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Il Portale del Sud

i Plebisciti Post-unitari

sopra: un’autentica scheda del Plebiscito svoltosi a Viterbo nel novembre 1860, firmata con nome e cognome (Archivio di Stato di Torino)

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empo fa, ignoti sovrapposero alla targa di Piazza del Plebiscito in Napoli, un manifesto con la dicitura ”Piazza del Falso Plebiscito”. Si trattò di un atto illecito, provocatorio, ma che denunciava una verità troppo a lungo nascosta. Il Plebiscito dell'ottobre 1860 per l'annessione al Piemonte fu infatti una vanagloriosa, aberrante e tragica messinscena. La percentuale dei votanti sfiorò appena il 19 per cento degli aventi diritto, ma lo stesso si decretò la fine delle Due Sicilie, cioè di uno stato antico di 700 anni. Occorre inoltre ricordare l'assoluta mancanza di segretezza del voto, a dispetto delle più elementari regole democratiche: il voto fu palese: l'elettore doveva ritirare la scheda estraendola da una delle due urne – rispettivamente contrassegnate con le scritte Sì e No - e quindi deporla nell'urna centrale. Le urne erano presidiate da camorristi e soldati armati; votarono i garibaldini, l'esercito piemontese ed i loro mercenari (a piene mani). Non votarono di certo i soldati delle Due Sicilie che ancora in gran numero difendevano l'antico regno. Il plebiscito avrebbe potuto essere lo strumento oggettivo, storicamente e giuridicamente valido per avallare il processo risorgimentale, voluto da pochi ed attuato da pochissimi. Invece quel grande momento di democrazia, quel sigillo del popolo sovrano all'annessione al Piemonte, fu volutamente ed apertamente bestemmiato. E la grande piazza di Napoli rievoca nel nome quell'avvenimento truffaldino. L’Unità d’Italia non si discute, è trascorso quasi un secolo e mezzo, ed il Sud ha dato tantissimo al Paese, risultando determinante per la sua crescita. A maggior ragione, pertanto, si possono rimuovere dalla toponomastica le dediche ad avvenimenti falsificati come i plebisciti del 1860, retorici simboli che, ormai privi di significato, sopravvivono quali feticci pagani. Auspichiamo che le autorità cittadine, sia pure oberate dai tanti problemi, sappiano trovare il modo di rinominare la più famosa piazza di Napoli.

 

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