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Gazzettino Sampierdarenese N. 5 - 27 maggio 2006

I cortigiani di un regno che non c’è

Mercoledì 3 maggio una sessantina di persone ha contestato la venuta dei Savoia a Genova

Due autorevoli opinioni: Cerofolini e Guglielmino

 

Ci sono riusciti! Una sessantina di persone e un’ampia cronaca di giornali e televisioni sono riusciti a far sì che la venuta dei Savoia a Genova non si risolvesse in una banale festa di cortigiani o aspiranti tali. La manifestazione di protesta, promossa dal Mil, Movimento Indipendentista Ligure, si è svolta il 3 maggio ed ha ottenuto l’effetto sperato: quello di porre all’attenzione della città il male che quella dinastia ha fatto a Genova e alla Liguria (deliberatamente non è stato posto il problema del male grandissimo che i Savoia hanno fatto a tutta l’Italia, basti pensare alle leggi razziali). E tutto questo senza che mai gli eredi di Casa Savoia abbiano chiesto perdono e risarcito i danni che Genova dovette subire durante il vergognoso saccheggio dell’aprile del 1849.

I manifestanti, tra cui anche alcuni giovani del Movimento Giovani Padani, hanno fischiato, sbattuto pentole e padelle, gridato per far sapere a tutti che Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1849 ha fatto massacrare i genovesi e poi li ha definiti “vile e infetta razza di canaglie”. E poiché grandissime violenze furono fatte patire, dal 1860 in poi, anche al pacifico popolo meridionale, tra le bandiere di Genova sventolava anche la bandiera del Regno delle Due Sicilie.

In questo contesto ligure e italiano, ciò che davvero sorprende è l’accoglienza che le cariche istituzionali della Repubblica hanno riservato ai due Savoia, quasi fosse compito loro quello di essere cortigiani del pretendente al trono d’Italia. Certo, la Repubblica non corre nessun rischio, questo è chiaro, ma quale titolo hanno gli eredi dei Savoia da meritarsi di essere ricevuti da sindaco, prefetto e arcivescovo?

Red.

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Due autorevoli opinioni

Ciò che ha sorpreso nella visita dei Savoia a Genova è stata la deferente accoglienza che hanno riservato loro le autorità della Repubblica Italiana, sindaco in testa. Per questo abbiamo voluto chiedere come si sarebbero comportati due noti personaggi: Fulvio Cerofolini e Edoardo Guglielmino.

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L'opinione di Cerofolini

L’on. Fulvio Cerofolini fu sindaco di Genova dal 2 aprile 1975 al 13 ottobre 1985 ed attualmente ricopre la carica di difensore civico del Comune di Genova.

-On. Cerofolini, molti a Genova hanno un buon ricordo di lei e del periodo in cui lei fu sindaco. Ci dica: lei avrebbe partecipato alla festa dei Savoia, come ha fatto il sindaco Pericu?

"Sono lieto che quando ero sindaco il clima era tale da scoraggiare di andare dai Savoia. Oggi noto che nessuno ha ricordato il brutto episodio avvenuto in Corsica (l’on. Cerofolini si riferisce all’episodio successo presso l’isola di Cavallo in Corsica quando, nell’agosto 1987, Vittorio Emanuele uccise con un colpo di fucile il tedesco Dick Hammer, che dormiva nella propria barca, ndr). Se si fosse posto il problema mentre ero sindaco certamente non solo uno come me, ma anche quelli più inclini alla monarchia avrebbero detto di no. E voglio rimarcare che non ebbi difficoltà ad autorizzare una cerimonia in ricordo di Mafalda di Savoia (morta il 29 agosto 1944 nel lager di Buchenwald, ndr), accogliendo la richiesta che mi fece l’Unione Monarchica".

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E quella di Guglielmino

Il dott. Edoardo Guglielmino fu assessore allo sport nel Comune di Genova, ma i nostri lettori lo conoscono per la sua ampia opera letteraria (celeberrimo e più volte ristampato il suo libro “Il medico della mala”) e per la sua fede sampdoriana.

-Dott. Guglielmino, a che titolo un’autorità cittadina della Repubblica Italiana, come il sindaco Pericu, va a rendere omaggio ai Savoia?

"Sono molto sorpreso dalla decisione e dall’atteggiamento del sindaco Pericu cui, peraltro, riconosco un sincero spirito antifascista, resistenziale e democratico. Ma come si fa a salutare in un evento salottiero individui che non hanno nulla a che vedere con la nostra città? Sono sdegnato!"

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