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Programma elettorale
Provincia di Genova

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[ 1. Dichiarazione ] [ 2. Diritto all’indipendenza: i riscontri istituzionali ] [ 3. Ora lo sanno tutti: i soldi ci sono. E sono tantissimi ] [ 4. Perché il M.I.L. ha deciso di presentarsi alle Elezioni Provinciali di Genova ] [ 5. I Dieci Valori della REPUBBLICA di GENOVA ] [ 6. Perché la Liguria ha diritto a RI-tornare indipendente: le sette Date Storiche ] [ 7. Perché una Liguria indipendente ] [ 8. Conclusioni ]


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PROGRAMMA ELETTORALE
DEL MOVIMENTO INDIPENDENTISTA LIGURE
PER IL GOVERNO DELLA PROVINCIA DI GENOVA


Il M.I.L., Movimento Indipendentista Ligure, è stato fondato il 17 gennaio 2001 con il seguente scopo:

Il Movimento Indipendentista Ligure nell'interesse e per conto dell'attuale popolazione Ligure si propone di recuperare pacificamente alla LIGURIA con azioni politiche e giuridiche la Sovranità di Nazione Indipendente perduta temporaneamente nel 1814 a causa dell'illegittima decisione assunta dal Congresso di Vienna (1814-15) MAI ratificata da un plebiscito popolare.

A norma dell'art. 2 dello Statuto, il M.I.L. si scioglierà quando il precedente scopo statutario sarà raggiunto.

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1. Dichiarazione

Si riconosce l'esistenza del diritto internazionale della Liguria di poter ritornare indipendente, perché non è mai stata chiamata a votare il plebiscito di annessione, né al regno di Sardegna, né a quello d'Italia, come invece hanno fatto altre regioni italiane.

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2. Diritto all’indipendenza: i riscontri istituzionali

LA LIGURIA HA DIRITTI STORICI, GIURIDICI e POLITICI imprescrittibili da far valere, perché non è stata MAI chiamata a votare il plebiscito di annessione all’Italia, come invece hanno fatto le altre Regioni italiane. Vogliamo quindi che le sia restituita la sua DIGNITÀ, IDENTITÀ ed i suoi POTERI DECISIONALI SOVRANI, derivanti dal ripristino della sua INDIPENDENZA. La Liguria non deve chiedere alcuna “secessione” dall’Italia, perché la “secessione” è un “divorzio”, ma la Liguria non ha mai fatto alcun “matrimonio-plebiscito” con l’Italia e quindi non può chiedere alcuna “secessione-divorzio”! Deve solamente chiedere che sia ripristinata la sua LEGITTIMA indipendenza!

Questa affermazione è corroborata da due atti istituzionali “italiani”.

  1. Il Consiglio Provinciale di Genova, 21 Comuni Liguri di Centro sinistra, di Centro destra e di Liste Civiche (precisamente: Camogli, Mignanego, Cogoleto, Casella, Recco, Bogliasco, Cogorno, Lavagna, Gorreto, Urbe, Orero, Favale di Malvaro, Mele, Cosio d’Arroscia, Neirone, Cicagna, Lorsica, Ventimiglia, Moconesi, Lavagna e Busalla), 1 Comunità Montana (Fontanabuona) e 2 Circoscrizioni di Genova (la III e la II) hanno già approvato un “documento” che, fra le altre cose, recita: «La Liguria è stata per oltre 700 anni una Nazione-Stato sovrana ed indipendente. Detta indipendenza non risulta essere mai stata rinunciata in quanto la Repubblica di Genova non ha accettato le statuizioni (decisioni) del Congresso di Vienna del 1815 e non ha mai votato - a differenza di altre regioni italiane - alcun plebiscito di annessione all’Italia».
  2. L’On. Aleandro Longhi (Ds) in una sua interpellanza, fra le altre cose, ha scritto: «...la perdita, illegittimamente subìta, dell’indipendenza di un popolo (in questo caso di quello ligure), dei suoi valori e della sua civiltà, è inestimabile e non risarcibile se non con il ristabilimento del diritto leso...».

