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Il plebiscito a Poggio Imperiale

I giorni del plebiscito a Poggio Imperiale
di Giovanni Saitto
Edizioni Grafiche Quadrifoglio, Foggia, novembre 1995

È questo un libro in cui viene descritto come avvenne il plebiscito in Poggio Imperiale. Riporto qui alcuni stralci tratti da questo scritto.

[ Decreto di indizione ] [ esito del voto ] [ conclusione ] [ commento ]

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Il Decreto di indizione del Plebiscito

L'8 ottobre 1860 su proposizione del Ministro dell'Interno, Raffaele Conforti, il Consiglio dei Ministri stabiliva il plebiscito, decretando:

Art. 1
Il Popolo delle Province continentali dell'Italia Meridionale sarà convocato pel dì 21 del corrente mese di Ottobre in Comizi per accettare o rigettare il seguente plebiscito: «Il Popolo vuole l'Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele Re Costituzionale e suoi legittimi discendenti.» Il voto sarà espresso per «SI» o per «NO», col mezzo di un bollettino stampato.

Art. 2
Sono chiamati a dare il voto tutti i Cittadini che abbiano compiuto gli anni 21 e si trovino nel pieno godimento dei loro diritti civile e politici. Sono esclusi dal dare il voto tutti coloro i quali sono colpiti di condanne siano criminali siano correzionali, per imputazione di frode, di furto, di bancarotta e di falsità. Sono esclusi parimenti coloro i quali per scadenza sono dichiarati falliti.

Art. 3
Dal Sindaco di ciascun Comune saranno formate le liste dei votanti ai termini dell'articolo precedente le quali verranno pubblicate ed affisse nei luoghi soliti pel giorno 17 Ottobre. Reclami avverso le dette liste saranno prodotti tra le 24 ore seguenti innanzi al Giudice di Circondario che deciderà inappellabilmente per tutto il dì 19 detto mese.

Art. 4
I voti saranno dati e raccolti in ogni Capoluogo di Circondario presso una giunta composta dal Giudice presidente e dai Sindaci dei Comuni del Circondario. Si troveranno nei luoghi destinarti alla votazione su di un apposito banco tre terne, una vuota nel mezzo e due laterali, in una delle quali saranno preparati i bollettini del «SI» e nell'altra quelli del «NO», che ciascun votante prenda quello che gli aggrada e lo deponga nell'urna vuota.

Art. 5
Compiuta la votazione invierà immediatamente l'urna dei voti chiusa ed assicurata per mezzo del Giudice suo Presidente, alla Giunta Provinciale.

Art. 6
In ogni capoluogo di Provincia vi sarà una Giunta Provinciale composta dal Governatore presidente dal Presidente e Procuratore Generale della Gran Corte Criminale e dal Presidente e Procuratore Regio del Tribunale Civile. Tale Giunta in seduta permanente, procederà allo scrutinio dei voti raccolti nelle Giunte Circondariali e invierà immediatamente il lavoro chiuso e suggellato per mezzo di un agente municipale o di altra persona di sua fiducia al Presidente della Suprema corte di Giustizia.

Art. 7
Lo scrutinio generale dei voti sarà fatto dalla indicata Suprema Corte. Il Presidente di essa annunzierà il risultato del detto scrutinio generale da una tribuna che verrà collocata nella Piazza di S. Francesco di Paola.

Art. 8
Per la città di Napoli la votazione si farà presso ciascuna della dodici sezioni, nelle quali è divisa la Capitale. La Giunta di ogni sezione sarà composta dal Giudice di Circondario presidente, dall'Eletto e da due Decurioni all'uopo delegati dal Sindaco. Saranno applicate per la città di Napoli tutte le regole stabilite per gli altri Comuni, in quanto alla formazione delle liste ed alla discussione dei reclami.

Art. 9
I Ministri sono incaricati della esecuzione.

Archivio di Stato di Foggia: Polizia I/S, B. 181, f.2016

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Il voto

La fatidica data del voto si avvicinava e i preparativi proseguivano alacremente. Il 14 Ottobre infatti, «in un pacco suggellato», il Sindaco di Poggio Imperiale riceveva «i bollettini destinati per esprimere la votazione sul plebiscito».

Essi risultarono così suddivisi: ottocento bianchi con al centro impresso il «SI» e quattrocento rossi con impresso «NO».

Come mai da Foggia non vennero distribuiti equamente i bollettini? Forse l'esito del voto era già stato deciso?

(...)

A Poggio Imperiale le funzioni elettorali si tennero nella sala comunale e ogni cittadino ammesso al voto doveva «essere latore di una tessera indicativa del suo nome e cognome, e della ritenuta sua qualità di capace nello esercizio di quel dritto politico».

Le operazioni di voto, come ho già detto, espresso in modo palese, si svolsero nella massima correttezza e tranquillità e una volta ultimate, l'urna contenente i bollettini scelti, chiusa e suggellata, venne inviata a Foggia e consegnata alla Giunta Provinciale, la quale il 29 Ottobre successivo effettuò lo scrutinio, determinando per Poggio Imperiale il seguente clamoroso risultato: Votanti 278: SI 72 - NO 206.

Poggio Imperiale, unico paese del distretto di San Severo, rigettava il plebiscito.

(...)

Riguardo l'annessione, e lo fecero notare molti osservatori equanimi, da parte dell'opinione pubblica non vi era stato un giudizio nettamente positivo..., difatti anche Carlo Luigi Farini, Luogotenente del Re a Napoli, scriverà più tardi a Cavour: «Altro che Italia! questa è Africa. I beduini a riscontro di questi cafoni sono fior di virtù civile».

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La conclusione

Poggio Imperiale, anche se a malincuore, accettò il nuovo sistema, ma non dimenticò i Borboni. Non dimenticò la fedeltà prestata ai Sovrani napoletani durante i fatti di San Severo del 1799. Non dimenticò coloro che nel 1816, separandolo da Lesina, lo resero indipendente elevandolo a Comune autonomo.

A perenne ricordo di questa significativa e inconsueta vicenda, i nostri avi coniarono una massima che ancora oggi è ricordata con mestizia dai nostri padri:

Sò viste 'na cose appese, sacce s'jève ciucce o piamuntese!
(ho visto una cosa appesa, non so se era un somaro o un piemontese!)

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Il commento

Gli sconvolgimenti politici che hanno caratterizzato questi ultimi anni di vita repubblicana porterebbero più di uno ad imprecare contro i fautori che, lo scorso secolo, si prodigarono per realizzare quella tanto sospirata unità nazionale. Certamente quello proclamato dal Parlamento a Torino il 17 Marzo 1861, era uno Stato tutto nuovo consacrato dai vari plebisciti, indetti questi, per dimostrare alle grandi potenze europee una illusoria volontà unitaria che, in un certo qual modo, mancava nel popolo italiano e, in particolare, nei sudditi del Regno di Napoli.

(...)

Sull'onda di tanto entusiasmo per l'unificata nazione, di lì a poco, un'atroce tragedia stava per abbattersi sul neonato Stato italiano.

Una vera e propria guerra civile, frutto appunto dell'unità, che ha causato lutti e rovine nella maggior parte delle famiglie meridionali, liquidata dai piemontesi con l'epiteto di «brigantaggio».

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