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Visitare Palazzo Ducale

Una e-mail della Redazione dei Musei del Comune di Genova contiene interessanti note su Palazzo Ducale


e-mail della Redazione Musei
Comune di Genova
Martedì 8 agosto 2003


 

Per tutto agosto a Palazzo Ducale aperti i suggestivi saloni, la cappella e la Torre Grimaldina

Per tutto il mese d'agosto, vista la grande richiesta dei turisti, a Palazzo Ducale vengono aperti i suggestivi saloni, la cappella e la Torre Grimaldina che fu sede di carceri, destinate soprattutto ai prigionieri politici, e tuttora conserva le tracce del suo passato intrigante.
Da una delle celle più alte è possibile ammirare un vasto panorama del centro storico della città, seguendone da vicino la complessa struttura urbanistica.

Le visite sono tutti i giorni alle ore 10.00 - 12.00 - 17.00

il prezzo del biglietto è di 4€

l'appuntamento è davanti alla biglietteria di Palazzo Ducale

Per informazioni: 010/5574004
 

Visitare Palazzo Ducale




SALONE DEL MAGGIOR CONSIGLIO
La Sala del Maggior Consiglio è stata ricostruita dopo l'incendio del 1777 dall'architetto Simone Cantoni. Qui si riunivano i 400 nobili genovesi che detenevano il potere della Repubblica e si svolgevano i cerimoniali delle più importanti funzioni dello stato, come l'incoronazione del Doge. Gli stucchi sono del milanese Carlo Fozzi con le collaborazioni del Bolina e del Fontana. Del genovese Andrea Casaregi sono le statue in stucco con le allegorie della Concordia e della Pace ai lati del grande portale d'ingresso, di Nicolò Traverso è la Giustizia mentre di Francesco Ravaschio è la Fortezza che affiancavano il trono del Doge in fondo alla sala. Le statue che si trovano nelle nicchie lungo le pareti sono state realizzate recentemente in vetroresina dallo scenografo Pier Luigi Pizzi ad evocazione di quelle con le allegorie. Sopra l'ingresso si trova La Battaglia della Meloria, battaglia che segnò il declino della repubblica marinara di Pisa, opera di Giovanni David (Cabella 1743 — Genova 1790). Nella lunetta della parete opposta è Il Doge Leonardo Montaldo libera Jacopo di Lusingano Re di Cipro, opera di Emanuele Tagliafichi, Nella volta è l'affresco di Giuseppe Isola Allegoria del commercio dei liguri, realizzato nel 1875 dopo la perdita dei precedenti dipinti del Franceschini (distrutto nell'incendio del 1777) e di Giandomenico Tiepolo (perduto nel XIX secolo).
La serie di grandi tele con soggetti allegorici e di sagome di putti inserite nelle nicchie quadrangolari realizzate in chiaro-scuro da vari artisti fra i quali Giuseppe Paganelli, Giuseppe Ballino, Giuseppe Bacigalupo e Gio Batta Celle, sono state eseguite per tentare di dare una affrettata sistemazione provvisoria all'assetto decorativo della sala in occasione della venuta a Genova di Napoleone nel luglio del 1805.





SALA DEL MINOR CONSIGLIO
La Sala che vediamo oggi è quella ricostruita dopo l'incendio del 1777 dall'architetto Simone Cantoni, autore anche della copertura della sala e della facciata su Piazza Matteotti.
Disposta verso nord, era denominata per la sua collocazione "Consiglietto da Estate" e utilizzata nei mesi caldi dell'anno. Il ricco apparato decorativo e pittorico è realizzato dallo stuccatore Carlo Fozzi e dal pittore e scrittore d'arte Carlo Giuseppe Ratti (Savona 1737 — Genova 1795).
A Carlo Barabino (Genova 1768 — 1835) viene attribuita la balaustra circolare in marmo che delimitava lo spazio riservato al trono del Doge.
Il soffitto presenta due monocromi, La Liguria sparge tesori alle Provincie e Giano sacrifica alla Pace, fra i quali campeggia L'apoteosi della Repubblica con l'allegoria della Divina Sapienza, ripresa da un bozzetto di Domenico Piola attualmente conservato nella Galleria di Palazzo Bianco.
Nei due lunettoni in cima alle pareti di fondo della sala, il Ratti ripropone due opere tratte dai bozzetti di Francesco Solimena distrutte durante l'incendio del 1777: L'Arrivo a Genova delle Ceneri del Battista e Lo sbarco di Colombo nelle Indie. Sempre del Ratti sono le tredici tele con le Allegorie delle virtù del buon governo.
I Ritratti dei liguri illustri eseguiti in stucco nei medaglioni alla base della volta sono opera di Nicolò Traverso, Andrea Casaregi e Francesco Maria Ravaschio.