Infine, circa l’importanza dei plebisciti segnaliamo l’affermazione fatta dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi in occasione della cerimonia celebrativa per i 140 anni dell'unità d'Italia il 20 novembre 2001: «Abbiamo ascoltato il relatore Giorgini: “Il diritto di Vittorio Emanuele II al Regno d'Italia emana dal potere costituente della Nazione. Egli vi regna in virtù dei plebisciti ai quali si deve la formazione del Regno d'Italia”. (...) I plebisciti furono un'esperienza indelebile per quella generazione e, non a caso, i risultati delle votazioni avrebbero dovuto essere iscritte nel colonnato del Vittoriano, secondo il progetto originario del Sacconi».

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3. Ora lo sanno tutti: i soldi ci sono. E sono tantissimi

Uno studio della prestigiosa Bocconi, commissionato dalle tre Autorità portuali di Genova, Savona e La Spezia, dimostra che i tre principali porti liguri mandano ogni anno a Roma quasi 4 miliardi di euro di gettito fiscale, l’equivalente di una media manovra finanziaria. Ma la cosa più clamorosa è questa. Lo studio ritiene plausibile che circa il 70% delle merci destinate al nord Italia sbarchi in porti del nord Europa. Ciò comporta ovviamente una perdita di gettito dovuta al mancato incasso dei tributi: tale perdita viene quantificata tra i 4,5 e i 6,5 miliardi di euro all’anno. Ma come mai tali merci non transitano per i porti liguri? Qui la risposta è sorprendente: il mancato adeguamento dei porti (ai quali ritorna solo una parte infima della ricchezza che producono) sarebbe la causa principale dei mancati introiti: un costo del “non-fare”.

Insomma i cittadini genovesi devono tenersi traffico, inquinamento (le navi in porto coi motori accesi inquinano moltissimo) e la ormai definitiva perdita dell’affaccio al mare, senza neppure ricevere un euro dell’immensa ricchezza prodotta dal porto.

I porti liguri, che sono stati per secoli la fonte della ricchezza di Genova e della Liguria, producono anche oggi una valanga di denaro e ne produrrebbero più del doppio se si facessero i dovuti ammodernamenti investendo parte della ricchezza prodotta. Inoltre, fatto poco pubblicizzato e quindi poco noto, la Liguria produce circa il doppio dell’energia elettrica che consuma, ma è costretta a tenersi solo l’inquinamento (si pensi alla centrale Enel sotto la Lanterna o, peggio, a quelle di Vado e di La Spezia) perché nessun introito si ferma qui da noi. In conclusione “i soldi ci sono, eccome!”

Il problema si riduce a una mera questione politica: il M.I.L. - Movimento Indipendentista Ligure vuole che tutta questa immensa ricchezza resti a Genova e in Liguria perché così sarebbe se la Liguria fosse indipendente, come ne ha diritto.

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4. Perché il M.I.L. ha deciso di presentarsi alle Elezioni Provinciali di Genova

Il M.I.L. – Movimento Indipendentista Ligure ha deciso di presentarsi alle elezioni Provinciali di Genova per realizzare i seguenti obiettivi.

