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Genova e le strade dei Romani

Franco Bampi

«Il Dialogo», n. 2 - aprile 2001

Roma stava assicurandosi il controllo della Val Padana e Cartagine aveva occupato la Spagna. Siamo nel 219 avanti Cristo quando Annibale espugnò Sagunto, alleata di Roma: la Seconda Guerra Punica (218 – 201 a.C.) fu inevitabile. La Liguria si divise. Con Cartagine si schierarono le popolazioni del ponente ligure, mentre Genova si alleò con Roma. Dopo alterne vicende, la situazione dei Cartaginesi divenne critica. Così, nel 205 a.C. Cartagine intervenne mandando in Liguria, dalle Baleari, il fratello di Annibale, Magone. La flotta cartaginese giunse di sorpresa: Genova fu saccheggiata, incendiata e rasa al suolo. La tradizione vuole che la distruzione fu tanto selvaggia che ancor oggi in genovese «avèi o magon» significa aver rimorso e rimpianto. Ma la fedeltà a Roma fu presto ricompensata. Nel 203 a.C., ossia appena due anni dopo la distruzione, il Senato romano inviò a Genova il pretore Spurio Lucrezio per far risorgere la città dalle macerie.

Pochi decenni dopo Roma decise di collegare il mare inferum al superum ossia il Mar Ligure all'Adriatico, per rafforzare gli scambi commerciali e favorire uno stato di benessere della Liguria. Così, tra il 186 e il 180 a.C., fu tracciata la via Postumia, dal nome del console Aulo Postumio Albino. La strada, attraverso le valli dello Scrivia e del Polcevera, collegava Genova con Piacenza, importante nodo militare da cui partivano strade per il piccolo e gran San Bernardo, per Torino e il Monginevro. Per giungere a Genova i Romani si servivamo della via Aemilia fino a Piacenza e quindi scendevano verso il mare con la Postumia. Nel 109 a.C. il console Emilio Scauro fece costruire la strada Aemilia Scauri che, partendo dalla riviera di Levante, aggirava l'Appennino, si incrociava a Dertona (l'attuale Tortona) con la Postumia e da Dertona giungeva a Vada Sabatia (l'attuale Vado Ligure) attraverso la Val Bormida. Nel 13 a.C. Cesare Ottaviano Augusto tracciò la nuova via Julia Augusta che dalla val Trebbia giungeva al Varo, prolungandosi da Vado per tutta la riviera di ponente. Ma questo intervento, volto a migliorare i traffici tra Roma e l'Europa centro occidentale, allontanò dalla zona costiera l'asse dell'attività economica ligure; Dertona divenne il perno di tutto il commercio tra l'Italia, la Gallia e l'Iberia.

Genova rimase del tutto isolata e finì per assumere una posizione di secondo piano. Ebbe nuovamente l'onore delle cronache quasi mille anni dopo quando, lasciata la terra alle spalle, diventò dapprima la più grande potenza marinara del Mediterraneo (che, nel Trecento, era il mondo) e, dopo la scoperta dell'America, la più grande piazza finanziaria del mondo.

Recentemente, quasi mille anni dopo il ritorno di Genova alla Storia, nel gennaio del 2001 il vertice italo-francese, tenutosi nella «sabauda» Torino, decide la realizzazione della ferrovia ad alta velocità tra Lione e Torino, la cui apertura è prevista per il 2015. Come ai tempi di Ottaviano, questa linea ferroviaria fa parte di una serie di «Grandi Progetti» europei: la Lione Marsiglia e la Marsiglia Barcellona. E forse, a causa di questo collegamento Barcellona – porto di Marsiglia – Lione – Torino e Torino – porto di Venezia, come ai tempi di Ottaviano, Genova dovrà subire un altro millenario isolamento priva com'è di adeguate infrastrutture di collegamento tra il suo porto e la Val Padana. Destino o Nemesi, sembra proprio che la storia non abbia mai niente da insegnare a chi ci governa.

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