Razzisti e fascisti
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Il Secolo XIX Mercoledì 31 ottobre 2001
LETTERE

Non entro nel merito delle impronte digitali proposte per chi vuole accedere alle banche, (per carità) ma piuttosto sul tema degli extracomunitari che entrano nel mio Paese clandestinamente. Non so se il mio Paese è anche il suo, ma vorrei fare un piccolo esempio: io entro in casa sua senza il suo consenso, dico io chiamarmi Tizia, lei mi butta fuori perché per lei sono un'intrusa. Io non mi do per vinta, m'intrufolo un'altra volta in casa sua, le dico di chiamarmi Caia eccetera eccetera. Ma lei sostiene di non volermi in casa sua senza un vero motivo e mi respinge. Ma allora lei è razzista!

Cara signora Forti, troppo spesso oggi, tanti perbenisti si sciacquano la bocca con questi due aggettivi: razzista e fascista. Ma certa delinquenza non si combatte sciacquandosi la bocca. Io non sono razzista ma ritengo che il mio Paese debba ripulirsi della feccia che entra soltanto per alimentare la delinquenza sotto varie forme. Ne abbiamo abbastanza della nostra. Se le impronte digitali possono servire a frenare questo fenomeno, ben vengano. Ma non facciamo stupidi paragoni tra i biondi, quelli abbronzati o quelli che hanno l'anello all'orecchio, per carità! Un assurdo: allora se lei non pubblica la mia lettera è razzista?

Carla Scarsi
Genova

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