  1. Riaffermare, in ogni occasione, il DIRITTO che la Liguria possiede di RI-tornare una Nazione indipendente, come lo è stata per oltre 700 anni, per ridare alla sua popolazione DIGNITÀ, IDENTITÀ, ORGOGLIO e "VOGLIA DI FARE". Ciò potrà avvenire anche attraverso una campagna promozionale a livello internazionale, utilizzando quei capitoli di spesa che la Provincia destina oggi a celebrare se stessa.
  2. In attesa di recuperare l’indipendenza cui la Liguria ha diritto, occorre ricercare quale sia il miglior modo di utilizzare i proventi delle tasse “italiane”. In quest’ottica si devono abolire le province stesse. Le (poche) funzioni proprie delle province e quelle delegate da altri enti potrebbero ben facilmente essere svolte dai molti altri organismi oggi esistenti, sempre pagati con i denari dei cittadini.
  3. Dotare Genova, la sua provincia e la Liguria tutta di un ordinamento LEGGERISSIMO che dia la possibilità ai Cittadini che hanno voglia di lavorare di poterlo fare EFFICACEMENTE e RAPIDAMENTE. Si noti che il sistema "italiano" (vigente purtroppo anche in Liguria) prevede innumerevoli livelli amministrativi e decisionali: circoscrizioni o municipi, comuni, consorzi di comuni, comunità montane, province, regioni, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, governo. Oggi, quindi, per fare la stessa cosa a Genova operano i presidenti dei nove municipi, il sindaco, il presidente della Provincia il presidente della Regione, il presidente dell’Autorità Portuale. L’idea è quella di avere un ordinamento molto più agile sul modello adottato dalla Repubblica di Genova: uno governo centrale (la Repubblica federale ligure) con pochissimi poteri e un insieme di comunità (o cantoni) sul modello svizzero con quasi tutti i poteri decisionali. Il sistema cantonale è quello che consente alle comunità omogenee per territorio e interessi, e quindi non eccessivamente grandi, di governarsi da sole. Il compito dello stato ligure è quello di garantire il riequilibrio delle risorse per uno sviluppo armonico di tutta la Liguria e per gestire quei servizi che richiedono le cosiddette economie di scala, ossia un volume di attività sufficientemente ampio per poter operare a costi contenuti. Per la città di Genova allora basterebbe un solo centro decisionale che al M.I.L. piace chiamare "Doge" utilizzando lo storico nome di questa carica.
  4. Istituire la figura del "sindacatore", una magistratura formata da una o più persone elette direttamente dai cittadini che, sostituendo gli attuali revisori dei conti, oggi nominati dallo stesso consiglio provinciale - e quindi figli degli stessi controllati -, relazioni sul merito di ogni singolo capitolo di spesa, valutandone l’utilità e la congruità, riferendo le sue conclusioni direttamente ai cittadini.
  5. In attesa di un sistema fiscale ligure che stabilisca tassazioni eque (ad esempio fino a 15 mila Euro di reddito NESSUNA tassa e poi aliquote progressive, fino al massimo del 25%) occorre svolgere un’attenta politica delle Entrate, particolarmente per esazione dei crediti che si creano nei confronti dello Stato. In particolare verificare in Prefettura i crediti delle Asl verso lo Stato che si formano per l’assistenza sanitari, nascite incluse, prestata agli extracomunitari.
  6. Infine anche la Provincia contribuirà a far sì che Genova e la Liguria diventino la capitale mondiale della qualità della vita progettando sistemi energetici, di mobilità (ad esempio la metropolitana), ambientali e sociali assolutamente non inquinanti e di nessun impatto ambientale. In quest’ottica il M.I.L. è contrario agli inceneritori della rumenta, dovunque essi siano collocati.

In attesa che i sacrosanti diritti della Liguria di RI-tornare ad essere Stato Indipendente siano fatti valere, tutti i problemi attuali verranno affrontati avendo come linee guida i DIECI VALORI che i Genovesi hanno saputo sviluppare in oltre 700 anni di indipendenza.

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5. I Dieci Valori della REPUBBLICA di GENOVA

Le popolazioni Liguri, forti e fiere della loro sovranità e indipendenza, avevano saputo creare una vera civiltà, fatta di autentici valori, che oggi si rivelano attualissimi, moderni e progressisti. Di seguito ne elenchiamo i dieci più importanti.

