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Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXV - N. 3 31 Marzo 2007

Ma c’è la volontà politica di trattenerli in Liguria?

I soldi ci sono. Eccome!

 

L’articolo di fondo dello scorso numero del Gazzettino titolava che “non ci sono i soldi”, quasi a voler proporre un ritornello anticipatore della prossima campagna elettorale per le elezioni del 27-28 maggio 2007.

Ma qualche giorno dopo l’uscita del Gazzettino, una notizia esplode clamorosa sui giornali. Uno studio della prestigiosa Bocconi, commissionato dalle tre Autorità portuali di Genova, Savona e La Spezia, dimostra che i tre principali porti liguri mandano ogni anno a Roma quasi 4 miliardi di euro di gettito fiscale, l’equivalente di una media manovra finanziaria. Ma la cosa più clamorosa è, paradossalmente, un’altra. Lo studio infatti ritiene plausibile che circa il 70% delle merci destinate al nord Italia sbarchi in porti del nord Europa. Ciò comporta ovviamente una perdita di gettito dovuta al mancato incasso dei tributi: Tale perdita viene quantificata tra i 4,5 e i 6,5 miliardi di euro all’anno.

Ma come mai tali merci non transitano per i porti liguri? Anche qui la risposta è sorprendente: il mancato adeguamento dei porti (ai quali ritorna solo una parte infima della ricchezza che producono) sarebbe la causa principale dei mancati introiti: un costo del “non-fare”. L’assessore regionale ligure ai Trasporti, Luigi Merlo, ha puntualizzato che con un anno e mezzo di gettito fiscale dei porti liguri, sarebbe integralmente finanziato il Terzo Valico Genova Milano di cui la Regione ha ribadito la strategicità. Insomma i cittadini genovesi e in particolare noi del Ponente dobbiamo tenerci traffico (si pensi alle vie Avio e Molteni), inquinamento (le navi in porto coi motori accesi inquinano moltissimo) e la ormai definitiva perdita dell’affaccio al mare (più volte abbiamo ricordato che a San Pier d’Arena si facevano i bagni di mare), ma a che pro, se tutti i soldi vanno a Roma? La situazione appare oggi molto chiara. I porti liguri, che sono stati per secoli la fonte della ricchezza di Genova e della Liguria, producono anche oggi una valanga di denaro e ne produrrebbero più del doppio se si facessero i dovuti ammodernamenti investendo parte della ricchezza prodotta.

Inoltre, fatto poco pubblicizzato e quindi poco noto, la Liguria produce circa il doppio dell’energia elettrica che consuma, ma è costretta a tenersi solo l’inquinamento (si pensi alla centrale Enel sotto la Lanterna o, peggio, a quelle di Vado e di La Spezia) perché nessun introito si ferma qui da noi. In conclusione “i soldi ci sono, eccome!” Il problema si riduce a una mera questione politica: vogliono le forze politiche fare qualunque cosa per trattenere in Liguria questa montagna di denaro che la Liguria produce? Se sì siamo ricchi, se no continueremo ad andare a Roma a mendicare un tozzo di pane.

Sia come sia oggi è certo che l’alibi del “non ci sono i soldi” è caduto: i soldi ci sono e sono tantissimi. Ma c’è la volontà politica di trattenerli in Liguria?

Franco Bampi

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