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È disponibile il libro: [ I Durazzo. Da schiavi a dogi della Repubblica di Genova ]

L'ARRAMPICATA DEI DURAZZO

Da poveri albanesi a dogi. E ricchi

Sono venuti per mare dall'Albania nel 1387: marito, moglie e tre figli minori. E sono forse originari proprio di Durazzo, o forse quello è stato solo il porto d'imbarco. "Di Durazzo" o semplicemente Durazzo sarà comunque il loro cognome. Come altri albanesi, hanno cercato riparo dalle scorrerie dei turchi ottomani che attaccavano i principati balcanici sconfiggendo, nel 1389 i serbi cristiani a Kossovo, terra alla lunga popolata poi da albanesi convertiti all'Islam. È probabile che per pagarsi l'imbarco abbiano lavorato come servi, una volta giunti a destinazione. Sia come sia, la protesta che Giorgio Durazzo presenta nel 1389 al governo genovese lamentando di essere stato fatto schiavo a tradimento, a Messina, dal genovese Manuele de Valente, e d'essere stato quindi venduto, viene presa per buona. E Giorgio si stabilisce da libero in città, dove alla metà del '400 un Antonio Durazzo, probabilmente suo nipote, dà inizio in Pietraminuta, come setaiolo e merciaio, alla fortuna della famiglia.

Sono molti gli albanesi che si inseriscono nell'aperta società genovese diventando mercanti. E da buoni genovesi corrono l'Europa non senza partecipare alla vita pubblica in casa. Quando, nel 1528, è istituito un libro della nobiltà, i Durazzo ne fanno già parte: come "nobili nuovi", ex popolani arrivati. Già un Durazzo di quinta generazione, Giovanni, spicca per fortuna. Suo figlio Giacomo va ancora più in alto: è doge nel 1573, grazie anche al favore che s'è guadagnato tra i nobili di più antico blasone. In duecento anni i Durazzo avranno otto dogi (nove, a contare il doge della Repubblica ligure del primissimo Ottocento), e un arcivescovo, cardinali e diplomatici. E palazzi in Strada Balbi e case di villa. Oltre a invidiabili ricchezze: forse, nel Settecento, le maggiori della città, che sarà infatti detta "la repubblica durazziana".

L'emblema dei Durazzo
dallo Stemmario
Musso, 1700.

Durassa, dice
l'iscrizione:
femminile,
sottintendendo
famiglia, e con due s al
posto delle due z, che è
scambio corrente. Nel
1528 i Durazzo entrano
nell'albergo Grimaldl;
dopo la riforma del
1576 sceglieranno di
riprendere l'antico
nome.

tratto da Genova Genova, edito da "Il Secolo XIX", Milano, 1992, p. 116.

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