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Il Giornale

Martedì 16 dicembre 2003


«La Regione sfidi il congresso di Vienna»

Il movimento indipendentista chiede che lo statuto dichiari la Liguria Stato sovrano

PAOLA SETTI

Consumeranno le suole, ma giurano che non demorderanno. Da anni, documenti storici alla mano, ripetono che la Liguria dovrebbe essere uno Stato sovrano. Da anni ricevono anche il consenso delle istituzioni. Adesso, i rappresentanti del Movimento indipendentista, Mil, vogliono i fatti. E chiedono che la questione indipendentista sia messa nero su bianco nelle premesse allo statuto regionale, la "futura carta costituzionale ligure».

La questione
al voto in tutti
i comuni.
Ieri petizione
fra gli ospiti
al Costanzo Show
 

Alle elezioni politiche del 2001 invitarono i liguri ad annullare le schede, scrivendoci sopra Liguria indipendente. Alle comunali del 2002 invece si presentarono, rigorosamente da soli, per «recuperare pacificamente alla Liguria, con azioni politiche e giuridiche, la sovranità di nazione indipendente». Quando i savoia tornarono in Italia si presero la briga di fargli sapere che a Genova non erano graditi, a meno che non avessero risarcito la città con 70mila miliardi di vecchie lire per i danni arrecati nell'aprile del 1849, quando Vittorio Emanuele II ordinò di soffocare le contestazioni contro la monarchia sabauda. Adesso, il Mil, soggetto politico nato nel 2001 dall'associazione culturale Repubblica di Genova, torna all'attacco.

Lo slogan non lascia dubbi: «Ora, più di prima e sempre Liguria indipendente». La Regione avrà il suo bel da fare, se vorrà contenere la spinta indipendentista. Perché i due leader del Mil, il fondatore Vincenzo Matteucci e il professor Franco Bampi, stanno battendo tutti i comuni liguri. E i comuni liguri rispondono con entusiasmo. in modo bipartisan e nonostante la frase che si chiede di inserire nello statuto non sia roba da poco. Suona così: «La Liguria è stata per oltre settecento anni una Nazione Stato sovrana e indipendente. Detta indipendenza non risulta essere mai stata rinunciata, in quanto la repubblica di Genova non ha accettato le statuizioni del congresso di Vienna del 1815 e non ha mai votato, a differenza di altre regioni italiane, alcun plebiscito per l'annessione al regno d'Italia».

E chi l'avrebbe detto. La prima amministrazione ad aver varato ufficialmente la richiesta è stata la Provincia di Genova, che il 26 marzo 2002 ha approvato la «mozione storica» presentata dai capigruppo di Forza Italia, Ds, Liguria Nuova e Margherita, con la quale «il consiglio provinciale auspica che i sopraindicati principi e valori storici vengano riconosciuti ed enunciati nel redigendo statuto della Regione Liguria». Il resto è storia recente. A fine novembre sono arrivati i sì, e all'unanimità, dei consigli comunali di Camogli, Recco e Mignanego. «Non ci possiamo arrendere - spiegano Matteucci e Bampi - andremo in tutti i comuni liguri, poi verremmo ascoltati dalla commissione affari istituzionali della Regione, e speriamo di convincere il maggior numero di consiglieri possibile». Parallelamente, il Mil ha organizzato una raccolta di firme fra i cittadini. Circa 600 quelle già raccolte. Le ultime ieri, quando Bampi e Matteucci hanno affisso uno striscione al Teatro della Corte, approfittando dell'affluenza di pubblico per il Maurizio Costanzo Show.

Questione di riappropriarsi delle proprie radici, spiega Matteucci, ma non solo. «La Liguria è stata privata della sua indipendenza con la violenza al Congresso di Vienna, nonostante la ferma opposizione del legittimo Governo ligure, che emise anche un famoso Proclama, e nonostante non sia mai stata chiamata a votare il plebiscito di annessione né al Regno di Sardegna né a quello d'Italia. Lo statuto regionale ha la possibilità di ristabilirebbe una verità storica. Ma anche di dare alla Liguria maggiore potere contrattuale politico. Non saremmo più costretti ad andare a Roma con il cappello in mano: saremmo invece riconosciuti come Svizzera, Lussemburgo, Singapore, San Marino, Monaco, Malta, Cipro». Immancabile l'appello per il 2004: «far sapere a tutto il mondo quello che Genova e la Liguria hanno dovuto subire dal 1815 in poi».

(2 - continua)

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