  1. Centralità ed importanza del LAVORO (il “darsi da fare” ligure) in un mondo che, in quel tempo, vedeva invece prevalere le consuetudini feudali dei signorotti (re, imperatori, feudatari, ecc...) che vivevano sfruttando il lavoro degli altri, come vere e proprie rendite parassitarie sulla Gleba.
  2. Vera SOLIDARIETÀ e TUTELA delle persone più deboli, che allora si svolgeva sotto il nome di beneficenza, che vide nella Repubblica di Genova la nascita dell'Albergo dei Poveri, dell'Ospedale Pammatone, ecc. e di una vera e propria legislazione sociale per tutelare i lavoratori nei confronti dei datori di lavoro, anche attraverso un Magistrato, anticipando così di secoli le attuali normative del Lavoro.
  3. LOTTA a qualsiasi forma di razzismo o di ghettizzazione, fino al punto di aver saputo accogliere dei profughi albanesi, i Durazzo, che liberati dalla schiavitù e diventati uomini liberi, ma rispettosi delle leggi e consuetudini della Repubblica, seppero meritarsi la stima e la fiducia della popolazione a tal punto che dettero ben otto Dogi alla Repubblica (nota: i Dogi sono nove se si considera anche quello del periodo napoleonico) e divennero una delle famiglie più stimate della Comunità.
  4. SEPARAZIONE assoluta fra Chiesa e Potere Civile, al punto tale che i prelati non potevano assurgere a cariche pubbliche.
  5. TOLLERANZA religiosa ed ostracismo a qualsiasi fondamentalismo, quando in tutta l'Europa imperversava la durissima e crudele Inquisizione.
  6. Forma istituzionale REPUBBLICANA, per quei tempi già democratica (il Consiglio Maggiore della Repubblica era composto da 400 membri; le deliberazioni richiedevano una maggioranza qualificata, i 2/3, spesso i 4/5), quando in tutto il mondo di allora dominavano le monarchie feudali, ereditarie, dispotiche ed autoritarie.
  7. ORDINAMENTO INTERNO Ligure già federalista, leggero e poco burocratico consono a un popolo che rifiutava la guerra come strumento di conquista e di dominazione dei popoli: le Comunità liguri avevano propri “Statuti” ed erano legate alla Repubblica di Genova da veri e propri “patti federali”, al punto che la Repubblica di Noli si autogovernava così come faceva la Magnifica Comunità degli Otto Luoghi (Camporosso, Vallebona, Vallecrosia, San Biagio, Sasso, Soldano, Borghetto e Bordighera).
  8. TUTELA ambientale, paesaggistica e urbanistica, si pensi al buon uso del territorio fatto con le famose “fasce” liguri e ai bellissimi centri storici delle nostre comunità avuti in eredità dai nostri avi.
  9. CONTROLLO “a posteriori”, sempre e comunque, dell'operato della classe dirigente, con l'Istituto dei Supremi Sindicatori, esatto contrario di quanto avviene oggi essendo il controllo a priori o durante l'esercizio del Governo e realizzato attraverso una pesantissima burocrazia, capace di paralizzare o quanto meno rallentare notevolmente l'efficacia dei legittimi poteri decisionali di chi governa, eletto dal consenso popolare.
  10. ORGANIZZAZIONE POLITICA basata sul RIFIUTO della tirannia e della guerra di conquista dei territori e dei popoli, spesso pagando i signorotti e tiranni locali per riscattare le popolazioni che desideravano entrare a far parte della Repubblica di Genova e, nello stesso tempo, rispettando le sovranità dei Feudi Imperiali.

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6. Perché la Liguria ha diritto a RI-tornare indipendente:
le sette Date Storiche

Vi sono sette Date Storiche che dimostrano inconfutabilmente il diritto di esistere della REPUBBLICA di GENOVA.

