Il loro tesoro
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La Stampa Lunedì 6 gennaio 2003
Lettere

Il loro tesoro

Caro OdB, io li aspettavo al varco. Chi? dirà lei; ma, i Savoia. Loro che vivevano nella tristezza, nell'angoscia data da questa Patria che non gli apriva le porte, finalmente le porte qualcuno gliele sta aprendo e si fanno conoscere per quello che io pensavo e, me ne accorgo, avevo pure ragione. Rivogliono i gioielli. Quelli che sono stati per cinquant'anni nel caveau della Banca d'Italia, finalmente riusciranno a riprenderseli. Con quale coraggio non lo so. Esultiamo, arrivano i Savoia, e trovano un'Italia meno pezzente di quando c'erano loro. Dettano pretese per il loro rientro, vogliono la scorta, l'aereo personale, e oltre a pretendere i loro privilegi, rivogliono eccome, ogni cosa che a suo tempo lo Stato aveva confiscato ai loro avi. Poverini, loro erano bambini ma non hanno dimenticato di presentare il conto all'Italia. Anche io ero bambina, quando c'era il loro nonno, quando le mie notti erano passate nei rifugi, terrorizzata dalle bombe che mi cadevano in testa. Se c'è una cosa di cui non avevo bisogno era il rientro dei Savoia e tanti la pensano così. Diciamoci la verità. A me non sembrava che stessero così male, erano spesso sui settimanali, con i relativi pettegolezzi... Ma erano nell'attesa di poter riprendersi il loro tesoro, altro che Italia, ma chi se ne frega.

Rosy Tolone
Collegno

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