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La Repubblica Giovedì 6 aprile 2006

Savoia, la prima volta a Genova

Il 3 maggio a Palazzo Pallavicino
festa con trecento invitati

Costantino Malatto

Trecento invitati: nobili, autorità, deputati e sanatori. Tra gli stucchi di Palazzo Pallavicino in piazza Fontane Marose per salutare Vittorio Emanuele di Savoia, la moglie Marina Doria, il figlio Emanuele Filiberto e la nuora Clotilde Coureau. il mondo della nobiltà genovese è già in fibrillazione, un mese prima della visita: è la prima volta - almeno ufficialmente - di Vittorio Emanuele a Genova. E questo rende l'occasione particolarmente allettante. Ma i cartoncini inviati dal padrone di casa e anfitrione, il principe Domenico Pallavicino, non sono stati recapitati solo ai rappresentanti della nobiltà genovese, ma anche alle personalità politiche e non, alle autorità, ai rappresentanti della Genova che conta. Sono in corso incontri e colloqui per definire con precisione l'itinerario di Vittorio Emanuele, che probabilmente vorrà ammirare di persona i luoghi più prestigiosi della "nuova" Genova che ha preso forma negli ultimi decenni.

Sarà l'avvenimento mondano di questa primavera: nel tardo pomeriggio di mercoledì 3 maggio gli storici lampadari dei saloni al piano nobile di Palazzo Pallavicino illumineranno a giorno le pareti ricche di quadri e di specchi, i soffitti affrescati, i gioielli e i mobili d'antiquariato. Settant'anni esatti dopo la visita di suo padre Umberto di Savoia, allora ancora principe, il figlio Vittorio Emanuele rimetterà piede sul suolo genovese. Nel capoluogo ligure il padre, che già aveva indossato la corona dopo l'abdicazione di Vittorio Emanuele III, aveva fatto una rapida tappa anche dieci anni dopo, nella campagna per il referendum, ma era stato oggetto di una dura contestazione in via Roma da parte degli avversari.

Anche per Vittorio Emanuele non sarà in realtà la primissima volta: era già venuto a Genova in visita alla famiglia di Ottavio Mazzola, compagno di nozze del figlio Emanuele Filiberto. Per quest'ultimo, poi, i legami con Genova sono molto forti, come per la madre Marina Doria, che nel capoluogo ligure è nata settant'anni fa. Ma se per Emanuele Filiberto - che addirittura qualche anno fa era stato indicato quale componente di una cordata che avrebbe dovuto rilevare il Genoa - e per sua madre le visite genovesi sono state agevoli, Vittorio Emanuele solo quattro anni fa, dopo l'abolizione delle norme che obbligavano gli eredi maschi all'esilio, ha potuto far ritorno in Italia. «In diverse occasioni il principe di Napoli aveva espresso il desiderio di visitare Genova - ricorda Domenico Pallavicino -, città che tanti legami ha avuto per secoli con la sua famiglia. Ma finora non gli era stato possibile farlo con un po' di tempo a disposizione. Questa sarà l'occasione per lui di conoscere una città che si è abbellita moltissimo negli ultimi anni e per noi di onorarne la presenza. È per questo che ho voluto invitare solo ospiti genovesi e liguri, proprio per rimarcare l'affetto .della nostra terra per Vittorio Emanuele e per la sua famiglia».

Quell'"esilio" finito a Napoli nel marzo 2003

I Savoia sono tornati in Italia il 15 marzo 2003. Per quasi 60 anni, infatti, i discendenti maschili dell'ex casa reale non avevano potuto mettere piede nel territorio del nostro Paese, in forza di una disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana, scritta subito dopo la fine della guerra.

Quella disposizione è stata cancellata dal Parlamento italiano dopo lunghe e ricorrenti polemiche, spentesi solo negli ultimi anni.

E i Savoia, guidati da Vittorio Emanuele, sono rientrati in Italia tre anni fa, atterrando a Napoli. A Genova, però, il figlio di Umberto II, che gravita spesso su Milano, non è ancora venuto. Questa è la prima volta.

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