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Franco Bampi - Daniele Caviglia

Problemi di grafia

Ecco cosa dice: Padre Gazzo
(leggi dove)

Quando si affronta il problema di come scrivere le parole di una lingua si hanno di fronte due possibili criteri.

  • La grafia di ogni parola è unica e precisa, indipendentemente da come i diversi parlanti la pronunciano.
  • La grafia di ogni parola dipende dalla pronuncia del singolo parlante.

Evidentemente la prima scelta è quella che si addice a lingue ampiamente parlate, all'interno delle quali le differenze sono mantenute dall'uso; è la scelta che è stata fatta, ad es., per l'italiano.

La seconda scelta consente di evidenziare le differenze tra i diversi parlanti e di mantenerne o magari solamente tramandarne le peculiarità. Gli alfabeti fonetici, che sono piuttosto complessi e, di fatto, inusabili per la scrittura corrente, assolvono proprio a questa funzione.

Circa il genovese è chiaro che quando il suo utilizzo era ampio la scelta che veniva traguardata era la prima. Oggi, che molte varianti urbane si sono già perse, dovremmo chiederci se non sia più opportuno adottare la seconda, ovvero ideare un sistema grafico che, semplificando di molto quello fonetico, riesca tuttavia ad evidenziare per iscritto le differenze tra i diversi parlanti.

Una cosa è certa: in svariati secoli il genovese non è riuscito a dotarsi di un sistema di scrittura unico, preciso, condiviso dai diversi scrittori e, quel che più conta, adottato da tutti. Le proposte sono numerosissime e molte di esse sono trattate in una apposita sezione.

Nell'ottica di stimolare una soluzione al problema di come scrivere la lingua genovese e le sue varianti, in queste pagine si espongono i più significativi problemi di grafia che si pongono nella ideazione di un qualunque sistema grafico che vada bene per le nostre parlate di Liguria.

Ecco cosa dice Padre Gazzo.
Pagina XXII-XXIII.Fin da principio gli Scrittori si son trovati alle prese con due difficoltà per la convenienza di rappresentar i suòni senza tradire l'etimologia dei vocàboli. Di qui due mètodi che combattono per la prevalenza: l'etimològico poco curante della rappresentazione fonètica, facendo assegnamento sulla pràtica del lettore; il fonètico che, vicevèrsa, si attiène a questa, lasciando agli intelligènti la ricerca dell'etimologia, Il mèglio che per conciliarli si è potuto escogitare è di allontanarsi il meno possibile dal primo, giovando al secondo con accènti e con nèssi di lèttere regolati da norme più o meno fisse, a ciascun idioma speciali.   (...)   La ortografia genovese è sempre stata oscillante fra i due mètodi, variando nel corso dei sècoli, secondo il gusto degli scrittori; come si vede confrontando le diverse edizioni di un medesimo autore, l'ortografia del secolo XVI con quella del XVIII (Gerusal. deliverä', Cavalli, ediz. 1665 e 1745, De Franchi ecc.) e con le divèrse del secolo XIX, fra cui quelle della Stamperia Casamara, del Sciô Tucca, dell'Olivieri, del Piaggio, del Randaccio; nè guari persuade il metodo del Casaccia, perchè qua e là incerto e poco razionale, onde in più parti riesce inferiore all'antico del De Franchi e della Gerusalemme. Infatti nessuno segue appuntino il suo Vocabolario, e tutti vi fanno qualche strappo, principalmente in ciò che riguarda l'accentatura.

Introduzione

Problemi di grafia
Grafie imprecise
Grafie a confronto
Alfabeto fonetico
Glossario
Dittonghi e iati

Accenti

Lunghezza delle vocali
Vocali prima dei digrammi
La "e" breve
Accento sui monosillabi
Gruppi vocalici

Vocali

Il suono [2] corto e lungo
I suoni [O], [u], [y]
La semivocale "u"
Il dittongo [Ow]
La semivocale "i"
La lettera "j"

Consonanti

Consonanti doppie
La "m" davanti a "b" e "p"
I suoni [s] e [z]

Note grafiche particolari

La "h" nel verbo avere
Lo iotacismo
Dittongazione rapida
La crasi
La metatesi
Preposizioni articolate
"inte" oppure "in te"?

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