Un telegiornale in genovese
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Il Secolo XIX Giovedì 6 febbraio 2003
Il caso

Un telegiornale in dialetto genovese
I giornalisti Rai ci stanno, la città è perplessa

Sì, ma Robert Lee? O Tarcisio Mazzeo? Ce li vedete, il nero americano e il vicecaporedattore di Rai Liguria, a modulare le strettissime vocali genovesi? Si ha un bel dire, facciamo un telegiornale in dialetto. Poi bisogna sovrapporre gli accenti nativi a quello d'adozione, e mica tutti coltivano l'ottimismo (e l'ironia) come il vicecaporedattore Mazzeo, nato a Campolattaro in provincia di Benevento e dunque sannita doc ancorché arenzanese trapiantato: «Se fosse decisa una cosa simile, noi ci metteremmo tutto il nostro impegno per non sfigurare. E ringraziare così la generosità della terra ligure che tanto bene ci ha accolti».

Il disegno di legge regionale che si propone la tutela, la valorizzazione, la promozione e la conoscenza del patrimonio linguistico della Liguria» non chiarisce, in effetti, se il giornalista debba essere di madrelingua. Sarebbe un guaio, in Rai: piemontese di Asti il caporedattore Cerrato, emiliano di Reggio il caposervizio Zerbini, oriundo pugliese l'inviato Trotta, lombardo Orsini, romano Stocco, toscana la Miraglia, spezzino Paganini che in quanto spezzino il genovese non lo sa...

Imparare? « Difficile: io per esempio non sarei in grado», sospira l'ex direttrice di Primocanale e attuale inviata di Porta a Porta Ilaria Cavo, che pure ha mamma e papà genovesissimi: «Loro il dialetto lo parlano, io lo capisco bene ma non saprei sillabare neanche una parola. E poi, come si fa quando si intervista Pericu? Si mettono i sottotitoli»?

Per la Maona, associazione culturale che ha ispirato il disegno di legge, un problema in più. E del resto non è che la città - dai primi commenti, registrati a caldo - sia rimasta troppo lusingata dalla prospettiva di avere un notiziario in genovese.

Edoardo Sanguineti, poeta: «Mi sembra che bisognerebbe cercare di semplificare, non di complicare le cose. Se vado in vacanza in Calabria guardo il tg per essere informato, magari per scoprire se c'è il mare mosso domani: e cosa faccio, mi informo in calabrese? Per salvare i patrimoni linguistici vanno bene le trasmissioni culturali, che aiutano anche a capire e ad approfondire: ma in un notiziario bisognerebbe usare il buonsenso».

Andrea Gallo, prete e animatore della comunità di Sant'Egidio: «Che idea curiosa. Io sono genovese e capirei, ma un altro? Biasotti lo sa, il genovese? E Plinio? Secondo me no, come moltissimi abitanti di questa città, e dunque dico: facciamo delle rubriche, in dialetto, ci sono sempre state. Ma per il tg utilizziamo la lingua nazionale».

Alessandra Lancillotti, psicologa: «Sono contraria, contrarissima. Sarebbe meglio un notiziario in inglese, che ci preparasse al futuro, anziché un qualcosa che ci costringe sempre a guardare al passato. Indossare il genovese, o il bergamasco o il cremonese, è un lusso: potremo permettercelo quando saremo capaci di capire la lingua internazionale».

La proposta di legge prevede anche cartelli stradali bilingue, giornate di studio legate alla Liguria e soprattutto l'istituzione di una cattedra universitaria e di corsi destinati agli insegnanti elementari.

«I corsi - si legge nella proposta - dovranno preparare il corpo docente a trasferire alle nuove generazioni l'interesse per il patrimonio linguistico, culturale e letterario ligure». E a fornire una base minima per capire il telegiornale del 2020: «Bungiurnu. Da Zena u va cunta...». Buongiorno. Da Genova vi parla, eccetera eccetera.

P. Cr. [Paolo Crecchi]

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