9 ottobre 1796

Per conservare la propria sovranità, la REPUBBLICA di GENOVA stipula a Parigi una Convenzione Segreta per evitare l’invasione delle truppe napoleoniche, pagando un importo di ben 4 milioni di franchi che oggi, con gli interessi composti, ammontano a oltre 100 miliardi di euro (circa 200mila miliardi di lire italiane). Nonostante ciò la Francia non sta ai patti: invade la Liguria e fa razzia dell’enorme patrimonio del Banco di S, Giorgio, delle Chiese e delle case private senza che ci fosse alcun status di guerra!
Battuti gli austro-piemontesi (1796-1797), Napoleone costituisce le Repubbliche Cispadana e Cisalpina, minacciando sempre di più la libera REPUBBLICA di GENOVA.

22 maggio 1797

I giacobini genovesi tentano un colpo di stato, per consegnare la REPUBBLICA di GENOVA a Napoleone. Ma 6.000 (seimila!) camalli e carbonai, inviperiti anche perché i rivoltosi volevano chiudere il porto facendo quindi diminuire il loro lavoro, difendono la loro REPUBBLICA e riconquistano Palazzo Ducale, facendo momentaneamente fallire il colpo di stato.

6 giugno 1797

Per evitare che l’armata di Napoleone, pronta a Mombello, si diriga su Genova e faccia una carneficina, i reggitori della Repubblica sono costretti a firmare una Convenzione che decreta la nascita della Repubblica Democratica Ligure. Il titolo di presidente viene conferito in un primo tempo allo stesso doge della Repubblica di Genova, Giacomo Maria Brignole, per cercare di tenere buono il popolo! Questa Repubblica viene dichiarata autonoma rispetto a quella Cisalpina e a quella Cispadana per non irritare il sentimento indipendentista dei Genovesi e dei Liguri.

26 aprile 1814

La REPUBBLICA di GENOVA, dominata dai francesi con la forza fino al 6 aprile 1814 (abdicazione di Napoleone), è legalmente ricostituita dal comandante delle truppe inglesi, Generale William Bentinck, con il famoso Proclama il quale, all’art. 1, decreta

Che la costituzione quale esisteva nell’anno 1797, con quelle modificazioni che il voto generale, il pubblico bene e lo spirito dell’originale Costituzione del 1576 sembrano richiedere, è ristabilita.

26 dicembre 1814

Contravvenendo al Proclama del 26 aprile 1814, il Congresso di Vienna, composto dalle monarchie europee (quasi tutte debitrici di ingenti somme al Banco di San Giorgio di Genova) dispone, con la forza, che gli Stati della ricostituita REPUBBLICA di GENOVA siano riuniti al Regno di Sardegna. Eliminato il creditore le Potenze di allora ottennero, di fatto, l’annullamento dei loro debiti!
I delegati della REPUBBLICA di GENOVA, che partecipava sovrana al Congresso di Vienna, e il legittimo Governo genovese non vollero firmare alcun documento di approvazione delle decisioni prese dal Congresso. Più precisamente nella Nota del 12 novembre 1814 inviata, per conto del Governo Ligure, da Gerolamo Serra al Ministro Plenipotenziario Antonio Brignole Sale si legge

il Governo, sull'interpello del sottoscritto e dopo un maturo esame, ha deliberato che non desistiate, per qualunque minaccia o lusinga, dal reclamare l’indipendenza e l’integrità del Genovesato, che la sola violenza, tanto più e sì giustamente detestata dalle alte Potenze contraenti, ha potuto torre (togliere, ndr) a una nazione, la cui indipendenza è tanto antica quanto quella di parecchi e più rispettabili Stati d'Europa; ed ha espressamente presa la deliberazione e commesso a noi di comunicarvela che quando anche foste sicuro che i plenipotenziari del Congresso avesser decisa la riunione del Genovesato agli stati di una Potenza straniera, la proposizione de' privilegi da accordarsi agli abitanti del Genovesato non porti il nome del nostro Governo, ma sia una semplice carta senza sottoscrizione.

