O riparatô de releui
zeneise@francobampi.it
 

Intrâ > ...e chi i âtri > Carlo Tardito > O riparatô de releui
[ Inderrê ]

Genova magazine primavera 1994 - anno 6 - numero 17

Il riparatore di orologi

CARLO TARDITO, 54 anni

«Un orologio guasto è una cosa triste» osserva molto sensibilmente Carlo Tardito, il "medico" degli orologi antichi. «Ho cominciato a 7 anni nel negozio di un amico di famiglia che mi ha insegnato il mestiere».

Anche l'esperienza e la pratica sono molto utili per riuscire a far ripartire un orologio fermo, oltre alla conoscenza tecnica dei vari sistemi di movimento. E così Carlo Tardito dopo due anni di studi tecnici ed un diploma di perito meccanico, frequenta per tre anni la scuola di orologeria di Milano che gli fornisce le basi teoriche indispensabili per riuscire a guardare nella cassa di un orologio ed individuarne il guasto. Qui si specializza in grandi orologi antichi da muro o da tavola.

«A scuola, le materie che ci hanno insegnato, erano molte a cominciare dal disegno tecnico e dalla matematica. Lì abbiamo costruito dal nulla, facendone anche il disegno, un orologio da tavolo che tengo ancora per ricordo».

«Quello che mi stimola maggiormente è riuscire a far funzionare l'orologio guasto, riportarlo alla sua primitiva efficenza, all'antico splendore. È un vero e proprio restauro e bisogna sapere molto bene quello che si fa. Conoscere prima di tutto i materiali, i criteri dell'epoca nel quale è stato fatto per poterli riproporre uguali. Entrare nella testa di chi l'ha progettato, capirne i meccanismi. Ogni maestro orologiaio aveva il suo stile». In un'era nella quale gli orologi al quarzo hanno sostituito quelli meccanici, un buon risultato è anche frutto dell'avanzata tecnologia, ormai indispensabile.

   O Carlo mentre o sta travaggiando

«E purtroppo, non c'è più molto da riparare se non cambiare i componenti o fare la pulizia» si rammarica Carlo Tardito. E nonostante l'orologio meccanico abbia dei limiti ben precisi: «Non è certamente così preciso come un quarzo», il vero collezionista ed intenditore vuole solamente meccanismi meccanici, più personali e affascinanti.

La storia dell'orologeria è molto antica. Preistorica se si considera la misurazione del tempo con sistemi "naturali". Inizia intorno al 1460 con i primi grandi orologi da torre, da tavolo e da viaggio. In seguito subentrano quelli più piccoli da tasca e infine quelli da polso. La Svizzera è sempre stata all'avanguardia. Inizialmente con piccole fabbriche artigianali che si occupavano dell'assemblaggio delle varie parti, utilizzando casse che arrivavano prevalentemente dall'Inghilterra. Nel 1960 c'è stato il prepotente ingresso dei giapponesi che hanno proposto orologi a prezzi bassissimi ed hanno conquistato il mondo. Fino al fenomeno Swatch, la grande "riscossa" del mercato europeo.

Rimandendo a livello artigianale e locale, Carlo Tardito lamenta una situazione piuttosto problematica per la sua categoria. «Col boom dell'orologeria sono sorti tecnici improvvisati, che derubano la gente non sapendo fare bene i loro lavoro. Nell'antiquariato il lavoro è sempre delicato e richiede molto tempo. Un conto è far funzionare l'orologio, un conto è fagli fare semplicemente tic tac per un paio di giorni».

Purtroppo per tangibili motivi economici, le botteghe artigianali stanno scomparendo: «Per rifare o ritoccare un quadrante in smalto, è rimasto solo un artigiano in Svizzera, e dopo di lui nessuno», sono le sconsolate parole di Carlo Tardito.

[ Inderrê ]