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Il Secolo XIX

Mercoledì 28 giugno 2006


LA CURIOSITA’

Tursi, una targa contro i Savoia
per ricordare il sacco di Genova

In piazza Corvetto la statua che lo celebra ritraendolo a cavallo, elegante e potente. Altrove, ma ancora non si sa dove, una targa che ricordi l’umiliazione che inflisse alla città. E’ un sentimento di amore odio quello che lega Genova a Vittorio Emanuele II di Savoia. Ieri il consiglio comunale ha approvato una mozione per ricordare il sacco di Genova del 1849 e attribuirne apertamente, attraverso una targa commemorativa, la responsabilità all’ex re d’Italia. Un voto trasversale, partorito dopo una lunga e animata discussione, quando nell’aula era sopravvissuto a malapena il numero legale. Venticinque i consiglieri presenti: 14 hanno votato a favore, sei hanno votato contro (i diessini Gabriella Biggio, Massimo Casagrande, Massimiliano Morettini e Italo Porcile, il capogruppo di Forza Italia Beppe Costa e il capogruppo di Alleanza nazionale Gianni Bernabò Brea); quattro si sono astenuti (i diessini Roberto Adorno e Alessandro Fedrazzoni e l’azzurro Giuseppe Cecconi). Il consigliere Remo Benzi (Liguria Nuova) era presente, ma non ha votato perchè è piemontese.

Vittorio Emanuele era il primogenito di Carlo Alberto di Savoia e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Quando il padre abdicò, si ritrovò sulle spalle la responsabilità del regno, dimostrandosi risoluto con il maresciallo Radetzky ed evitando al Piemonte l’umiliazione più pesante. Umiliazione che invece fu inflitta a Genova, che s’era ribellata al Regno Sabaudo e che per questo, nel 1849, fu assediata, bombardata e abbandonata al saccheggio dei bersaglieri del generale La Marmora, al quale il re, compiaciuto, scrisse una lettera dove definiva i genovesi «vile e infetta razza di canaglie».

La mozione approvata ieri impegna la giunta a posizionare una targa sulla facciata di Palazzo di Giustizia o in un altro luogo di pari visibilità per commemorare i martiri del sacco di Genova e attribuire a Vittorio Emanuele II la responsabilità. La commissione Cultura avrà il compito di scrivere il testo della targa e indicare il luogo di affissione. A sollevare il problema, oltre un anno fa, facendolo rimbalzare sino a Palazzo Tursi, era stato il senatore diessino Aleandro Longhi: si parlava del rientro dei Savoia in Italia e Longhi ricordò il sacco di Genova e le responsabilità di Vittorio Emanuele II.

Gilda Ferrari

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