Infine, saputa l’irrevocabile decisione del Congresso di Vienna viene emesso il famoso Proclama dei Governatori e Procuratori della Serenissima Repubblica di Genova che inizia con la frase

Informati che il Congresso di Vienna ha disposto della nostra Patria
riunendola agli Stati di S. M. il Re di Sardegna
risoluti dall’una parte a non lederne i diritti imperscrittibili,
dall’altra a non usar mezzi inutili e funesti, Noi deponiamo un’Autorità che la confidenza
della Nazione e l’acquiescenza delle principali Potenze avevano comprovata.

Val la pena di ricordare che venne invece mantenuta la sovranità della Repubblica di San Marino, nonostante le mire dello Stato della Chiesa.

1-10 aprile 1849

Dopo la sconfitta di Novara (23 marzo 1849) i Genovesi avevano sperato di poter ristabilire la loro plurisecolare Repubblica. Le truppe sabaude, comandate dal generale La Marmora, si abbandonano al Sacco di Genova, un saccheggio che durò dal 4 al 7 aprile 1849 e durante il quale uomini furono uccisi, donne stuprate, case e chiese devastate e depredate. Non solo questo: nel pomeriggio del giorno 5 aprile cominciò un incessante bombardamento che durò ben trentasei ore e che fece vittime soprattutto tra i ricoverati dell’Ospedale di Pammatone in Portoria. Genova fu domata. Domenica 8 aprile, giorno di Pasqua, in una lettera scritta in francese, Vittorio Emanuele II, complimentandosi con La Marmora per aver ben operato a Genova, definì i Genovesi vile e infetta razza di canaglie, un’onta ancor oggi non sanata. Quando il giorno 11 aprile La Marmora entrò in Genova trovò una città deserta con tutte le finestre chiuse.

Da allora Genova attende che i danni materiali e soprattutto morali
le vengano risarciti dagli eredi di coloro che autorizzarono quest’infamia.

1860-1870

La monarchia sabauda fa votare i Plebisciti d’annessione al Regno di Sardegna e al Regno d’Italia con l’evidente scopo di sanare la violazione del Diritto Internazionale compiuta annettendo, con la forza, i territori che allora costituivano gli Stati, sovrani e indipendenti, della penisola italiana.

Ma i cittadini Liguri non furono MAI chiamati a manifestare la loro volontà!
È infatti fuor di ogni dubbio che i cittadini genovesi e liguri avrebbero votato NO!

In conclusione le precedenti vicende storiche evidenziano due fatti.

  1. Quando il Congresso di Vienna dispose la riunione degli Stati della Liguria al Regno di Sardegna, il legittimo Governo genovese fu ben attento a non compromettere la possibilità che la Liguria potesse, in un periodo più favorevole, RI-tornare indipendente, sovrana e prospera come lo fu per oltre 700 anni.
  2. L’annessione al Regno di Sardegna, prima, e al Regno d’Italia, poi, non fu mai sancita da un plebiscito popolare per l’evidente motivazione che i cittadini genovesi e liguri, gelosi e orgogliosi della loro sovranità, avrebbero votato NO.

Questa è la grande eredità che i nostri Padri, vissuti in una Liguria indipendente e sovrana, hanno voluto lasciare a noi per poter far valere il diritto all’indipendenza nei tempi più propizi. Ed è di tutta evidenza che, da allora, vi furono guerre di conquista, guerre coloniali, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, la guerra fredda, fino al crollo del Muro di Berlino e alla realizzazione della moneta unica europea, segnale tangibile e reale che i grandi stati nazionali non sono più necessari per il mantenimento della pace in una Europa sempre più unita. Pertanto questo nostro tempo è il primo periodo storico in cui è possibile rivendicare l’eredità dei nostri Padri senza compromettere alcunché. In definitiva la situazione è la seguente.

Esistono i presupposti storici e giuridici
per rivendicare la SOVRANITÀ e l’INDIPENDENZA
della REPUBBLICA di GENOVA.
Questo nostro tempo è il primo periodo in cui,
senza compromettere alcunché,
il Popolo Genovese e Ligure può rivendicare i suoi
DIRITTI INTERNAZIONALI IMPRESCRITTIBILI.

