Le cause del declino della Superba
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Il Lavoro - Repubblica Mercoledì 26 maggio 1999
Intervento

Finalmente! Apprezzo, con in cuore una flebile speranza, l’iniziativa de “Il Lavoro” di porre la questione del perché Genova sembri destinata a distruggere la memoria della sua storia gloriosa e di come porvi rimedio. Io la penso così.

Le cause. Il fiero popolo genovese troppo soffrì per l’indipendenza perduta nel 1815 a seguito delle decisioni del Congresso di Vienna. La nobiltà genovese, che il Re di Sardegna dovette riconoscere al pari della propria, si cristallizzò e perse ogni dinamismo. Solo il valore dello statista Cavour, al servizio di un re che definì i Genovesi "vile e infetta razza di canaglie", consentì di rinviare per quasi due secoli il tracollo di Genova cui noi tutti oggi assistiamo, tracollo che avviene anche con l’ineffabile complicità delle vicende tremende della seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze. Il sessantotto ha minato i valori tradizionali: si è perso quel timore riverenziale che consente di ammirare oggi ciò che i nostri predecessori ci hanno consegnato. Così si imbratta Palazzo Ducale per protesta. La televisione livella pericolosamente le culture come autorevolmente segnala Karl Popper, il filosofo austriaco che è tra i più grandi pensatori del nostro secolo. Infine, e da qui i danni maggiori, una classe politica che bada più a conservare le sedie su cui è seduta e a compiacere i propri potenti padrini che a fare qualcosa per i cittadini. E per fare ciò il piano di guerra consiste proprio nella sistematica demolizione della memoria storica della città. Quanti sanno che il veneziano Marco Polo dettò il suo libro "Il Milione" rinchiuso nelle celle del Palazzo che sarà detto San Giorgio? O che le catene di Porto Pisano, dopo la vittoria definitiva su Pisa alla Meloria nel 1284, sono state appese per secoli a Porta Soprana?

Genova violentata. Superficialità e disinteresse di chi ci governa, primo fra tutti il responsabile all’urbanistica assessore Gabrielli, portano allo sfascio: segnalo, a mo’ di esempi, l’inerzia colpevole per non aver salvato Piazza delle Erbe dalla cementificazione; la sorniona accondiscendenza a speculazioni errate e dannose come la costruzione di palazzi residenziali alla Fiumara, area naturalmente destinata ad attività portuali; il silenzio colpevole sugli scempi attorno alla Lanterna, dove resiste una centrale Enel inquinante; l’assistere attivo (sono già stanziati 250 milioni!) allo stravolgimento della minuscola Piazza Modena a San Pier d’Arena dove verranno piantate sei palme per impedire di vedere il recentemente restaurato Teatro Modena, gioiello dell’ottocento. E a questo va aggiunta e non sottovalutata la toponomastica (i nomi delle strade) che si sta riducendo a targhe cimiteriali di morti recenti, di persone o vittime spesso avulse dal contesto cittadino: valga per tutti l’intitolazione, fortemente voluta dal sindaco Sansa, di un’area del porto antico col nome “Calata Borsellino e Falcone”, caduti per vile mano mafiosa, ma estranei alla città e alla sua cultura.

I rimedi. Il più semplice sarebbe quello che i cittadini scegliessero come loro governanti persone che amano Genova, pronte a rischiare in proprio per far progredire Genova, che non devono rispondere ai partiti che li hanno proposti ma solo agli elettori, che non ricoprano le cariche elettive per mero prestigio, in attesa di ritorni professionali, una volta che tali cariche non occuperanno più. Perché i cittadini possano scegliere e discernere è indispensabile che si attivino il massimo numero di iniziative sociali, culturali e, perché no, politiche che valorizzino la città, la sua storia, il suo prestigio, i suoi tesori, troppo nascosti anche per i genovesi.

Spero che tanti scrivano e siano ospitati da "Il Lavoro" e spero che "Il Lavoro" voglia essere, come già lo fu, un baluardo per la difesa di Genova, ma soprattutto per il suo rilancio. Che la Storia Patria sia di stimolo per un nuovo progresso di Genova!

Prof. Franco Bampi
Responsabile Centro Storico
Forza Italia

Genova, 12 maggio 1999