Consiglio Comunale di Genova
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Li 31 Marzo 1860 alle ore otto e mezzo pomeridiane

Convocato straordinariamente epr deliberazione della Giunta Municipale e con l'autorizzazione del Governatore il Consiglio Comunale sotto la presidenza del Sindaco e con l'intervento di me sottoscritto Segretario si trovarono presenti all'appello nominale i Consiglieri Ricci - Serra - Balbi Senarega - Varni - Millo - Doria Giorgio - Ansasldo - Castagnola - Olivari - Scerno - Cebnturini - Bocardo - Figoli - Danovaro - Secchino - Rosazza - Bozzo - Adorno - Galleano Rosciano - Erba - Polleri - Monticelli - Gavotti - Balbi Giuseppe - Castiglione - Viani - Cattaneo - Costa - Carpaneto e Casaretto.
In numero di 32 legittimo per deliberare.
Successivamente sono intervenuti i Consiglieri Bixio - Tagliaferro - Leonino - Cabella - Rocca e Doria Domenico.

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Il Sindaco fa leggere le due seguenti deliberazioni della Giunta Municipale.

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Deliberazione del 28 Marzo 1860

L'Assessore Ageno, rendendosi interprete dei voti di molti fra i suoi Colleghi nella Giunta e nel Consiglio Comunale, fa istanza perché sieno prese in considerazione due sue proposte.

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La seconda riflette l'opportunità, ora che la Dio mercè sono spente le antiche gare, e tutte le popolazioni d'Italia si riguardano come membri d'una sola famiglia, di restituire alla Città di Pisa le catene che pendono in diverse località di Genova le quali, se da una parte sono trofei di gloria per i nostri maggiori, dall'altra parte sono testimonii parlanti delle funeste discordie che desolarono un tempo la più gloriosa e gentile terra del mondo.

L'Assessore Ageno dice che l'idea di questa seconda proposta di cui si è già occupato molto per lo addietro il giornalismo gli fu nuovamente suggerita dal discorso fatto da Sua Eccellenza il Barone Ricasoli al Consiglio Comunale quando sbarcò a Genova il 22 Marzo. Il Barone Ricasoli disse, stringendo la mano a chi faceva le veci di Sindaco, che gli godeva l'animo di ricevere dai Genovesi una così lieta accoglienza su quel lido medesimo sul quale sorgono ancora i trofei delle funeste guerre che in Italia un tempo i fratelli facevano ai fratelli. L'Assessore Ageno aggiunge che nel 1848 la Città di Firenze restituì anch'essa a Pisa quella parte di catene di porto Pisano che erano rimaste presso di Lei ed ora si veggono nel Camposanto di quest'ultima Città con una iscrizione che ricorda l'atto generoso.

Dette queste cose l'Assessore Ageno chiede che sia fissata, salva la superiore approvazione, un'adunanza straordinaria del Consiglio Comunale per rassegnargli le accennate proposte (...)

Aperta la discussione sorse un'unica osservazione, quella cioè di vedere se colla consegna delle catene Pisane non si destino delle rimembranze dolorose che pur si vorrebbe poter cancellare dalla storia; ma si rispose che se la storia non cesserà di narrare le passate sventure, dirà pure ai posteri che all'età presente, mercè il valore e la lealtà di un invitto Monarca, fu serbato il felice momento di vedere le città d'Italia affrancate dal giogo straniero stringersi in amplesso fraterno e ritornare alla patria l'antica forza e splendore.

Dietro queste osservazioni chiedendosi unicamente la divisione delle proposte il Sindaco mette in votazione chi sia di sentimento di proporre al Consiglio Comunale in una apposita adunanza straordinaria che avrà luogo, salva la superiore approvazione, sabato prossimo 31 del corrente alle ore otto pomeridiane:
1. Di acclamare cittadino genovese Sua Eccellenza il Barone Bettino Ricasoli;
2. Di acclamare cittadino genovese Sua Eccellenza il Cavaliere Luigi Farini;
3. Di deliberare la restituzione alla Città di Pisa delle catene Pisane.
Queste proposte rimasero approvate la prima all'unanimità, la seconda alla maggioranza di otto voti contro uno, e la terza alla maggioranza di sette voti contro due: in tutte le votazioni essendosi astenuto dal votare l'Assessore supplente Gropallo perché oltre il numero legale della Giunta.

Aperta la discussione sulla prima proposta della Giunta (...)

...omissis...

Sulla quarta proposta concernente la restituzione delle catene di Porto Pisano alla Città di Pisa il Cons. Ageno chiede che si dia lettura del processo verbale della seduta tenuta dal cessato Corpo Decurionale il 23 maggio 1848 nella quale il Cons. Francesco Viani fece una proposta simile a quella portata adesso in discussione.

