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Il Giornale

Giovedì 30 marzo 2006


LA PAROLA AI MONARCHICI

Una «nazione» che non è mai esistita

Un popolo di marinai che ha sempre guardato oltre i confini di Genova

Michele Forino*

L’ampio dibattito suscitato da «il Giornale» merita una messa a punto, dal momento che un’abile attività disinformativa, realizzata da un manipolo di reazionari, ha oscurato alcuni dati di fatto.

1) Ciò che impropriamente viene definita «Nazione Ligure» non può essere riferita alla Repubblica di Genova, dal momento che, sotto il profilo storico, i rapporti tra Genova-Città e l’intera Liguria non sono mai stati idilliaci. Basta un banale approfondimento in merito alla storia di Savona, Oneglia, San Remo, per rendersene conto. Confondere Genova con tutta la Liguria è un grave errore.

2) In territorio ligure non venne votato il plebiscito per l’Unità d’Italia, semplicemente perché... la Liguria era una realtà inesistente, in quanto, essendo ormai da tempo provincia napoleonica, era priva di identità.

3) Molti commentatori esasperano, sino alla nausea, i contorni della rivolta del 1849 e la successiva repressione. Nessuno ha però indicato gli enormi sforzi che, successivamente, vennero fatti per migliorare i rapporti tra piemontesi e genovesi, a cominciare dalla politica ferroviaria ed economica. Il risveglio di Genova dal lungo letargo napoleonico inizia proprio negli anni ’50 dell’Ottocento, periodo pressoché misconosciuto e poco studiato.

4) Allo spirito mercantile dei genovesi, in ogni caso, andavano già troppo stretti gli antichi confini, tanto è vero che Genova fu la culla risorgimentale dell’Italia unita. L’allargamento dell’orizzonte territoriale, infatti, ben si coniugava con i desideri e le aspirazioni dei ceti più moderni della città che sognavano la fine delle barriere doganali e politiche: cioè, l’Unità italiana.

5) L’aspetto superbo di Genova, concretizzatosi nella direttrice dell’Acquaverde sino a San Domenico (De Ferrari), per continuare con l’invenzione di via XX Settembre e del quartiere «tipo Torino» (omonimo corso e strade limitrofe), permane ancora oggi quale tratto caratteristico della città insieme al Centro Antico-medievale.

I monumenti dedicati, in periodo monarchico, a Mazzini ed a Garibaldi, fanno cogliere la contraddizione tra il «bello» di una volta e quello di oggi (Corte Lambruschini, la Fiumara...).

Eppure, chi vuole l’indipendenza di Genova sembra ignorare questa realtà, chiedendo, per di più, di innalzare barriere a Ventimiglia e Sarzana quando la tradizione genovese dovrebbe suggerire un’Europa più unita e senza confini.

6) L’ultimo sassolino che abbiamo nella scarpa riguarda, poi, la Resistenza. La Brigata Osoppo, l’Organizzazione Franchi-Mauri, il Conte Edgardo Sogno Rata del Vallino, così come il regio esercito della battaglia di Montelungo, sono lì a testimoniare l’impegno di migliaia di monarchici nella lotta di Liberazione. Eppure, tutti ignorano questa realtà storica. Forse si teme che il sentimento monarchico, addormentatosi con il tempo, possa improvvisamente risvegliarsi?

Del resto, le attività del Mil, improvvisamente condivise da Istituzioni dello stato repubblicano, stanno per compiere il miracolo. Noi siamo lì ad aspettare.

*Segretario regionale
Alleanza Monarchica

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