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Il Secolo XIX Martedì 18 marzo 1997

Polemica per il cimelio in esilio

E il rostro da guerra infiamma la sala rossa

Il rostro era un'arma piazzata a pelo d'acqua, sulle prue delle navi da guerra. E anche parte integrante dello stemma di Genova dove ne compare uno autentico ripescato in porto esattamente 400 anni fa. Al museo navale di Pegli, però, di quel rostro c'è solo una copia. Quello vero fa bella mostra di sé all'Armeria Reale di Torino dove i Savoia lo trasferirono all'indomani del congresso di Vienna.

Il rostro, da arma da guerra qual era e da simbolo di Genova qual è diventato, si è trasformato ieri in consiglio comunale in oggetto di scontro tra il sindaco Sansa e Franco Bampi del Polo Nord. Quest'ultimo il 10 marzo scorso aveva presentato un'interpellanza in cui chiedeva a sindaco e giunta di «attivarsi per ottenere la restituzione del rostro per esporlo in uno dei musei cittadini». «In quello del mare, per esempio, come sarebbe naturale», spiega Bampi. Un invito che passò a larga maggioranza: 27 voti favorevoli e 6 contrari. Tutto bene se non fosse che fra i sei «no» c'era anche quello del sindaco.

«Che lei abbia votato contro è un'offesa alla città», ha tuonato ieri in consiglio comunale Bampi. «Non ho intenzione di dichiarare guerra a Torino per un fatto simile - ha risposto il sindaco -. Di opere d'arte italiane ce ne sono sparse in tutti i musei d'Europa: Louvre fra i primi. Non per questo dobbiamo dichiarare guerra alla Francia. E poi il rostro lo avevamo già chiesto in passato invano. Dunque...». Dunque Bampi non ci sta. «Ho scritto a Sgarbi e al Maurizio Costanzo Show. Sono troppi i casi di demolizione che questa giunta fa dei simboli di Genova. Questo è solo uno dei tanti esempi». Il rostro è tornato ad essere un'arma da guerra. Politica.

A. Cz. [Andrea Casazza]

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