Letto questo processo verbale, il Cons. Ageno dice aver chiesto la lettura di tale documento per mostrare che il pensiero della Giunta non solo era stato coltivato in questi ultimi tempi dal giornalismo, ma era stato iniziato fina dla 1848 in seno al Corpo Decurionale. Egli non si farà ad indagare i motivi per cui allora non fu presa alcuna deliberazione in proposito, osserverà solo che al giorno d'oggi in cui Pisani e Genovesi sono membri di una sola famiglia, figli di un istesso padre, non vi può essere più motivo alcuno che trattenga. Egli ha sentito, è vero, che taluni gridano al vandalismo perché si toccano dei monumenti archeologici; ma i frammenti di catena che pendono dalle nostre mura non sono monumenti archeologici, sono simboli parlanti delle nostre antiche discordie, di quelle discordie con cui ci siamo fabbricati noi stessi la nostra servitù. Il Cons. Ageno conchiude dicendo: questa sera o domani mattina approderanno al nostro lido i reggimenti toscani che vengono qui di guarnigione. Fra questi bravi soldati vi saranno dei Pisani. Il Consiglio non potrebbe dar loro un segno più grato di simpatia e di fratellanza e festeggiare il loro arrivo in modo più solenne che deliberando questa sera la restituzione delle catene di Porto Pisano alla Città di Pisa.

Il Cons. Castagnola risponde all'obbiezione che ha sentito muovere da taluno: potere, cioè, l'atto che si vuol compiere produrre un effetto opposto a quello che si ha di mira: ridestando memorie dolorose da lungo tempo sopite, e ferendo l'amor proprio di quelli che pur si vuol gratificare. Questo timore secondo lui non ha fondamento. Una ferita così antica non si può riaprire; e i Pisani, ben lungi dal sentirsi umiliati da questo dono, vi troveranno invece un pegno sincero della nostra amicizia e un simbolo luminoso di quella fratellanza che deve fondere tutti gli Italiani in una sola famiglia. A confermare viemmaggiormente il suo assunto l'Oratore ricorda che nel 1848 la Città di Firenze inspirata dai medesimi sentimenti che determinarono la proposta della Giunta restituì a Pisa una parte di quelle catene di cui ora si tratta. La Città di Pisa, anziché tenersene offesa, gradì sommamente l'atto gentile, e appese quelle catene nel suo Camposanto con una lapide che ne tramandi la memoria ai posteri. Ora se i Pisani stesero fraternamente la mano ai Fiorentini che andavano a restituire loro una parte delle catene di Porto Pisano e vollero eternare la memoria di questo fatto come di un fausto avvenimento per la Patria; lo stesso faranno ai Genovesi che andranno a restituir loro l'altra parte. In questa persuasione egli propone che le catene siano recate a Pisa da una Deputazione presieduta dal Sindaco.

Il Cons. Ricci non divide intieramente questa opinione e muove alcuni dubbii sulla opportunità della restituzione delle catene a Pisa, Queste catene, dice egli, al giorno d'oggi non risvegliano più quei sentimenti che potevano risvegliare un giorno. I più non ne conoscono nemmeno l'origine. Lo staccarle adesso dai luoghi ove pendono sarebbe un ridestare memorie sopite; e il restituirle ai Pisani potrebbe offendere la loro suscettibilità. D'altronde se si volesse cancellare ogni vestigio delle antiche guerre converrebbe non solo togliere di mezzo le catene di Porto Pisano, ma distrurre tanti altri monumenti che ricordano le glorie patrie e ciò sarebbe un vandalismo. Inoltre per alcuni frammenti di queste catene che sono attaccate a degli edifizii attualmente Governativi bisognerebbe attenere l'assenso del Governo. Tutte queste considerazioni lo portano ad opinare che sarebbe da nominare una Commissione per maturare meglio la cosa ed avvisare anche il modo in cui si potrebbe attuare il progetto.

Il Cons. Boccardo combatte le osservazioni del Consigliere Ricci. L'atto che si propone non può né ridestare risentimenti che non sono più dei nostri tempi, né distrurre la memoria di un glorioso passato. La Storia non si cancella, e la Storia ricorderà sempre ciò che hanno operato di grande i nostri maggiori: ma la Storia scriverà pure un'altra pagina che non sarà meno gloriosa per Genova e per l'Italia. La Storia dirà che nel 1860 i Genovesi per mostrare al mondo che le antiche discordie sono spente per sempre, che tutti gli Italiani si considerano adesso come fratelli, che tutti vogliono accomunare i loro affetti, le loro glorie, le loro forze per fondare insieme la grande unità Italiana, hanno restituito ai Pisani le catene che ricordavano gli antichi dissidii. Non vede poi come questo atto potrebbe essere tacciato di vandalismo. Qui non si tratta di distrurre ogni monumento storico che ricordi le glorie dei ostri maggiori, si tratta solo di restituire alcuni frammenti delle catene di Porto Pisano, e questi frammenti non possono certo considerarsi come monumenti artistici. Sia dunque che la questione si consideri  sotto il rapporto nazionale, si che si consideri sotto il rapporto artistico nulla trova che lo possa indurre a mutare l'opinione da lui propugnata nel seno della Giunta.

Il Cons. Bixio aggiunge che, se le catene di cui è caso non fanno più alcun senso sopra di noi, fanno però un cattivo senso sopra i forestieri, i quali trovano disdicevole che si conservino questi testimonii parlanti delle nostre antiche dissenzioni.

Il Cons. Ricci non insiste sulla sua proposta per la nomina di una Commissione

Messa dopo ciò a partito al quarta proposta della Giunta, essa viene approvata alla maggioranza di 30 voti contro 7, due Consiglieri essendosi astenuti dal votare.

...omissis...

Dopo ciò il Sindaco scioglie l'adunanza verso le or 10.

 

Il Sindaco
St. L. PALLAVICINO

Il Consigliere Anziano
D.co SERRA

MAGIONCALDA Segretario

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