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Il Secolo XIX
Sabato 10 marzo 2007

VERTICE UE ED EFFETTO SERRA

La vecchia Europa si scopre verde e riduce i gas serra

Trovato l’accordo tra i Paesi europei: entro il 2020 le emissioni saranno diminuite del 20 per cento

Luca De Carolis


 

I leader di 27
nazioni hanno
concordato una
politica comune.
Fra 13 anni,
energia da fonti
rinnovabili

ROMA. Un piano di azione energetico per contrastare il cambiamento climatico sottoscritto da ventisette capi di Stato e di governo della Ue, riuniti a Bruxelles. Il primo obiettivo che si è data l’Europa è la riduzione vincolante di almeno il 20% di emissioni di gas effetto serra entro il 2020, con l'opzione di arrivare al 30% se altri seguiranno l'esempio europeo. Segue la riduzione del 30% di gas effetto serra sempre entro il 2020 se altri paesi industrializzati seguiranno l’esempio europeo. E ancora: riduzione delle emissioni di gas effetto serra del 60-80%, entro il 2050. È invece da aumentare, sempre del 20%, entro il 2020, l’efficienza energetica a livello europeo. In tempi più rapidi, il 2008, si deve potenziare l’efficienza energetica delle lampadine usate per illuminare gli uffici e le strade pubbliche. Un anno in più, il 2009, per l’illuminazione delle case private. Il libro dei buoni propositi europei prosegue con un aumento al 20% (dal 7% attuale) della quota europea di consumi derivante da fonti rinnovabili, da realizzarsi con oneri ripartiti tra i 27 Stati membri. Senza dimenticare di portare in modo obbligatorio al 10% la quota di biocombustibili usata nel settore dei trasporti. Occorre poi realizzare un’effettiva separazione patrimoniale delle reti tra produzione e distribuzione dell’energia (unbundling) e lavorare per una più forte Autorità di regolamentazione con prospettive transfrontaliere. E va creato un gruppo ad alto livello sulla sicurezza del nucleare e il trattamento delle scorie radioattive. Infine, va promossa una partnership energetica tra Ue e Africa. I leader europei hanno finalmente concordato un piano di azione per una politica comune dell'energia che vincola gli Stati membri a portare entro il 2020 ad un quinto del totale il consumo energetico della Ue proveniente da fonti rinnovabili, come il sole, il vento e le biomasse, allo scopo di contrastare il cambiamento climatico. Al termine del vertice di due giorni, il cancelliere tedesco Angela Merkel, presidente di turno, ha potuto annunciare con «grande soddisfazione» di avere concluso con un successo la prima sfida del suo semestre: far giocare all'Europa un ruolo di avanguardia nella lotta mondiale al riscaldamento del Pianeta. «Abbiamo aperto la porta di una stanza nuova, che ora dobbiamo arredare» ha detto per indicare che per concretizzare la «svolta verde» in campo energetico bisognerà fare ancora molto lavoro. Ma il piano di azione approvato è «ambizioso, realistico e credibile». Fissa impegni vincolanti e raggiungibili e consente all'Europa di alzare la voce a livello internazionale per chiedere che gli altri partner seguano questo esempio virtuoso. «È un risultato storico» ha commentato il presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, che ha incassato il sostegno dei leader ai 17 punti proposti da Bruxelles. «Possiamo dire al resto del mondo che l'Europa assume la leadership contro il cambiamento climatico». Gli obiettivi fissati nel piano d'azione vanno oltre quelli già fissati nell'ambito del protocollo di Kyoto, meno 8% di emissioni nocive entro il 2012. Ma è sulle fonti rinnovabili che l'accordo di ieri marca la differenza. Merkel, che da ministro dell'ambiente ha negoziato dieci anni fa la ratifica tedesca del protocollo di Kyoto, ha tenuto duro fino alla fine, respingendo le richieste arrivate soprattutto dai Paesi dell'ex blocco sovietico, di definire prima target nazionali e poi quelli europei. Ha ceduto alla richiesta francese di inserire nelle conclusioni un esplicito riconoscimento del ruolo del nucleare contro il cambio del clima, ma si è opposta fermamente ad inserire l'energia dell'atomo tra le fonti rinnovabili. Un azzardo che avrebbe mandato all'aria il compromesso per la tenace opposizione dei paesi antinuclearisti come l'Austria, la Danimarca, l'Irlanda e l'Italia. Il vincolo del 20% a livello europeo sulle fonti verdi dovrà essere raggiunto con «target differenziati a livello nazionale che tengano conto - affermano le conclusioni - dei diversi punti di partenza» di ciascun Paese, del mix energetico esistente e anche di quello potenziale. «In alcuni casi, ci sarà il nucleare, in altri le biomasse, in altre le pale eoliche. Il bello è che ogni Stato membro si ritiene un caso specifico e quindi possiamo dire che tutti sono uguali» ha detto la Cancelliera fiduciosa che il compromesso possa reggere all'urto delle deroghe nazionali. Bruxelles è orientata a procedere con leggi in grado dimettere in mora di fronte alla Corte di giustizia i Paesi inadempienti. Ma è un capitolo tutto da scrivere. «L'importante è che la porta sia stata aperta, non solo socchiusa» ha insistito Merkel, alla quale sono andati i complimenti di Jacques Chirac. E anche Tony Blair s’è inchinato alla caparbietà ambiziosa della Merkel.

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