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La Repubblica Giovedì 4 maggio 2006

Vittorio Emanuele e Marina Doria tra omaggi e contestazione

I principi alla prova caruggi

E la coppia finisce nella gabbia

Wanda Valli


Marina Doria in versione fotografa a palazzo Tursi (foto Leoni)

Turisti sì, per caso no. Lei adora il mare, lui finalmente ha assaggiato la focaccia, qui a Genova dove non era mai venuto. Lei scatta fotografie con la macchinetta che le ha regalato il figlio, lui parla di Iran, dove si sposarono ai tempi dello Scià, e di atomica: «dovrebbero darsi una calmata», lei ripete quant'è bella Genova, lui passa all'Iraq, per dichiararsi pacifista. E piangere le vittime di Nassirya. Tutti e due, Marina Doria e Vittorio Emanuele di Savoia sono amabili con il popolo, inteso come giornalisti e fotografi, e con principi e principesse che li accompagnano nella seconda giornata genovese. Volevano vedere l'Expo, la città vecchia dei "caruggi", scivolare via tra la gente come spesso, molto spesso, fanno a Milano dove hanno amici cari. Ma, lui per nascita lei per nozze, sono Savoia, stirpe reale che, a Genova, nell'Ottocento,dopo il Congresso di Vienna del 1815, costrinse la Repubblica, ancora florida, a annettersi al regno di Sardegna e, nel 1849, approvò il "sacco" della città eseguito dai bersaglieri del generale La Marmora. Si temono proteste, così la sicurezza impone e sorveglia ogni tappa, ogni passaggio. Il primo impegno è la visita al cardinale arcivescovo, Tarcisio Bertone, fissata per le 10. I principi sono mattinieri, alle 9 e 30 eccoli davanti all'ingresso della Curia, a lato di piazza Matteotti. (...) La curia sceglie uno stile sobrio, il Cardinale non si fa vedere e non commenta, regala a Vittorio Emanuele una medaglia che riproduce un'antica moneta vaticana, un libro sul papa genovese, Benedetto XV, a Marina Doria un rosario. (...) Si parte per la seconda tappa, palazzo Tursi, con la lapide alla venerabile Maria Clotilde di Savoia, benefattrice e filantropa, come recita la stessa, marmorea, iscrizione. Intanto, però, a Matteotti, arriva affannato Vincenzo Matteucci, dentista e anima del Mil Movimento indipendentista ligure. Protesta perché l'arcivescovo non l'ha ricevuto, annuncia nuove incursioni e chiede: «devo finire un'otturazione, quanto tempo ho per Tursi?». E scappa via. Davanti a Tursi una sua affiliata, in solitario, ripropone le ragioni della Genova repubblica e saccheggiata.

Nel palazzo del Comune c'è il sindaco senza fascia, del resto, come annota, attenta, Marina di Savoia: «Siamo noi che facciamo visita alle istituzioni». Al primo piano si guarda il violino di Paganini, i plastici che illustrano i musei di via Garibaldi, il regalo è un volume sui palazzi genovesi. Il sindaco sarà al cocktail serale da Domenico Pallavicino (...)

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