Genova depredata e i Savoia
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Il Secolo XIX Venerdì 28 luglio 2000
L'intervento

Genova depredata e il perdono dei Savoia

ALESSANDRO CASARETO

Premesso che sono dell'opinione che le colpe dei padri no devono ricadere sui figli, e che quindi considero le responsabilità storiche dei Savoia da imputare ai singoli personaggi che le hanno compiute, ritengo non "essenziale" che il principe Vittorio Emanuele e tantomeno i giovane Emanuele Filiberto debbano giurare sulla Costituzione repubblicana. Questo gesto ha tuttavia un elevato valore simbolico. In tale quadro accolgo con soddisfazione la disponibilità dichiarata da Vittorio Emanuele.

Mi si permetta tuttavia di suggerire un ampliamento nel testo e nei contenuti del giuramento che potrebbe nell'occasione ampliarsi ad un più vasto scenario di riappacificazione e di conclusione delle polemiche e delle "ferite" che la storia lascia aperte. L'Associazione che ho l'onore di presiedere ha sempre mantenuto viva nei genovesi la conoscenza della propria storia, come forma per mantenere viva l'identità. In questo quadro spicca la gloriosa storia della Repubblica marinara, così come l'umiliante sconfitta, diplomatica e politica, dell'annessione al Regno di Sardegna nel Congresso di Vienna del 1815, sconfitta che porta il nome dei vincitori Savoia, alleati con i francesi e favoriti dal probabile tradimento degli inglesi.

Era naturale che un popolo che per oltre cinquecento anni aveva dominato il Mediterraneo quando il Mediterraneo era il centro del mondo, non sopportasse questa dissoluzione del proprio prestigio ed indipendenza ed i moti che si susseguirono per decenni ebbero il momento più drammatico dopo la rivolta del 1849, nella brutale repressione che i bersaglieri di La Marmora compirono contro una popolazione civile, con esecuzioni sommarie, stupri e saccheggi.

A nulla valse la debole giustificazione diplomatica di Vittorio Emanuele II che, redarguendo le truppe, ammise limitate intemperanze di frange sottrattesi al controllo, dichiarazioni che, nella loro parzialità e distorsione dei fatti, anzi, resero ancor più esacerbati gli animi. A riprova ancora oggi molti uomini di cultura ed associazioni, e cito in particolare il Movimento indipendentista Ligure di Vincenzo Matteucci, ricordano la ricorrenza e ne traggono linfa per una radicale riproposizione di temi antisabaudi, base per la proposta del ritorno all'indipendenza del territorio dell'antica Repubblica di Genova, nel quadro del possibile assetto federalista cui sembra incamminarsi, con molte incertezze e problemi, l'Italia.

Ho citato questi fatti per suggerire al principe Vittorio Emanuele di voler aggiungere, come annesso al giuramento sul testo della Costituzione repubblicana, una richiesta di perdono dei fatti tragici e degli eccessi commessi nel periodo che ha anticipato l'unità d'Italia e nel periodo del regno dei Savoia. Ricordo che anche il Papa ha ammesso gli errori della Chiesa e ne ha chiesto, con la forza etica e spirituale che lo caratterizza, il perdono.

Sono convinto che questa dichiarazione possa rappresentare la cornice più degna per il ritorno dei Savoia in Italia, perché potrebbe contribuire a cancellare ogni eventuale tendenza a radicare le ferite storiche in direzione "etnica", incanalandole verso il corretto ambito dello spirito federale che prevede la difesa ed il recupero delle identità locali.

Presidente di
A Compagna de Zena

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