| Su un punto ha indiscutibilmente ragione Raffaele Niri 
      nell'articolo di fondo di domenica: un giornale 
      capace di svegliare la pubblica opinione può sconfiggere i mostri generati dal 
      sonno degli onesti: un'informazione "martellante, fastidiosa, assillante" (come
      Niri ci ha assicurato) può scuotere anche il più incapace degli assessori scelti 
      (ma con quale criterio?) da Sansa per fargli fare, finalmente!, qualcosa a 
      vantaggio della collettività. Su una cosa, però, bisogna essere assolutamente
      chiari: l'informazione deve essere precisa e neutrale. In altre parole, bisogna 
      evitare che certe affermazioni o certe prese di posizione, pur corrette, 
      appaiano incomplete, reticenti o, peggio, inesatte. Commentiamo allora le 
      affermazioni di Niri punto per punto. Fiumara: il Comune ha presentato un Piano di Riqualificazione Urbana per
      l'area Fiumara dove si afferma, in tre modi differenti e contraddittori, che
      l'Università accetta di partecipare al Pru con propri finanziamenti. Sulla 
      base di questo Pru il Ministero ha stanziato 15 miliardi per il
      Palasport. Il problema è che di tutto ciò l'Università non ne sapeva niente!
      Di chi è la colpa? Le Erbe: mancava, come scoperto da questo giornale, il permesso relativo al
      rumore per prosciugare lo stagnante laghetto. Ma chiedo cosa stia facendo il
      Comune di fattivo per riaprire il cantiere e se 
      il Comune sapeva di trattare mentre era pendente una sentenza del Tar. Di certo 
      l'imprenditore e la città hanno avuto solo danni. Di chi è la colpa? Le Acciaierie: il problema non è Riva, col quale si può trattare o imporre 
      con ordinanza il pieno rispetto delle normative vigenti. Il vero problema
      è che il Comune, con l'assessore del Pds Montaldo in testa, dopo aver illuso 
      i cittadini con la fallace promessa delle dismissioni ora non sa trovare una 
      vera e credibile sistemazione dei lavoratori. Di certo senza sistemarli non 
      si può chiudere. Di chi è la colpa? San Biagio (ex-raffinerie Garrone): quando in Consiglio comunale furono
      sollevati dubbi sulla bonifica, la Provincia, sebbene non obbligata e con una
      solerzia degna di migliori cause, fece avere all'assessore Nosengo un documento 
      dove si garantiva l'avvenuta bonifica. Ma i cittadini dicono di aver visto 
      troppo pochi camion per un ricambio di terra come richiesto. Indifferente,
      il Consiglio comunale approva la costruzione di un ipermercato, in deroga al
      vigente piano commerciale. E il preside di Architettura Benvenuto si
      chiede come mai non si sia fatto passare il treno veloce proprio da San Biagio, 
      invece che devastare la Val Bisagno. Per la cronaca val la pena di ricordare 
      che San Biagio e Fiumara sono operazioni immobiliari di parecchie centinaia
      di miliardi affidate a Coopsette. Di chi è la colpa? Palazzo Ducale: ora che anche l'assessore Luzzati scopre che il Ducale non
      funziona (ci ha messo quattro anni!) e decide di stanziare ben 25 miliardi
      per qualche fine che solo Lui sa: noi consiglieri comunali abbiamo letto dello
      stanziamento solo sul Lavoro! Spero che Luzzati si degni di spiegare
      alla città se il Consorzio è inadempiente o no e perché bisogna pagare
      così tanto. Di chi è la colpa? In questo quadro desolante l'Amministrazione Comunale devasta Corso Europa,
      mette paletti su tutti i marciapiedi, deprime il commercio con folli pedonalizzazioni,
      ingessa la città con un Piano regolatore contestato da tutti (esclusi i 
      compiacenti di parte), uccide la Polizia Municipale
      con l'improprio utilizzo delle contravvenzioni per risanare il bilancio, porta
      l'indebitamento del Comune ad oltre 2000 miliardi, svende l'Amga per indebitarsi
      ancor di più, si inventa un numero esorbitante di società per azioni a capitale 
      completamente pubblico (non ci sono "capitali privati"
      nella Porto Antico SpA, nella Genova Parcheggi SpA o nell'inutile Ponente
      Sviluppo SpA, ma le assunzioni possono essere fatte al bar, come per qualunque
      società di diritto privato). Anche questo mi sarebbe piaciuto leggere nel
      fondo di Niri. Prof. Franco Bampiconsigliere comunale
 (Forza Italia)
 Genova, 17 marzo 1997 
 Il Lavoro - Repubblica
       Venerdì 21 marzo 1997 Fondo: Se il sonno degli onesti genera mostri
Fiumara, Erbe, acciaio.C’è un filo sottile che lega Fiumara alle Erbe, le Acciaierie al Porto Petroli,
      San Biagio al Ducale. Quel filo che un tempo portava il nome di "veti incrociati",
