I diritti dell'indipendentismo
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Panorama Giovedì 18 settembre 1997
ATTUALITÀ

Opinione di GIANNI BAGET BOZZO

MA L'INDIPENDENTISMO HA TUTTI I DIRITTI

Si sta ormai creando un partito della repressione nei confronti della Lega Nord. Gli argomenti avanzati dal partito della repressione contraddicono la forma attuale del diritto pubblico europeo che ha reso un principio internazionale l'autodeterminazione dei popoli. Questo principio è stato applicato come norma vigente nei problemi sorti dallo sfaldamento dell'Urss. Prima invocato dai popoli ex coloniali, il principio è divenuto in quell'occasione una regola effettiva che ha modificato la carta politica dell'Europa. Esso è stato posto come principio vigente dalla istituzione paneuropea, la Csce, che ha ordinato la transizione dell'est europeo dall'impero sovietico alla nazione ed etnie tradizionali.

La Costituzione italiana è stata scritta quando il principio dell'autodeterminazione dei popoli non era entrato a far parte del diritto pubblico europeo. Voler applicare il principio della unità nazionale senza tener conto dell'ampiezza del cambiamento europeo di cui l'Italia è inevitabilmente parte indica lo spirito di autarchia, di chiusura nel passato che domina le istituzioni italiane. Un indipendentismo padano ha oggi fondamento nel diritto pubblico europeo e ha diritto a essere riconosciuto dallo Stato italiano in quanto movimento indipendentista.

Non si pensi che l'indipendentismo sia un fenomeno passeggero. È destinato a rimanere e, probabilmente, a suscitare qualcosa di omologo e contrario nel Sud. Umberto Bossi non lo ha inventato, ha dato parola a sentimenti reali. Le varie manifestazioni che sono state promosse per dare forma a una repubblica padana sono manifestazioni fantasiose di un partito indipendentista non violento. Se pensiamo all'Eta, all'Ira e alle guerre interetniche in corso negli stati caucasici o in Turchia (per non parlare del dramma postjugoslavo), bisogna notare che l'indipendentismo della Padania è il più blando che esista oggi in Europa. L'Italia è lo stato occidentale più simile, in partitocrazia e statalismo, ai paesi dell'Est. La crisi del sistema politico italiano è un fenomeno che è avvenuto solo nell'Est. E, come all'Est, ne è nata una crisi di identità nazionale. Ma sembra che il regime che ci governa ritenga invece incompatibile il movimento indipendentista con la Costituzione entrata in vigore nel '48. Essa non può avere regolato un fenomeno che allora non esisteva. Ma l'ideologia della prima parte della Costituzione è stata scritta da Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti avendo come modello la costituzione sovietica di Stalin del 1936. E il loro spirito aleggia ancora nella memoria dei comunisti e dei cattolici di sinistra. Per essi la Costituzione è qualcosa di sacro, incorpora il mito della Resistenza come principio di una Italia rispettabile. È l'ideologia costituzionale dossettiana e togliattiana che anima Romano Prodi e, last but not least, Oscar Luigi Scalfaro. Come sempre, il pesce puzza dalla testa.

Il Pds è diviso. Le due anime sono Massimo D'Alema e Luciano Violante: D'Alema è un giovane togliattiano, che ha sottratto il Pds dal «movimentista» Achille Occhetto per riportarlo sulla via tradizionale del Pci: il compromesso politico. D'Alema sa bene i limiti di consenso che oggi ha l'Ulivo, ha detto tante volte che la sinistra non ha maggioranza nel paese e che l'Ulivo non ha maggioranza senza Rifondazione. Violante ha stretto l'alleanza tra i procuratori milanesi e il Pds; e Violante vuole dare ai procuratori mano libera contro la Lega. Vi è una differenza tra un togliattiano e il capo del partito dei giudici. Violante mise in galera tutta la resistenza comunista non piemontese, cosa che un togliattiano non avrebbe mai fatto. Perché dalla repressione uscirebbe consacrata la vittoria dell'indipendentismo. Nel Pds ci sono diverse linee politiche. Una ricorda Noske, il socialdemocratico tedesco che sparò sugli operai. È così che i comunisti vogliono diventare socialdemocratici?

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