell'Ispo di Renato Mannheimer il 76% dei cittadini campani è convinto che "con la raccolta differenziata sarebbe più facile riciclare e smaltire i rifiuti perché così nelle discariche e nei termovalorizzatori ne finirebbero molti di meno". Ma c'è qualcuno in Campania che vuole applicare il Decreto Ronchi?

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Rifiuti e loro smaltimento - Una delle "battaglie" del M.I.L.

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