Questo è esattamente ciò che il M.I.L. si propone di fare.

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7. Perché una Liguria indipendente

In un articolo apparso sul Corriere della Sera di lunedì 15 dicembre 1997, si legge quanto segue.

Nel 1946 c’erano 74 Paesi nel mondo, oggi ce ne sono 192: più della metà di questi ha una popolazione inferiore ai 6 milioni di abitanti. Nello stesso mezzo secolo il volume del commercio internazionale è esploso, ed oggi, con 192 Paesi indipendenti si parla di economia globale come mai prima d’ora. Molti dei Paesi che sono cresciuti più in fretta negli ultimi tre decenni sono molto piccoli come ad esempio Singapore.

Ormai tutti sostengono la negatività della fase storica dei grandi Stati nazionalistici che si ebbe dopo la rivoluzione francese ed il Congresso di Vienna del 1814-15, perché ha portato l’Europa verso la corsa alle “grandi Potenze” con due guerre mondiali e stupide guerre coloniali. Ormai le relazioni tra Stati devono basarsi sulla “forza dei DIRITTI” e non più sulla “forza delle POTENZE”. Per realizzare questo grande obiettivo occorre che la POLITICA punti ad un grande obiettivo: non devono più esserci stati “potenti-prepotenti”! Sono i grandi Stati che “fanno paura”, perché tendenzialmente “prepotenti” ed “arroganti”! Devono esserci solamente grandi Organismi Internazionali come l’O.N.U. e come dovrebbe essere l’Unione Europea, che invece di una nuova “Potenza”, deve diventare una Confederazione di piccoli-medi Stati PACIFICI. Deve quindi essere favorita-incentivata la “RI-nascita” delle piccole Nazioni-Comunità che devono impegnarsi ad essere portatrici di democrazia, non violenza, pacifismo e solidarietà. È un controsenso continuare a dire che solamente una “grande Europa” può assurgere al ruolo di “POTENZA”! Sono tutte le POTENZE che non devono più essere tali. Le tante piccole-medie Comunità devono poter “coltivare-valorizzare” tutte le loro diversità.

In questa prospettiva il M.I.L ritiene importantissimo che sia diffuso il più possibile l’esempio istituzionale della Svizzera, dove 4 popoli diversi, con 4 lingue diverse e religioni diverse hanno imparato a convivere in pace e prosperità . Era anche il “modello istituzionale” della stessa “Repubblica di Genova”, ben evidenziato dai 10 VALORI della Civiltà Ligure, che è stato VIOLENTEMENTE interrotto prima da Napoleone e poi dai Savoia, fautori entrambi invece di un modello istituzionale CENTRALISTA.

La tendenza mondiale è dunque quella di avere stati piccoli, leggeri ed efficienti, proprio come lo era l’antica REPUBBLICA di GENOVA, fatto questo che sta sempre più assumendo una precisa e indiscutibile veste giuridica al punto da essere guida per decidere gli assetti mondiali.

Si noti, ad esempio, che i nuovi stati membri della Unione Europea hanno gli stessi diritti di tutti gli altri stati indipendenti: avranno la presidenza di turno e un preciso numero di parlamentari europei. La Liguria, invece, essendo elettoralmente marginale è riuscita ad eleggere un solo parlamentare che, se fosse eletto sindaco, priverebbe la Liguria di ogni rappresentanza europea! Il Lussemburgo, che ha una popolazione di circa un quarto di quella ligure, essendo stato sovrano, ha diritto a ben sei parlamentari!

Non sfugge, d’altra parte, che ogni problema riguardante la nostra terra oggi può essere o meno risolto esclusivamente da scelte fatte a Roma, lontane dalla realtà e dagli interessi della popolazione genovese e ligure.

