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Il Secolo XIX
Giovedì 12 ottobre 2006

La vicenda della bimba bielorussa. Ieri sono tornate a Genova le psicologhe che l’hanno accompagnata a Minsk

Un gruppo di parlamentari accusa «Maria sacrificata alla ragion di Stato»


  «Ci teniamo i criminali
e mandiamo via le
bambine». In questi
giorni la Suprema
Corte ha detto no
all’estradizione di
cittadini bielorussi

Genova. «Nulla, non posso dire assolutamente nulla». La voce di Antonietta Simi è stentorea, il tono categorico. È tornata ieri sera da Minsk: un volo dalla capitale della Bielorussia insieme alla collega Laura Battaglia. Sono le due specialiste della Asl 3 che hanno riaccompagnato Maria in patria dopo il blitz del 29 settembre. Dieci giorni insieme alla piccola, dopo che i coniugi Giusto di Cogoleto l’avevano nascosta per quasi tre settimane. Poi, per la Simi e la Battaglia, anche un passaggio nell’orfanotrofio di Vileika, da dove Maria proveniva e dove ha subito violenze e soprusi. Questa mattina, già alle otto, saranno al tribunale dei minori per riferire al presidente Adriano Sansa e al giudice Giampiero Cavatorta. Bocche cucite, per ora. È comprensibile, dopo che il ruolo delle specialiste (in particolare quello della Simi) è finito nel mirino di un gruppo di parlamentari. Gli stessi che ieri, a Roma, hanno inanellato una serie di altre accuse sulla gestione della vicenda, accusando lo Stato italiano di aver violato le leggi e le convenzioni internazionali. Un gruppo trasversale e bipartisan di cui fanno parte Franca Rame e Egidio Petrini dell’Idv, Furio Colombo dei Ds, Stefania Prestigiacomo di Forza Italia e l’ex deputato Mario Segni. Durissime, ancora una volta, le denunce di Pedrini. Che ha rievocato le varie fasi della vicenda aggiungendo nuove rivelazioni. Quali? «Non è vero che la bambina è stata portata in taxi all’aeroporto. Il taxi è arrivato a metà strada, in via Bologna, poi la piccola è stata prelevata da un’auto delle istituzioni»; «Maria è stata ingannata: per riportarla in Bielorussia le hanno raccontato che sarebbe stata lì solo il tempo necessario per fare i documenti per l’adozione». «La sentenza sfavorevole della corte d’appello, depositata il 30 settembre in cancelleria, è trapelata già il 28». Ancora, per dimostrare l’esistenza di un vero e proprio complotto: «La bambina è stata prelevata il 29. Ma già il 28 l’Aeroporto di Genova era stato allertato per dare l’assistenza a un volo diplomatico proveniente dalla Bielorussia. Era già stato tutto previsto». Non finiscono qui le accuse collettive di questo comitato, «nato per fare chiarezza». Quali? «L’Italia ha fatto prevalere la ragion di Stato. C’è già un aereo pronto per andare a visitare Maria, ma questa possibilità è stata negata a parlamentari della Repubblica». Franca Rame, autrice e donna di teatro, annuncia: «Chiederò alla compagnia teatrale bielorussa che in questi giorni sta rappresentando a Minsk un mio lavoro (lo storico "Tutta letto, casa e chiesa", ndr) di organizzare una mobilitazione». Interviene l’ex ministro Prestigiacomo: «Vogliamo sapere qual è stato il ruolo del governo italiano. Questi affidamenti fruttano molti soldi alla Bielorussia e anche alle organizzazioni italiane che li organizzano, le quali illudono i genitori che questa sia la strada più corta per l’adozione». E, per sottolineare la determinazione del comitato, aggiunge: «Non ci fermeremo, siamo pronti anche ad azioni eclatanti». Furio Colombo: «È stato ignorato un reato; Maria ha chiesto aiuto e le autorità italiane hanno avvertito i bielorussi». E ribadisce: ho chiesto all’ambasciatore di poter vedere la bambina, di poter constatare le sue condizioni, ma mi è stato vietato. A dar fuoco alle polveri è giunta proprio ieri una sentenza della Cassazione. I giudici hanno detto no all’estradizione di cittadini bielorussi, autori di gravissimi reati, arrestati in Italia. La mancanza di una convenzione tra i due Stati non consente di consegnare una persona che, in Bielorussia, potrebbe anche essere condannata a morte. «I criminali ce li teniamo e rimandiamo in Bielorussia solo le bambine?», incalza Pedrini. E la Prestigiacomo torna ancora una volta all’attacco: «Il nostro sistema non consente di riconsegnare a Minsk persone accusate di gravi delitti, ma ha consentito di rimandare in patria, scortata dalla forza pubblica e con il placet del governo italiano, una bambina che è stata violentata e che aveva chiesto all’Italia assistenza e protezione».

Marco Menduni

La piccola Maria insieme ai “genitori” italiani durante una gita in campagna

La posizione del M.I.L.

Bambini: mai più violenze! - Una delle "battaglie" del M.I.L.

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