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Che l'inse? gennaio 2007 - numero 37
Bollettino informativo della Associazione Repubblica di Genova

Negare il ricordo per cancellare la diversità

Franco Bampi

L’intervento di Michelangelo Trombetta "Sull’identità dei Liguri" apparso sullo scorso numero di "Che l’inse?" merita qualche commento. In esso, infatti, compaiono osservazioni che o sono ovvie o sono alquanto superficiali. Un’affermazione ovvia è che la religione non fa un popolo: ovvio visto che, come indica lo stesso Trombetta, esistono popoli diversi che hanno la stessa religione. Un po’ superficiale appare invece l’idea che non basti avere un diritto (nella fattispecie quello che la Liguria possa ritornare indipendente) per poterlo esercitare: secondo Trombetta ci vuole un popolo. È come se per riscuotere un credito occorresse essere biondi!

Ma l’argomento su cui io dissento è che, come si percepisce leggendo l’articolo, non vi sia nella sostanza un popolo o un’identità ligure. Questo è un argomento antico, talvolta espresso in altri termini quali: la Liguria non è mai stata uno stato vero e proprio, mentre Venezia sì. Devo ammettere che sono stufo di simili argomentazioni che spesso risiedono in una scorretta (o superficiale) conoscenza della Storia. Mi spiego meglio. È fuor di discussione che la forma di stato voluta dai liguri era del tutto differente da quelle di altri stati: la Repubblica di Genova, in tutte le sue fasi, si è configurata come un’insieme di famiglie che, dedicandosi prevalentemente ai traffici commerciali e finanziari, non volevano né un re o un imperatore che dominasse su tutti con arbitrio né uno stato rapace e intrigante come, ad esempio, quello italiano attuale. In altre parole, in periodi in cui la democrazia era di là da venire, lo stato ligure rappresentava la forma "più democratica" concepita in quei tempi. In una lettera inviata proprio all’ARGe il prof. Geo Pistarino scrive: "(...) la Repubblica di Genova costituì un unicus nella storia d'Italia, in quanto la sua vicenda storica non è tanto italiana quanto euromediterranea (...) I Genovesi stessi si definirono nel medioevo una Comunitas (...)". Questa è la verità: l’identità dei liguri sta nel voler stare insieme con pochissime regole, litigandosi anche tra di loro, ma con un fortissimo senso di indipendenza e di unità territoriale, che furono caparbiamente reclamate dal 1797 al 1814.

E quei liguri, quegli spericolati capitalisti ante litteram, capaci di resistere a deliberate bancarotte dello stato spagnolo fatte apposta per non pagare i debiti, non erano diversi da oggi. Non per bontà facevano le loro straordinarie opere di beneficenza, ma per non avere problemi con il popolo che mai si ribellò al legittimo governo. Erano, allora come oggi, gente del "maniman", ma allora avevano la grandissima responsabilità di governare uno stato libero, antico, indipendente e sovrano. Oggi no: oggi c’è rimasto solo uno sterile lamento e una stucchevole nostalgia dei tempi passati. Ecco perché questo popolo e questa identità, che ci sono, che esistono, vanno risvegliati con il grande ideale dell’indipendenza. Ed ecco perché discorsi "alla Trombetta" sono la solita lamentela inconcludente.

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Che l'inse? dicembre 2006 - numero 36
Bollettino informativo della Associazione Repubblica di Genova

Sull'identità dei Liguri

Michelangelo Trombetta

Per quanto possa sembrare azzardato, vi sono alcuni elementi del caos iracheno che possono servire quali spunti di riflessione per una Associazione come la nostra che, volendo recuperare i valori dell'antica Repubblica di Genova, giocoforza si deve misurare con il senso identitario della gente di Liguria. Perché dico Iraq? Perché nello sfacelo, ahimé prevedibile, post Saddam, emerge in tutta la sua forza un dato di fatto incontrovertibile: la stabilità del Kurdistan Iracheno. Il Kurdistan Iracheno, senza sparare un sol colpo, si è preso di fatto l'indipendenza (che sia sancita o meno formalmente dalla nuova costituzione è un dato marginale); vi regna l'ordine, c'è un esercito di 100.000 circa Peshmerga, arrivano gli investimenti stranieri e l'economia è abbastanza fiorente. Nel resto dell'Iraq c'è l'inferno di una guerra civile che ormai nemmeno gli americani non riescono a definire tale. C'è una spiegazione? Certo che c'è: i Curdi iracheni sono un popolo, Sunniti e Sciiti no. L'identità religiosa non fa un popolo (è una mia personale opinione) ma un popolo può benissimo riconoscersi anche in una identità religiosa. Ad esempio, venendo a noi, pensare che la Religione Cattolica possa servire quale collante identitario per il popolo italiano o ligure è una pura utopia; l'unico popolo che a mio avviso si è costituito nella religione è quello ebraico. L 1slam si è radicato in tanti popoli diversi e così pure il Cristianesimo. Dunque, è la mia opinione, un popolo c'è o non c'è; non si può costruire dietro simbologie o altri ideali che creino una condivisione di intenti. È anche per questo che ritengo non ingiusta ma non sufficiente la rivendicazione del diritto di indipendenza dei Liguri a creare un movimento di massa. Quella rivendicazione (sul cui merito di diritto non discuto) o ha alle spalle un popolo o si perde nel vuoto. Franco Monteverde ha dedicato più di un libro al tema della identità dei Liguri senza arrivare, può darsi che mi sbagli, ad una conclusione netta; ma, aldilà della teoria, vi sono comportamenti concreti di attualità che autorizzano qualche perplessità; uno su tutti la questione del terzo valico. lo non ho certo l'ardire di esprimere in due righe una compiuta valutazione sul tema della utilità o meno dell'opera ma la reazione della cosiddetta "gente" all'annuncio del suo accantonamento (o deprofundis?) è a dir poco disarmante. Il disinteresse più totale come se non fosse in gioco il futuro della nostra terra. lo non ho certo in mente oceaniche manifestazioni di piazza ma non si è mosso nessuno: nemmeno l'opposizione che pure avrebbe tutto l'interesse a fare casino (due articoli sul giornale lasciano il tempo che trovano). Si dice che non ci sono le palanche ma gli introiti dei traffici portuali sono palanche (è una vecchia battaglia dell'A.R.Ge). Questa incredibile indifferenza (non di tutti certo) in cui è passata la cosa non è un buon segnale; i Curdi hanno il petrolio; certo è un arma molto più potente del nostro porto ma l'hanno usata anche con intelligenza. Noi siamo qui che tiriamo a campare; io credo che soprattutto una Associazione come la nostra dovrebbe sforzarsi di andare alla radice del problema: perché questa identità ligure, se c'è, latita? Non è facile, lo so; anch'io non saprei bene come fare. Ma è importante. Spero che i Soci tutti diano il loro contributo perché in tre o quattro non si va da nessuna parte.

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