Ecco perché occorre essere indipendenti e sovrani: per poter decidere noi stessi dei nostri destini, assumendoci tutte le responsabilità decisionali che un tale status comporta. Per meglio chiarire questi aspetti, ora appena accennati, osserviamo che indipendenza e sovranità significano essenzialmente capacità di decidere autonomamente (dovendo cioè rispondere alla sola popolazione genovese e ligure) sull’economia e sull’ordinamento. Analizziamo questi due aspetti con maggiore dettaglio.

L’aspetto economico

La Liguria è terra aspra, capace di diventare prosperosa e ricca se si segue l’esempio della REPUBBLICA di GENOVA. Ecco come argomentava il marchese Agostino Pareto nella nota inviata al ministro degli esteri inglese lord Castlereagh in data 11 maggio 1814.

Posta in un territorio stretto e sterile, essa (la Liguria, ndr) non ha che un solo mezzo d’esistenza, il commercio d’economia; e nella concorrenza dei porti vicini, il commercio non potrebbe aver luogo che secondo un sistema e regolamenti finanziarii, il meno onerosi possibili, tali quali esistevano altre volte. L’antico Governo Genovese era per sua natura, il più economo e il meno costoso di tutti i Governi d’Europa; l’imposta vi era leggerissima, i diritti sopra il commercio pressoché insignificanti. Invano si nutrirebbe lusinga di conservare questo sistema, se Genova fosse retta da tutt’altra forma Governo, e meno ancora se essa fosse riunita a una Stato più esteso. Dei bisogni senza numero e senza misura verrebbero di nuovo a schiacciare questo infelice paese, che indebolito da quindici anni per perdite immense, sacrificate a interessi stranieri ai suoi, invece di veder rimarginare le sue piaghe, vedrebbe ben tosto diseccare per sempre le sorgenti della sua industria, e consumare la sua rovina.

Agostino Pareto aveva esattamente centrato la vera vocazione del territorio ligure. L’indipendenza consentirà di restituire Genova e la Liguria alla loro vera vocazione, quella che ha reso ricca e prospera la gente ligure: quella enunciata da Agostino Pareto con l’aggiunta dello sviluppo delle moderne alte tecnologie (hi-tech), del turismo, di una agricoltura di “qualità” e di veri e propri “poli della scienza e della cultura”.

L’aspetto normativo

Non va inoltre sottovalutato che essere indipendenti significa essere esonerati dal rispetto del sistema legislativo italiano che, per una regione come la Liguria, è fortemente penalizzante. Una Liguria indipendente potrà fare le proprie leggi in piena autonomia, decidere di avere una burocrazia leggerissima (proprio come nella REPUBBLICA di GENOVA), imposte limitate e servizi di primissima qualità al fine di restituire il territorio alla sua vocazione naturale: quella di essere terra di commercio e di finanza.

È infine evidente che una Liguria prospera e ricca potrà con facilità esercitarsi in tutte quelle opere di solidarietà verso i propri cittadini e verso le popolazioni non liguri, che hanno contraddistinto la qualità dell’assistenza attuata dalla REPUBBLICA di GENOVA anche in periodi nei quali il singolo individuo era molto meno considerato.

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8. Conclusioni

Quanto sopra esposto è soltanto un breve e incompleto quadro che tuttavia ha consentito di dimostrare due aspetti fondamentali dell'azione del Movimento Indipendentista Ligure:

  1. il diritto internazionale imprescrittibile che la Liguria possiede di poter RI-tornare indipendente;
  2. la convenienza istituzionale, morale, sociale ed economica che la Liguria avrebbe ad esercitare questo suo imprescrittibile diritto.

 

Allê, Zeneixi! L’insemmo torna:
a Liguria a deve ritornâ indipendente!

 


Per ulteriori informazioni sul M.I.L. e per dettagliate notizie storiche consultare i siti Internet

www.mil2002.org
www.liguriaindipendente.org
www.francobampi.it/liguria

M.I.L - MOVIMENTO INDIPENDENTISTA LIGURE
Via XX Settembre 21/7 - 16121 Genova
Tel e Fax 010-585263
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