      oggi si chiama semplicemente "veti". Se solo fino a qualche anno fa i poteri forti
      della città erano in grado di condizionarsi - e quindi bloccarsi - vicendevolmente,
      oggi che all’orizzonte sono rimasti solo poteri debolucci, resta un’unica forza,
      quella di fare del pressing disperato, di cercare di asfissiare l’avversario,
      per portare a casa un misero punticino. E noi - quotidianamente - raccontiamo i
      tatticismi, le mosse astute, gli sgambetti, i fatti plateali perdendo spesso di 
      vista il dato fondamentale: la gente paga per vedere i gol, non lo zero a zero. Quando, alla scorsa tornata elettorale, i sindaci vennero eletti direttamente dalla
      gente, una sola speranza accomunava tutti gli elettori, indipendentemente dal candidato
      prescelto: quell’uomo, quegli uomini, avrebbero avuto le mani libere, non avrebbero
      dovuto rispondere a nessuno. La maggioranza è chiara e forte, prende le decisioni, il
      sindaco sceglie e l’opposizione controlla. Sognavamo che la sintesi tra capacità di
      programmazione e mani libere da veti fosse ormai all’ordine del giorno. Signori, non
      era vero niente. Prendiamo Fiumara: quando l’operazione venne decisa il porto languiva e nessuno si
      sognò di chiedere quelle aree per il retroporto. Sono arrivati i soldi per il Palasport, ci sono già le famiglie disposte ad
      acquistare uno dei trecento alloggi, l’Ansaldo è pronta a trasferirsi, gli americani
      hanno firmato il contratto per nove sale cinematografiche. Ma Ingegneria non vuole.
      O meglio vorrebbe, se il ponente non fosse a ponente, magari se troviamo il modo di
      portare Fiumara a De Ferrari, chissà... I soldi del Palasport, l’Ansaldo, le famiglie,
      i cinema? Ingegneria non vuole e tanto basti. E poi quelle belle aree sono il 
      "naturale" prolungamento del porto, Vogliamo forse far morire il porto? Veti deboli, 
      è chiaro, che impallidiscono di fronte ai veti veri, quelli del vecchio regime. Prendiamo le Erbe, l’unico progetto concreto del Centro storico: ci sono i soldi,
      c’è un piano esecutivo, c’è un costruttore, ci sono soprattutto tante persone disposte
      a pagare di tasca propria. A parole tutti d’accordo: poi, però, ci vogliono anni anche
      a prosciugare il lago delle zanzare, che sparisce solo dopo una martellante campagna
      del nostro giornale. Il problema è sempre lo stesso: chi deve decidere non lo fa, i
      funzionari non si prendono responsabilità, gli assessori non li costringono a
      prenderle. E gli ultimatum a Riva di cui abbiamo riempito i giornali? E le promesse alla
      gente del ponente ("il Porto Petroli andrà via" aveva giurato l’onesto Sansa in 
      campagna elettorale)? E San Biagio, altro bel caso? Giustamente si chiedevano tutte le garanzie ambientali:
      se ne sono occupati i mastini della Provincia, quelli  ai quali nulla sfugge. Hanno
      controllato, hanno fatto mille perizie, poi hanno dato l’ok. Arriva il magistrato,
      sequestra tutto, poi dissequestra. Vuol dire che va tutto bene? Chissà. Intanto è tutto
      fermo. Oppure prendete Palazzo Ducale, una struttura potenzialmente magnifica, anche dal
      punto di vista degli affari. Luzzati è pronto a scucire venticinque miliardi, chiede
      in cambio la revisione della Convezione ed ha ragione. Ma la chiede in fretta. Vuoi
      vedere che anche questa partita slitterà di un anno, diciamo fino all’insediamento
      della nuova Amministrazione, di un vero assessore alla cultura? C’è, in tutti i casi, quello che a scuola ci hanno insegnato ad individuare come
      minimo comune denominatore: i tempi della politica (purtroppo, anche di questa
      nuova politica) non sono i tempi della città. Il Sindaco ha più potere, gli assessori hanno più potere, ma per Fiumara, per
      le Erbe, per le Acciaierie, per il Porto Petroli, per San Biagio, per il Ducale, tutto
      resta immutato. Semplicemente, quel potere non viene esercitato: e alla fiera della
      debolezza gli Ingegneri hanno diritto di veto su Fiumara, gli uffici comunali su
      piazza delle Erbe, Riva sul ponente, il Ducale su se stesso. In questa situazione (apparentemente) immutabile, proviamo ad inserire un piccolo
      elemento di novità: il ruolo del giornale. Da parte nostra chiediamo risposte certe e
      tempi certi. Chiediamo decisioni e assicuriamo una informazione martellante,
      fastidiosa, assillante. Come per la campagna sulla inadeguatezza dei vigili, che è
      costata il posto al Comandante Benzi. Come per quella su piazza delle Erbe, che ha
      portato (almeno) al prosciugamento del lago. Il sonno degli onesti genera mostri. Raffaele Niri |