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La Repubblica Giovedì 12 dicembre 2002

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La Superba non si addice ai Savoia
il gran ritorno lascia freddi i Patrizi

REPUBBLICANI E INDIFFERENTI

La principessa Gesine Doria Pamphili, nella foto a sinistra con il marito Massimiliano Floridi e le due figlie. Il ritorno dei Savoia in Italia non la coinvolge: "Mio nonno e mia madre votarono per la repubblica e io sono d'accordo con loro.
A destra il principe Cesare Castelbarco con Nino Tronchetti Provera. "I Savoia? Gente qualunque"


Doria Pamphili sangue genovese

Il ramo Doria discende direttamente dall'ammiraglio Andrea nominato nel 1531 principe di Melfi dall'imperatore Carlo V. Nel 1671 Giovanni Andrea III sposa la principessa romana Anna Pamphilj, (è la versione più antica del cognome) nipote di Papa Innocenzo X. Non ci sono eredi, così, per evitare che l'antica casata romana si estingua vengono uniti i due cognomi e nel 1760 i Doria Pamphilj si stabiliscono a Roma nel palazzo di famiglia, in via del Corso. Nel 1958 Orietta Doria Pamphili, figlia del principe del Sacro Romano Impero Filippo Maria e Gesine Mary Dykes, sposa a Londra Frank George Pogson, che prende anche il nome della nobile consorte. I figli, Jonathan e Gesine, vivono a Roma ma curano il restauro del palazzo del Principe, da sempre appartenuto ai Doria. È soprattutto la principessa Gesine, insieme con il marito Massimiliano Floridi, ad occuparsi del museo creato nella dimora genovese di famiglia, in cui si possono ammirare arazzi e affreschi di Perin del Vaga, commissionati alla metà del 1500 da Giovanni Andrea II Doria. Recentemente, ultimato il restauro, è stata aperta al pubblico la Loggia degli Eroi che vede la celebrazione dei più eminenti antenati di casa Doria.


Pallavicino, i signori dell'urbanistica

      
  Lo stemma dei Pallavicino sul palazzo di piazza Fontane Marose

Già nel 1O87 i marchesi Pallavicino oltre ad essere proprietari di quella allora detta Genova occidentale, avevano una Marca Sovrana, cioè un feudo chiamato "stato Pallavicino" tra Parma e Piacenza. Qui la famiglia per molti anni ha governato con poteri assoluti e con un vero e proprio esercito. Furono poi i Farnese a usurpare il loro dominio sul piccolo stato. I Pallavicino divennero principi nel 1678 grazie a Papa Innocenzo XI. Da sempre fanno parte della vecchia nobiltà genovese e sembra che la loro grande fortuna economica sia da far risalire a Tobia Pallavicino, che mise assieme un patrimonio grazie al monopolio del commercio dell'allume, sostanza all'epoca indispensabile per fissare la tintura delle stoffe. Il principe Tobia rimase famoso per aver dato inizio allo sviluppo urbanistico di Genova e fu il primo a costruire un palazzo, l'attuale sede della Camera di Commercio, in quella che poi sarebbe diventata la Via Aurea. Villa delle Peschiere, conosciuta per i suoi vivai ittici, appartiene ai Pallavicino dal 1800. Domenico Pallavicino, figlio di don Stefano Ludovico e donna Luisa Cavazzi, è l'ultimo erede di questo ramo della famiglia. Vive tra Genova, dove risiede nel palazzo di piazza Fontane Marose, Montecarlo e la Svizzera.


Da Gropallo a Castelbarco

Il capostipite della casata sembra essere Giovanni, discendente dai reali di Boemia, che nel 1062 venne mandato dalla contessa Matilde di Canossa a Roma con quattrocento cavalieri e trecento fanti in difesa di Papa Alessandro II. Nell'archivio di Trento, invece, compare il conte Federico Castelbarco Albani Visconti Simonetta, come primo rappresentante della famiglia. All'inizio degli anni Cinquanta don Carlo Castelbarco Albani principe di Montignano sposa la marchesa genovese Laura Gropallo della Sforzesca. La famiglia Gropallo, che ha origine a Sarzana di Villa di Gropallo, in provincia di Piacenza, arrivò a Genova nel 1300 e dieci anni dopo Giacomo Gropallo venne norninato Abate del Popolo della nostra città. Nel 1730 Giò Francesco Gropallo divenne Governatore della Corsica che, all'epoca, faceva parte della ripartizione aristocratica di Genova. Dall'unione tra don Carlo e donna Laura nacquero Cesare e Marcello, i quali a loro volta hanno sposato due sorelle milanesi, Ricciarda e Letizia Mattioli, nipoti di Raffaele Mattioli, che fu presidente della Banca Commerciale ma anche grande umanista e letterato.

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