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1625 - Prima guerra savoina

[ 1° guerra savoina tratta da Donaver ] [ Accade oggi a N.S. della Vittoria ]

Il duca sabaudo Carlo Emanuele I era irritato per la questione del marchesato di Zuccarello, cui anche la Repubblica di Genova aspirava perché, chiudendo la vallata del Neva, dominava la strada da Garessio ad Albenga e bloccava l'espansione sabauda. Carlo Emanuele non era riuscito a comprarlo; dopo averlo conquistato con la forza nel 1614, fu poi costretto a restituirlo nel 1617. Dopo un lungo lavorio diplomatico, nel 1622 l'imperatore Ferdinando II, risoluto a terminare la questione, vendette a Genova per 220 mila fiorini il feudo conteso.

Le questione sembrerebbe così risolta, ma ciò non bastò ad impedire una guerra perché il Savoia voleva aprirsi una breccia verso il mare e i Genovesi volevano opporsi a qualunque costo.

Indignato, Carlo Emanuele volle sostenere le sue ragioni con le armi. Fu concordata tra il Duca e la Francia un'azione contro Genova; le flotte dell'Inghilterra, delle Provincie Unite e del Duca di Guisa, governatore della Provenza, avrebbero incrociato tra Albenga e Rapallo per tagliare le comunicazioni con la Spagna. All'impresa di Genova era abbinato l'acquisto della Corsica, dove Carlo Emanuele faceva svolgere una intensa opera di propaganda antigenovese. Prevalso, dopo qualche dissidio, il proposito del Duca di puntare subito su Genova, l'invasione avvenne (nel 1625, ndr) attraverso il Monferrato, appartenente al Duca di Mantova, neutrale; e le truppe alleate, dopo aver occupato Acqui, Capriata e Novi, guidate dallo stesso Carlo Emanuele e da suo figlio Vittorio Amedeo, avanzarono su Ovada e Cremolino. Gavi fu costretta ad arrendersi. A Rossiglione (27 marzo) e a Voltaggio (1° aprile) i difensori subirono gravi rovesci e i paesi atroci distruzioni. Salito il valico della Bocchetta, Carlo Emanuele poteva scorgere la Lanterna (risalente, nella forma attuale, al 1549) e il mare si stendeva innanzi ai suoi occhi. Le improvvisate misure militari erano apparse insufficienti contro una forza tanto più grande e organizzata. La sorte di Genova sembrava segnata; molti abbandonarono la città, il tesoro pubblico venne portato a Portovenere.

Improvvisa, come il disastro, la salvezza. Il mancato intervento della flotta anglo-olandese, trattenuta dal Richelieu che non voleva un eccessivo ingrandimento dei suoi alleati, l'avanzata degli Spagnoli dalla Lombardia e la comparsa delle loro navi nelle acque liguri, e i contrasti scoppiati tra i comandanti francesi e sabaudi, arrestarono la marcia vittoriosa; anzi il Duca trasportò il suo esercito sulla Riviera di Ponente, occupandone con facilità gran parte, per assicurarsene il possesso. La pace di Monsone, conclusa nel marzo 1626 tra Francia e Spagna, senza partecipazione, anzi all'insaputa degli altri belligeranti, stabiliva tra le varie clausole la stipulazione di una tregua tra Genova e la Savoia sino alla conclusione della pace definitiva.

Nel luogo dove (il 10 maggio 1625, ndr) fu arrestata l'invasione sabauda sorse un Santuario dedicato a Nostra Signora della Vittoria.

tratto da Vito Vitale, Breviario della Storia di Genova,
Genova, 1955

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