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Il SecoloXIX

Giovedì 26 gennaio 2006


Lettere al Secolo XIX

Per gli Indipendentisti non c’è par condicio

Mauro Cavelli, presidente del consiglio provinciale di Genova, in risposta a un precedente intervento di Baget Bozzo che attaccava la par condicio, ha giustamente scritto che «...alle elezioni ogni soggetto politico deve partire alla pari» e «quello che conta è il libero giudizio che i cittadini si sono formati in base alle loro personali esperienze. Anche perché in democrazia il corpo elettorale delle donne e degli uomini informati è il moderno Principe». Sono proprio queste affermazioni di Cavelli che condividiamo in pieno a dare la possibilità a un movimento politico come il Mil, Movimento indipendentista ligure del quale ho la presidenza, di intervenire. Il Mil è nato pochissimi anni fa (2001) e, con pochissimi mezzi (le sole quote degli iscritti e le oblazioni dei simpatizzanti), è riuscito a portare avanti una strategia politica che vede al centro la scoperta dei diritti che ha la Liguria di poter tornare a essere una nazione indipendente e delle opportunità e dei vantaggi che tale indipendenza darebbero alla comunità ligure. In maniera pacifica, civile e democratica si è già incontrato con le istituzioni (consiglio provinciale di Genova, numerosi sindaci e consigli comunali, alcune circoscrizioni di Genova, una comunità montana, il consiglio regionale, eccetera) che hanno già approvato interessanti documenti, che abbiamo riportato sul nostro sito Internet www.mil2002.org/premessa/index.htm e www.mil2002.org/battaglie/diritti.htm. È evidente a tutti che il vero problema è quello di riuscire a far conoscere a quanti più liguri è possibile la vera storia della Liguria e i diritti che ne derivano di poter tornare a essere una nazione indipendente come a esempio hanno fatto le tre repubbliche baltiche annesse anche loro arbitrariamente e con la violenza alla Russia e tornate indipendenti dal 1991. I mezzi di informazione ci hanno dato, nei limiti del possibile, un discreto spazio, ma chiaramente non possono parlare sempre di noi. Perché un movimento politico diventi concretamente operativo deve poter affrontare una competizione elettorale, per verificare il consenso dei cittadini. L’occasione poteva essere quella delle prossime elezioni. Ma ci è praticamente impossibile perché, per l’attuale legge elettorale, presentandoci noi solamente in Liguria, dovremmo riuscire ad avere per la Camera qualcosa come circa 1,6 milioni di voti (più dell’intera popolazione) e anche per il Senato, dovremmo avere almeno l’8 per cento, cioè circa 80 mila voti, con l’obbligo, comunque, di raccogliere prima le firme. I partiti presenti in parlamento non hanno questi obblighi. Questa è la par condicio? Una vera democrazia dovrebbe essere al contrario, cioè favorire quelle forze politiche che decidono di scendere nell’arena elettorale anche per la prima volta (purché veramente democratiche, civili e pacifiche), facilitandole nelle trasmissioni televisive e in qualche modo anche aiutandole e finanziandole perché fanno crescere il numero dei cittadini che decidono di dedicare parte del loro tempo alla politica. Chiaramente è indispensabile che poi, a valle, ci siano degli sbarramenti che però non devono essere troppo selettivi. Per esempio, se il risultato elettorale non arriva al 3-4 per cento, è giusto che non abbiano diritto ad alcun rappresentante. Dobbiamo cioè vedere la politica come una vera e propria agorà, nella quale è bene favorire l’entrata e l’ingresso di più soggetti possibile. Coloro poi che avranno le idee e le persone migliori, riusciranno a emergere e ad avere le responsabilità di governo dei cittadini. Questa è la vera democrazia.

Vincenzo Matteucci
presidente Mil
Movimento indipendentista
ligure

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