Dopo la crisi dello Stato-nazione e della filosofia politica giacobina, il foedus emerge sempre più come l'elemento costitutivo centrale dell'attività politica, sviluppandosi tanto in senso verticale (federalismo politico), quanto in senso orizzontale (federalismo civile). L'essenza politica della sussidiarietà è: meno leggi, più contratti. E foedus vuole appunto dire "contratto". Dunque: anche la sussidiarietà può essere compresa nella formula del federalismo. Il federalismo non è un prodotto dogmatico, ma un processo empirico, variabile da paese a paese e di fase in fase. In Italia, il problema non è di ridurre lo Stato, ma di ridurre lo statalismo. La costruzione del federalismo può essere dunque operata in un solo modo: con la riduzione a cinque delle competenze dello Stato centrale:
Questa formula non serve per abbattere, ma all'opposto per conservare lo Stato. Infatti, se è vero che la figura politica dello Stato-nazione è in crisi generale e filosofica, è però anche vero che uno Stato riorganizzato e concentrato sull'essenziale serve ancora (sia pure a tempo). Ciò è soprattutto vero nel contesto europeo. Ciò perché l'Europa è ancora un patto (foedus) tra Stati. La questione federale non è opposta alla questione meridionale. E' anzi il contrario: è complementare. Finita la politica clientelare, infatti, il Sud ha e deve trovare in sé (Sud su Sud) le ragioni della sua storia e del suo futuro. Può farlo solo liberandosi da vincoli centralisti ed attrezzando il suo territorio, per la competizione globale. Tratto liberamente da "Le Tesi del Primo Congresso Nazionale di Forza Italia del 16 - 18 Aprile 1998: la questione federale. Conclusioni di Giulio Tremonti" Le idee federaliste
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