liguria@francobampi.it

Home > Rostro romano depredato dai Savoia > L'intervento di Vito Elio Petrucci

[ Indietro ]

L'intervento di Vito Elio Petrucci

Genova chiede il suo Rostro

Il Rostro è un pezzo poco conosciuto ma importante nella storia genovese. Il regio Decreto del 21 marzo 1897, quello che ha appianato la questione delle corone tra Torino e Genova (che erano là marchionale e qui comitale) lo ha inserito nello stemma di Genova, chiara allusione all'antica attività marinara della città, assieme alla croce rossa delle Crociate, a Giano sul cimiero, ipotizzato fondatore della Superba; a due Grifoni che si fronteggiano e alla Conchiglia, emblema delle imprese in Terrasanta, con due rami di palma per le vittorie. E i rostri sono due, uno per parte.

Il Rostro autentico fu trovato in porto, tra il Ponte Spinola e la Darsena, nel 1597, quattrocento anni fa. Un rostro di bronzo di nave romana, «a testa di cinghiale», cioè del tipo più antico. Il rostro è l'arma piazzata sulla parte bassa della prua delle navi, a livello dell'acqua.

È qui il problema.

Questo simbolo della presenza genovese sul mare, non è qui a Genova, da noi, a casa. Al Museo di Pegli c'è solo una copia per farcelo desiderare, ma l'originale è all'Armeria reale di Torino, dove sta come i cavoli a merenda. Furono i Savoia a trasferirvelo, assieme a tante altre nostre belle cose, nel 1815, quando Genova, la prima vittima di Napoleone, fu vilmente annessa la Regno Sardo dal Congresso di Vienna.

Dalla Compagna è stata chiesta più volte la restituzione del Rostro; è un oggetto che fa parte della nostra storia, non di quella di Torino. Mi sembra se ne sia interessata anche la Famija Turineisa, ma la Sovrintendenza torinese è sempre stata decisamente contraria, e lo Stato è sempre rimasto muto.

Comunque si è creata una buffa situazione. Sullo stemma di Genova, approvato settant'anni dopo il furto, di rostri, come si è detto, ne sono stati messi due per darci il contentino, ma l'originale, che è nostro a pieno diritto (è là per un furto storico), se lo tengono. Tra l'altro a Torino è esposto in una sala con armature medioevali dove un cimelio romano stona, mentre il nostro Museo del Mare avrebbe diritto al posto d'onore, come la più antica e certa prova dell'attività marittima della nostra gente.

Genova nel 1862 ha restituito a Pisa le catene del porto, portate via dopo la battaglia della Meloria nel 1284, e le reliquie dei santi Mauro ed Eleuterio restituite nel 1934 a Parenzo, senza fare parola.

Mi sembra che ora sia giunto il tempo per Genova di riavere ciò che le è stato tolto e che dopo 400 anni tondi dal ritrovamento, il nostro rostro torni a casa. È un atto di onestà che spetta alla gente di Torino. C'è uno strano gioco di date: il Rostro fu trovato nel 1597, lo stemma è del 1897. Sarebbe bello che la restituzione avvenisse il 21 marzo 1997.

Vito Elio Petrucci

Tratto dal «Vocabolario Genovese R» apparso su «Il Secolo XIX» di mercoledì 26 giugno 1996.

[ Indietro ]