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Piazza Nuova: la piazza dei morti ammazzati

Piazza Nuova è l'antica piazza su cui appare l'imponente facciata del Palazzo Ducale.

Alla sua origine si ha notizia di piazza della Signoria. Fino alla fine del XIX secolo era denominata piazza Nuova, ma in realtà non era più tale almeno da tre secoli, poiché si hanno sue notizie in una deliberazione del governo della Repubblica del 1536.

Poi, all'inizio del XX secolo, la piazza mutò nome e da allora assunse sempre e solo il nome di morti ammazzati! Si chiamò infatti Umberto I da poco dopo l'uccisione del re fino al 1943; quindi, da tale data fino alla all'aprile del 1945, Ettore Muti, ed infine Giacomo Matteotti.

Qui sotto un breve profilo dei tre personaggi.


   


Umberto I

     

Nacque a Torino il 14 marzo del 1844 da Vittorio Emanuele II e da Maria Adelaide di Ranieri. Sposò nel 1868 la cugina Margherita di Savoia. Prese parte volontariamente alla III guerra di Indipendenza a capo della XVI divisione.
Salì al trono il 9 gennaio 1878.
Di Umberto I si disse che fu un esempio di coraggio: non tanto il coraggio militare ma quello civile che lo spinse a recarsi "nel ventre di Napoli", infestata dall'epidemia di colera del 1884.
Il 18 luglio 1886 Umberto I venne a Genova per inaugurare il monumento a suo padre eretto in piazza Corvetto.
Umberto fu soprattutto il "re buono", e con questo appellativo passò alla storia. Ma in realtà passò alla storia come colui il quale non esitò nel 1898 a concedere di propria spontanea volontà una alta onorificenza al generale Bava Beccaris per aver ucciso a cannonate quasi cento milanesi.
Il 29 luglio 1900 a Monza l'anarchico Gaetano Bresci, proveniente dall’America dov’era emigrato nel ’97, uccise Umberto I con tre colpi di pistola. Bresci intendeva così rivendicare le non dimenticate vittime di Milano e la politica reazionaria di questo sovrano che soffocava le richieste popolari con le armi.
Il figlio Vittorio Emanuele III, tempestivamente avvertito, partecipò alle esequie senza versare nemmeno una lacrima.


Ettore Muti

   

Nacque a Ravenna il 22 maggio 1902. Romagnolo fino al midollo con tutte le caratteristiche della sua gente, spavaldo e generoso, poco colto ma intelligente, indipendente e imprevedibile, coraggiosissimo, visse sempre in prima persona vent'anni della storia d'Italia.
Ardito a sedici anni nella Prima Guerra Mondiale, legionario fiumano con d'Annunzio, squadrista fascista in Romagna, ufficiale aviatore nella guerra d'Etiopia, di Spagna e nella seconda guerra mondiale.
Improvvisamente, nel 1939, Mussolini lo nominò segretario nazionale del partito in sostituzione di Starace. Non era un posto per lui e dopo poco più di un anno fu sostituito. Poco prima della mezzanotte del 23 agosto 1943 Ettore Muti fu prelevato in stato d'arresto da casa sua da parte dei Reali Carabinieri: un tenente dell'Arma (Taddei), un maresciallo in borghese (Ricci), un uomo in tuta kaki, basso, stempiato, sulla quarantina, con accento napoletano (che, secondo quanto possiamo desumere dalla lettura di Ammazzate quel fascista di Arrigo Petacco, ed. Mondadori, probabilmente era l'agente di PS Francesco Abate - ringrazio per la segnalazione Massimiliano Griner) e una dozzina di carabinieri armati di moschetto. Venne quindi portato alla pineta di Fregene (Roma) e dopo due, tre minuti di fuoco infernale, Ettore Muti cadde al suolo ucciso.

     
   


Giacomo Matteotti

     

Nacque a Fratta Polesine (Rovigo) il 22 maggio 1885 da famiglia benestante.
Possidente terriero illuminista, avvocato, sindaco di Villamarzana, consigliere provinciale di Rovigo, esponente di spicco del Partito socialista, nel 1919 fu eletto alla Camera dei deputati. Nel 1922 promosse la costituzione del Partito socialista unitario divenendone segretario nazionale. Affermatosi il fascismo, nel 1924 alla Camera dei deputati pronunciò una accesa requisitoria sulle violenze fasciste contro i candidati socialisti, comunisti, repubblicani, liberali progressisti.
Sul giornale "Il popolo d'Italia" Mussolini scrisse immediatamente che era necessario "dare una lezione al deputato del Polesine".
Il 10 giugno 1924, a Roma, un quintetto fascista aggredisce e rapisce Matteotti in Lungotevere Arnaldo da Brescia. Caricato a forza su una macchina, Matteotti viene ucciso a coltellate dopo ripetute percosse. Le spoglie verranno trovate, occultate in un boschetto di Riano Flaminio, solo il 15 agosto. Riconosciuti e processati a Chieti due anni dopo, i fascisti omicidi confessi - difesi dal braccio destro di Mussolini, Roberto Farinacci - ebbero miti condanne, uscendo poco dopo di prigione.

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