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Il Secolo XIX Sabato 10 giugno 2006

Savona e Genova / 3
I Savoia dividono ancora

N.B. Il testo originale è stato parecchio ridotto. Segno in grigio le parti non pubblicate.

Complimenti alla lettrice di Spotorno. Io apprezzo chi ha a cuore la propria terra e la difende con amore. Chi mi conosce sa che, da genovese, sono un difensore di Savona e di tutte le altre località liguri, della loro storia, della loro lingua e delle loro peculiarità. Il vero problema, oggi, è quello di difendere tutta la nostra Liguria (già depredata dal Rattazzi nel 1859 quando ci ha tolto tutto il Novese e non solo): la Liguria ha pochi abitanti, è elettoralmente marginale e potrebbe essere facile preda di chi volesse farla sparire inglobandola in altre regioni o di chi volesse semplicemente dimenticarla. Ergo: ognuno con la sua storia e la sua lingua, ma tutti insieme in difesa della nostra bella e amata terra ligure. Per questo mi indigna una nota assolutamente stonata che leggo sul sito ufficiale (!) del Comune di Savona quando, parlando dell’interramento del porto savonese, testualmente recita: «La tradizione racconta che i due leoni che si trovano a Genova a fianco della scalinata della Cattedrale in realtà appartenevano a quella di Savona» (clicca qui per il testo completo). Ebbene questa è un’affermazione tutta quanta errata e capziosamente riferita. Basta infatti consultare qualunque libro su San Lorenzo o lo stesso sito della Provincia di Genova per sapere che quei leoni sono stati fatti da Carlo Rubatto nel 1830 in occasione dell’abbassamento del sagrato di San Lorenzo e della sistemazione dell’omonima via. L’interramento del porto savonese avvenne nel 1528 mentre la “tradizione” non può che essere successiva al 1830 cioè quando i Savoia, padroni della Liguria, seminavano odio tra le popolazioni liguri, come avevano fatto per secoli. È possibile che un comune avvali una fandonia come questa? Mia cara simpatica lettrice, mi piacerebbe sentire la sua voce a sostegno di quanto ho scritto, come lei ha sentito la mia a favore di Savona.

Franco Bampi
franco@francobampi.it

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