liguria@francobampi.it

Home > Congresso di Vienna: 1814 > Relazione Anonima sui Genovesi

[ Indietro ]

Relazione Anonima intorno allo spirito pubblico e all'indole del popolo genovese
(Genova, 3 ottobre 1815)

Tratta dal Museo Storico Risorgimento Nazionale di Genova, Carte Ricci N° 3503.
Pubblico questo documento non perché faccia fede di esattezza storica (basta vedere come l'autore presenta la sollevazione contro gli austriaci nel 1746), ma perché può dare un'idea della diffidenza con cui si guardava a Torino verso la nostra città allora unita agli Stati Sardi. Enrico Guglielmino

La Repubblica di Genova è sempre stata in tutti i tempi soggetta a continue discordie, dissenzioni intestine e guerre civili. Il Popolo di questa Città è fazioso, avido di novità ed inclinato a mutar con facilità la forma del suo governo; senza riandare que' tempi più remoti, in cui si ha dall'Istoria patria che essendo questa Repubblica tiranneggiata dalle sue fazioni e dal Popolo era costretta a ricorrere alla protezione dei principi confinanti (tuttoché stata sempre acerrima nemica della Dominazione straniera) a fine di ottenere appoggio e protezione nelle loro discordie civili, e per dare un'idea della instabilità de' Genovesi, darò soltanto di passaggio un'occhiata sulle vicende occorse in questa Repubblica dal decimo quinto secolo a questa parte.

Gli Spagnuoli, i Francesi, i Duchi di Milano, e le fazioni Genovesi, a gara si disputavano il governo della Repubblica; venivano più volte chiamati, e rimossi più volte i Governatori del Duca di Milano, accettato più volte, e scosso il giogo della Dominazione francese, come anche del Marchese di Monferrato, che la governò pendente quattro anni.

Le famiglie nobili, e le più opulenti, tiranneggiavano la Repubblica per la smisurata ambizione di governare: le fazioni popolari degli Adorni contro i Fregosi, e dei Fregosi contro gli Adorni turbavano continuamente la quiete dei cittadini pacifici.

La città di Savona si era sottratta dall'impero della Repubblica, e sotto la protezione della Francia attendeva a migliorare la sua sorte. La famiglia Grimaldi erasi usurpata il possesso di Monaco.

Continue erano le macchinazioni, le trame, gli ammutinamenti ed i massacri che succedevano in Genova tanto era l'odio dei Nobili contro i Popolari, e dei Popolari contro i Nobili.

Nel principio del decimosesto secolo nuova occasione ci somministra l'instabilità dei Genovesi di conoscere pienamente l'indole loro torbida, e rivoltuosa; chiesero essi per sottrarsi dalle intestine loro discordie la protezione del Re di Francia Ludovico XII, cui diedero il governo della Repubblica; nel 1502 questo Monarca recatosi in Genova vi fu ricevuto con le più grandi dimostrazioni e feste che dimostrare potessero tutte le classi de' Cittadini, ed anzi si elevarono dissenzioni fra loro, perché ciascuna classe ambiva l'onore di riceverlo; furono sparsi fiori sul suo passaggio, tappezzate le finestre ed i poggiuoli, e tutte infine quelle dimostrazioni con cui la popolazione poteva esternare la sua contentezza non furono omesse pendente otto giorni che si trattenne in Genova il prelodato Monarca; ma non passò gran tempo, che suscitatesi nuove turbolenze, nuove discordie tra i Nobili, ed i Popolari, nuove macchinazioni, trame, e congiure, fu costretto quel clemente Sovrano ad usare rigore, e contenerli con esemplarità di castighi. Demetrio Giustiniani, l'ex Doge Paolo da Novi, e non molto dopo Domenico di San Pier d'Arena e Giovanni Interiano, personaggi tutti distinti della Repubblica, pagarono il fio delle loro trame, con essere decapitati.

Ammaestrato il Monarca da queste, e da precedenti trame, insulti e maltrattamenti usati a' suoi Governatori, ed alle sue truppe acquartierate nella Città di Genova, conosciuta l'indole incostante, e tumultuosa de' Genovesi ordinò, e fece costruire, a spese della città medesima, al Capo di Faro, ossia alla Lanterna, nel 1507, una formidabile fortezza, che fu chiamata la Briglia, la quale poi fu pochi anni appresso, cioè nel 1513, intieramente distrutta dal Popolo, alla di cui demolizione vi assisteva lo stesso Doge Ottaviano Fregoso.

In detto anno 1513, quattro cambiamenti subì il Governo di Genova. Pochi anni dopo Andrea Doria si dimette dal servizio del Re di Francia, di cui era Ammiraglio, e si rivolge a quello di Carlo V imperatore d'Austria, e seco adduce dodici galere di sua proprietà, onde potere con maggiori forze, unitamente a quelle della Repubblica, scacciare, come eseguì, dal suo territorio i Francesi che vi erano presidiati, prendendo col tradimento, e colla forza, la fortezza del Castelletto che dominava la Città, e per la sua posizione ne imponeva essenzialmente, di qual fortezza non esiste più vestigie alcuna. Fu indi data alla Repubblica una nuova forma di Governo nel 1528, promossa questa dall'Andrea Doria in cui furono elette 28 Case Nobili dette Alberghi, che esclusivamente dovessero governare la Repubblica.

