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Il Giornale

Mercoledì 5 aprile 2006


Scuole e ospedali in Liguria grazie al Regno Sabaudo

Massimo Mallucci

La Repubblica di Genova, più che uno Stato, era una Oligarchia aristocratico-commerciale, in molti casi tirannica e dispotica. Gli interessi della «Serenissima» non andavano oltre le mura di Genova e nelle nostre campagne la gente era costretta a vivere come bestie. Con la felice unione al Piemonte Sabaudo la Liguria, oltre ad una carta costituzionale, ha avuto le prime strade di collegamento, le prime scuole per tutti, i primi ospedali, le prime società di Mutuo Soccorso per lavoratori, i primi libri e giornali da leggere liberamente. La Repubblica di Genova, infatti, vietava la pubblicazione di giornali e libri, se non di carattere religioso, in quanto temeva la diffusione delle idee. Ecco perché la Liguria è diventata una delle terre più risorgimentali d'Italia. Basti pensare a Nino Bixio ed a Mameli, autore dell'inno Fratelli d'Italia. Genova, poi, ha dato al Regno Sardo uomini politici di primo piano come Vincenzo Ricci, Ministro dell'Interno e delle Finanze, e Lorenzo Pareto, Ministro degli Esteri.

Si deve anche dire, una volta per tutte, che nel 1815 non fu il Congresso di Vienna a stabilire la fine della Repubblica di Genova. Questa non esisteva più, sin dal 1805, quando il Senato Ligure si autosciolse, per unirsi alla Francia. In effetti, nell'occasione, gli Oligarchi genovesi pensarono più ai propri affari che a difendere l'identità e l'autonomia dello Stato.

Mentre in tutti gli altri Stati Italiani si cercò di resistere all'invasione Napoleonica e si costituirono governi in esilio, la Repubblica di Genova si «sbragò» letteralmente. Unica eccezione: l'eroica insorgenza delle campagne con i «Viva Maria» che furono, però, stroncati e massacrati dagli stessi Oligarchi genovesi, timorosi di perdere i loro privilegi ed i loro affari. Alla Francia, dunque, la Repubblica di Genova si è del tutto consegnata e non solo arresa. Evidenziare il mancato ricorso ad un plebiscito è, poi, antistorico, considerando i tempi in cui si è compiuta la felice unione ligure-piemontese. Del resto la stessa Repubblica di Genova, qualche tempo prima del Congresso di Vienna, aveva venduto, per denaro, alla Francia un'intera isola facente parte del proprio territorio: la Corsica. Alle popolazioni non fu chiesto di esprimere il proprio parere. È curioso, infine, notare, come tra i nostalgici della Repubblica di Genova, non compaiono appartenenti a famiglie liguri. Forse perchè coscienti che la esasperazione di fatti lontani, rappresentati in modo fantasioso, non giovano certo allo sviluppo della nostra Regione, per la quale occorrono proposte concrete ed attuali, anche progettando lo sviluppo delle autonomie locali.

(Chiavari)

GENOVESE illustre: Goffredo Mameli, autore dell’inno «Fratelli d’Italia»

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