Grazie, Napoli
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Il Secolo XIX Mercoledì 19 marzo 2003
Lettere

Grazie, Napoli

Le mie congratulazioni alla città di Napoli per avere riservato accoglienze al peperoncino agli ultimi discendenti di una casa regnante nemmeno rimpianta nella città che pure, nel referendum del '46, votò per il suo mantenimento. Costoro forse immaginavano l'Italia come un immenso set televisivo, dove, al ciak del Premier Tycoon, tutti si apprestassero a fare la claque nello spettacolo di volta in volta mandato in onda.

In questo caso, evidentemente, gli attori prescelti non sono stati mandati a recitare nell'ambiente più adatto. Hai voglia di dire che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma dove la disoccupazione è cronica può non essere gradita l'esibizione di coloro che, grazie a quanto indebitamente accumulato e tempestivamente esportato dagli avi, possono permettersi la vita dei beati nullafacenti, dedicandosi a svariate arti, ma eccellendo soprattutto in quella del michelaccio. Prima o poi, anche Genova sarà onorata da cotanta visita.

Se da noi mancano i nostalgici dei Borboni, sono però presenti disoccupati e memori della repressione dei bersaglieri contro la riottosa popolazione genovese, per cui anche la giornata nei nostri lidi potrebbe riservare sorprese a chi farebbe bene a limitare le pubbliche esibizioni, visto che ha sulla coscienza un omicidio (da cui fu assolto, ndr) per il quale non ha pagato, grazie ai privilegi del nome.

G. Paolo Ferri 
Genova 

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