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Lettera di Vittorio Emanuele II

Sedata la rivolta, dopo aver concesso Genova al sacco della soldataglia, Vittorio Emanuele II scrisse in francese una lettera ad Alfonso La Marmora. Questa lettera è stata per la prima volta pubblicata da Carlo Contessa, Momenti tristi illuminati con diversa luce, in Miscellanea di studi storici in onore di Giovanni Sforza, Lucca, Baroni, 1918, pp. 664-665.

L'originale autografo è conservato all'Archivio di Stato di Biella, fondo Ferrero della Marmora, serie Principi, cassetta VI - 11, fascicolo 141. La lettera è composta dalle seguenti tre pagine: pagina 1 - pagina 2 - pagina 3.

In tabella riporto gli originali autografi della frase ingiuriosa (scritta a pagina 1) e della data con firma (scritta a pagina 3).

odiare questa vile e infetta razza di canaglie

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Li 8 aprile 1849

 

Vostro affezionatissimo Vittorio

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[ testo in italiano ] [ testo originale in francese ]

Alfonso La Marmora Vittorio Emanuele II

Alfonso La Marmora:
il generale dei bersaglieri che massacrò il Popolo Genovese

Vittorio Emanuele II:
il "Re Galantuomo" che, dopo i massacri, ingiuriò il Popolo Genovese

Curiosamente i due protagonisti del Sacco di Genova morirono a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro: Alfonso La Marmora (nato a Torino il 17 novembre 1804) morì a Firenze il 5 gennaio 1878, mentre Vittorio Emanuele II (nato a Torino il 14 marzo 1820) morì a Roma quattro giorni dopo, il 9 gennaio 1878.

[ inizio pagina ] [ testo originale in francese ]

Mio caro generale,

vi ho affidato l'affare di Genova perché siete un coraggioso. Non potevate fare di meglio e meritate ogni genere di complimenti.

Spero che la nostra infelice nazione aprirà finalmente gli occhi e vedrà l'abisso in cui si era gettata a testa bassa. Occorre molta fatica per trarla fuori ed è proprio suo malgrado che bisogna lavorare per il suo bene; che ella impari per una volta finalmente ad amare gli onesti che lavorano per la sua felicità e a odiare questa vile e infetta razza di canaglie di cui essa si fidava e nella quale, sacrificando ogni sentimento di fedeltà, ogni sentimento d'onore, essa poneva tutta la sua speranza. Dopo i nostri tristi avvenimenti, di cui avrete avuto i dettagli in seguito a un mio ordine, non so neppure io come sia riuscito in mezzo a tante difficoltà a trovarmi al punto in cui siamo. Ho lavorato costantemente notte e giorno, ma se ciò continua così ci lascio la pelle, che avrei voluto piuttosto lasciare in una delle ultime battaglie.

Parlerò alla deputazione con prudenza; saprà tuttavia la mia maniera di pensare. Vedrete le condizioni; mi è stato necessario combattere con il Ministero, perché Pinelli spesso si mostra molto debole.

Penso di lasciarvi ancora qualche tempo a Genova; fate tutto quel che giudicherete opportuno per il meglio. Ricordatevi, molto rigore con i militari compromessi. Ho fatto mettere De Asarta e il Colonnello del Genio in Consiglio di guerra. Ricordatevi di far condannare dai tribunali tutti i delitti commessi da chiunque e soprattutto nei confronti dei nostri ufficiali; di cacciare immediatamente tutti gli stranieri e di farli accompagnare alla frontiera e di costituire immediatamente una buona polizia.

Ci sono pochi individui compresi nella nota, ma si dice che occorre clemenza. Informateci su ciò che succederà, sullo stato della città, sul suo spirito, su coloro che hanno preso più parte alla rivolta, e cercate se potete di far sì che i soldati non si lascino andare a eccessi sugli abitanti, e fate dar loro, se necessario, un'alta paga e molta disciplina soprattutto per coloro che vi inviamo; saranno seccati di non arrivare a tempo.

Conservatemi la vostra cara amicizia, e conservatevi per altri tempi che, a quanto credo, non saranno lontani, in cui avrò bisogno dei vostri talenti e del vostro coraggio.

Li 8 aprile 1849

Vostro affezionatissimo
Vittorio

[ inizio pagina ] [ testo in italiano ]

Mon cher général,

Je vous ai confié à vous l'affaire de Génes parceque vous etes un brave. Vous ne pouviez mieux faire et vous meritez toutes éspèces de compliments.

J'espère que notre malheureuse nation ouvrira enfin les yeux et verra l'abime ou elle s'était lancée téte baissée. Il faut beaucoup de la peine pour l'en tirer et c'est encore malgré elle qu'il faut travailler pour son bien; qu'elle apprenne enfin une fois à aimer les honnetes gens qui travaillent pour son bonheur et à hair cette vile et infecte race de canailles à la quelle elle se con fiait et dans la quelle sacrifiant tout sentiment de fidelité, tout sentiment d'honneur elle prétait tout son espoir. Après nos tristes évenements, dont vous aurez eu les detailles d'après mon ordre, je ne sais pas méme moi comment je sois reussi au milieu de tant difficultés à en étre au point où nous sommes. J'ai travaillé constamment nuit et jour, mai si cela continue comme cela j'y laisse la peau, que j'aurais bien plutòt voulu laisser dans une des dernières batailles.

Je vais parler à la députation, avec prudence; elle saura pourtant ma manière de penser. Vous verrez les conditions; il m'a fallu bien me debattre avec le Ministère, car Pinelli souvent se montre bien faible.

Je pense vous laisser quelque temps a Génes: faites tout ce que vous jugerez à propos pour le mieux. Rappelez vous, beaucoup de rigueur avec les militaires compromis. J'ai fait mettre De Asarta et le Colonel du Genie en Conseil de guerre. Rappelez vous de faire condamner tous les delits par les tribunaux, commis par qui que ce soit et sortout sur nos officiers; de chasser aussitòt tous les étrangers et de les faire accompagner à la frontière et de former aussitòt une bonne police.

Il y a peu d'individues compris dans la note, mais on dit qu'il faut de la clemence. Instruisez nous de ce qui arrivera, de l'état de la ville, de son esprit, de ceux qui ont pris plus de part à la revolte, et tàchez si vous pouvez que le soldats ne se portent pas a des excés sur les abitants, et faites leur donner, si c'est necessaire, une haute paye et beaucoup de discipline surtout pour ceux que nous vous envoyons; il seront fachés de ne pas arriver à temps.

Conservez moi votre chère amitié, et conservez vous pour d'autres temps qui, à ce que je crois, ne seront pas eloignés, que j'aurais besoin de vos talents et de votre bravure.

Le 8 avril 1849

Votre très affectionné
Victor

[ inizio pagina ]