Succedettero poco dopo nuove macchinazioni, trame e congiure; ma siccome sarebbe troppo dilungarsi a parlarne di tutte, mi limiterò ad indicare quelle che più hanno fatto rumore, e delle quali esistono tuttora nei diversi quartieri della Città, marmoree iscrizioni infamatorie ai nomi e famiglie dei Congiurati, coll'indicazione della pena che hanno subito.

Nel 1534 il Nobile Tommaso Sauli; Agostino Granara, Corsanico, subirono la pena capitale delle loro trame. Altra congiura fu intentata, e scoppiò nella notte del 2 Gennaio 1547, dal conte Gio Luigi Fieschi, ma fu repressa dal maggior numero del partito contrario, ed ebbe fine colla morte accaduta al conte Gio Luigi che restò annegato nella Darsena. Altra del marchese Giulio Cibo nel 1550 che insieme con Ottaviano Zino congiurati furono decapitati in detto anno.

Una sommossa popolare ebbe luogo nel 1575, in cui il popolo si sollevò per chiedere l'abolizione della legge del Garibetto.

Altra congiura fu intentata da Giulio Cesare Vacchero e suoi Partigiani nel 1628, di cui esiste l'iscrizione marmorea infamatoria, vicino alla porta di Vacca.

Altra del Nobile Gio Paolo Balbi e di Stefano Raggio nel 1650. Del primo esiste iscrizione marmorea nella piazzetta del palazzo, e del secondo nella piazzetta Ferretta vicino a San Donato.

Altra del Nobile Raffaele della Torre, di cui esiste iscrizione infamatoria nella suddetta piazzetta del palazzo dal 1672.

Altra notoria sollevazione popolare avvenne il 10 dicembre 1746, in cui dopo l'ingresso delle truppe Austriache in città, della quale avevano preso possesso, le dette truppe furono dalla plebe levatasi in massa malconce e scacciate dalla città; memoria di questo fatto sussiste tuttora coll'impronto di un Mortaio che vedesi nel quartiere di Portoria vicino all'Ospitale di Pammatone.

Non toccherò in ultimo che di volo le troppe note ultime convulsioni politiche che ebbero luogo in Genova verso il fine del mese di maggio 1797: lo spirito rivoluzionario di questa Nazione si fece in tal circostanza chiaramente conoscere non senza effusione di sangue.

E per dir qualche cosa anche del blocco di Genova sotto il comando del Maresciallo Massena, che ebbe la gloria di averlo sostenuto lungamente con poche Truppe, non devo omettere di far presente che queste poche Truppe erano sostenute e protette dal forte partito rivoluzionario interno, e dai facinorosi del Paese, aventi alla testa il facinoroso lor capo Lanata, uomo ligio al Massena, di pessimi costumi, e notissimo a tutti; [né devo ammettere] che quattro mila facinorosi venivano giornalmente pagati dal Generale suddetto in ragione di franchi tre cadun giorno, ed una razione di pane che veniva loro distribuita dai forni alle ore undici di notte, ora in cui tutta la popolazione era ritornata in casa e non ne poteva uscire; a questa sorta di gente era permesso di commettere impunemente qualunque eccesso; e questi sono noti pur troppo a parecchi onesti cittadini, che ne sono stati la vittima.

Ecco di qual sorta di gente servivasi quel prode Generale per incutere un panico terrore, e contenere in tal guisa gli affamati cittadini.

Da tutto quanto ho in succinto raccolto dei fatti succeduti in questa città, ben conoscendosi l'instabilità dei Genovesi, e l'indole rivoltuosa e tumultuante di questa popolazione per contenere la quale, ad esempio di Ludovico XII, Re di Francia, io crederei necessaria la costruzione di una fortezza, o l'ingrandimento di quelle già esistenti rendendole capaci di contenere forti presidj, oppure costruirne una nuova, la quale, dominando più da vicino la città, ne incutesse un salutare timore, e contegno, egualmente che un'imponente guarnigione nella città; non omettendosi soprattutto di stabilirvi una Direzione, o Presidenza di Buon Governo, la quale attentamente invigilando sopra tutte le classi indistintamente di cittadini, fosse a portata di soffocare nel suo nascere qualunque sorta di tumulto popolare, in vista massime che questa città avendo un numero grande di carbonaj, facchini da grano, da vino, da portantine e simili, sono costoro nei movimenti popolari molto pericolosi.

NB. - I carbonai, facchini da grano, da portantine e simili, nella rivoluzione de' 22 maggio 1797 in numero di cinque a sei mila si erano sparsi per la città e venuti alle mani cogl'insorgenti.

Tratto da Enrico Guglielmino, Genova dal 1814 al 1849. Gli sviluppi economici e l’opinione pubblica, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», serie del Risorgimento, IV (1939), pp. 223-226.

[ Indietro ]