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Il Giornale

Mercoledì 7 giugno 2006


INCONTRO AL DUCALE

La colpa dei liguri? Non si amano

Prosegue il dibattito sull’identità, iniziato da il Giornale

Riccardo Re

L'orgoglio di non nascondere un «noi», di una propria storia, di una propria cultura, di una propria radice. Un noi che non stride con gli altri,ma che rivendica l'affermazione di se stesso per affermare la propria specificità in un mondo che altrimenti sarebbe piatto. Un noi che raccoglie tutti i liguri, quello che ieri hanno affermato a Palazzo Ducale durante uno stimolante dibattito sull'Identità ligure, a chiusura del ciclo di appuntamenti «Martedì in Compagna».

Identità: parola pericolosa e dai molteplici significati che è stata sviscerata e rivendicata dai relatori Alessandro Casareto, Raffaele Del Ponte, Franco Bampi e Massimiliano Lussana, caporedattore dell’edizione ligure de il Giornale. Dibattito profondo e acceso, nato proprio nelle pagine locali di questo Giornale poco meno di un anno fa e che prosegue più che mai fecondo tra passato e futuro.

Il primo a mettere sull'attenti è Casareto, indicando come una sbagliata interpretazione di «identità» possa «far virare il concetto verso sentimenti razziali» o discriminanti, mentre questa parola deve essere ripresa come valore fondamentale, che «apre le porte alle più diverse culture».

Così è sempre stato nella storia di Genova, della Liguria e della sua popolazione che trova le sue origini in un passato più che mai antico. «I liguri nascono da una stratificazione etnica molto complessa, che trova le sue prime origini già dai tempi dei Balzi Rossi anche se il nome "Liguria" compare solo alla fine del XVIII secolo» afferma lo storico Del Ponte. Ma la vera identità dei liguri si trova non solo nel Dna ma anche e soprattutto nella cultura di cui sono emersi tratti ben delineati.

A scuotere l'animo ligure dei circa cento partecipanti è stato sicuramente l'intervento di Franco Bampi. Con appeal e sentimento non ha esitato a rimproverare «i più grandi nemici di questa storia che sono proprio i genovesi» rei di non amarsi abbastanza e di aver ucciso il dialetto, pardon, la lingua, indispensabile elemento di identificazione. Ma al tempo stesso Bampi evoca quel forte senso di appartenenza a quella Repubblica genovese, prospera, viva, cosmopolita e tollerante, capace di rimanere indipendente per oltre 700 anni e che lui riconosce come prima patria. Ma ciò che più emerge dagli interventi di Palazzo Ducale è la necessità della ricerca dell'identità ligure, tutta da scoprire e ostentare con giusta fierezza, anche per ridare uno slancio e un nuovo impulso vitale all'intera regione. Liguri indifferenti della propria storia, che stanno lasciando morire la città, economicamente, politicamente e culturalmente, liguri amati più dagli altri che non da se stessi, liguri che non conoscono la propria storia e che oggi non si riconoscono più. Anche per questo, Massimiliano Lussana, annuncia «come promessa o minaccia, che il dibattito sull'identità ligure, almeno nelle pagine di questo quotidiano, non è affatto concluso».

RELATORI Da sinistra Franco Bampi, Raffaele Del Ponte,
Massimiliano Lussana e Alessandro Casareto

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