THE HALL OF THE GREATER COUNCIL
The present appearance of the Sala del Maggior Consiglio (The Hall of the Greater Council; Salone) is the one designed by Cantoni after the fire of 1777.
This was the venue for the assemblies of the 400 Genoese nobles who ruled the Republic and for many important ceremonies such as the Doges' solemn coronations.
The Milanese Carlo Fozzi, working with Bolina and Fontana, created the stuccoes. The stuccoed allegorical statues of Concord and Peace, found on the sides of the large main entrance, are the work of the Genoese artist Andrea Casaregi. Justice was created by Nicolò Traverso, while Francesco Ravaschio created Strength. These last two flank the Doge's throne. The statues which stand inside the eight lateral niches along the walls have been recently realised in vevetroresina by the stage designer, Pier Luigi Pizzi.
Above the entrance appears The Battle of the Meloria, by Giovanni David (Cabella 1743 — Genova 1790). In the lunette window on the opposite side appears Doge Leonardo Montaldo liberating Jacopo di Lusignano, King of Cyprus by Emanuele Tagliafichi.
The large fresco on the Salone's vaulting is by Giuseppe Isola, The allegory of Ligurian commerce, was realised in 1875 and replaced Franceschini's work (lost in the fire of 1777) and Tiepolo's painting (lost in the 19th century).
A noteworthy feature of the pictorial layout of the Salone is a series of large canvases depicting allegorical subjects, along with shapes of puttoes inserted into the quadrangular niches, all painted in chiaroscuro. These works realised, among other artists, by Giuseppe Paganelli, Giuseppe Ballino, Giuseppe Bacigalupo e Gio Batta Celle, were completed in a hurried attempt to decorate the Salone on the occasion of a visit to Genoa by Napoleon in July, 1805.



THE HALL OF THE MINOR COUNCIL
The hall that we see today is that reconstructed after the fire of 1777 by the architect Simone Cantoni, who also designed the halls' roofs as well as the facade overlooking Piazza Matteotti.
The Salonetto faces north and because of its position was called the Consiglietto da Estate ("Little Summer Council"), being used during the warmer months. The rich decorative and pictorial display was created by the stucco decorator Carlo Fozzi and by the painter and writer on artistic subjects Carlo Giuseppe Ratti (Savona 1737 — Genova 1795).
The circular marble balustrade, which once marked the boundaries of the area reserved for the Doge's throne, is attributed to Carlo Barabino (Genoa, 1768—1835).
The ceiling presents two monochromes, Liguria scatters treasure throughout the Provinces and Janus offers sacrifice to Peace, between which the Apotheosis of the Republic with the allegory of Divine Wisdom prominently stands out. The latter was based on a preliminary study by Domenico Piola now held in the Galleria of the Palazzo Bianco in Genoa. The two large lunette windows by Carlo Giuseppe Ratti, located at the end of the hall, were based on the preliminary studies by Francesco Solimena which were lost in the fire of 1777: The landing of Columbus in the Indies and The arrival in Genoa of the Ashes of St. John the Baptist. The 13 canvases depicting Allegories of the virtues of good government are entirely by Ratti.
The Portraits of illustrious Ligurians, stucco busts in the medallions on the vaulting, were executed by Nicolò Traverso, Andrea Casaregi e Francesco Maria Ravaschio.




CAPPELLA DOGALE
In questo spazio ogni più piccola porzione di superficie è decorata: il pavimento, risolto con una barocca tarsia di marmi policromi, le pareti e il soffitto, dove l'intenso programma pittorico, opera di Giovanni Battista Carlone (Genova 1592 - Torino 1677) ed eseguito tra il 1653 e il 1655, è inquadrato da finte architetture dipinte con scenografica abilità prospettica dal quadraturista Giulio Benso (Pieve di Teco 1600 ca. - 1668).
Nella parete d'ingresso incontriamo il grande affresco Colombo che pianta la croce nel nuovo mondo sopra al quale si trova la Cantoria.
Nella parete di destra La presa di Gerusalemme da parte di Guglielmo Embriaco, mentre nella parete di fronte L'arrivo a Genova delle ceneri del Battista.
La volta è affrescata con La Vergine in trono con il cartiglio "et rege eos" (che compare anche nelle monete del tempo) con i Santi protettori Giorgio, Giovanni Battista, Bernardo e Lorenzo e gli angeli in volo che offrono la corona, lo scettro e le chiavi della città.
Sull'altare, illuminata con un straordinario effetto di luce naturale proveniente da un lucernario, è la scultura della Vergine regina di Genova, opera di Francesco Schiaffino (Genova 1689? — 1763?). Nella porticina del tabernacolo è la raffigurazione della Fede, in olio su rame, opera di anonimo del XVII secolo.
La decorazione della cappella dedicata alla gloria di Genova e della chiesa genovese, esalta l'elezione di Maria Vergine a Regina della repubblica, voluta dal senato genovese per equiparare l'antica repubblica marinara alle monarchie europee.



TORRE GRIMALDINA: LE ORIGINI
La Torre rappresenta un punto fermo nella ricostruzione operata da Orlando Grosso (Genova 1882-1968) durante i lavori di restauro del 1935-1940.
Lo studioso pone infatti la costruzione della Torre in una fase cronologica intermedia della strutturazione del Palazzo del Comune: la Torre sarebbe stata costruita non prima del 1298 e non molto oltre il 1307 dopo il completamento del portico e del primo piano del Palazzo di Alberto Fieschi; ad essa sarebbe stato poi addossato l'edificio di ponente, ed infine un altro piano si sarebbe aggiunto al Palazzo Fieschi.
Se la successione può risultare verosimile per i due palazzi che vennero a costituire l'organismo del Palazzo del Comune, il problema della Torre è argomento controverso.
Alcuni fatti e dati fanno pensare che la Torre non solo fosse anteriore all'edificio del 1291, ma addirittura che preesistesse allo stesso Palazzo Fieschi.
Principale assertore di quest'ultima tesi è il Poggi che si allinea alle teorie del Banchero e in certo qual modo a quelle del Giustiniani.
"La torre - egli dice - può essere una delle antiche torri di difesa della città dalla parte di Serravalle. E' stato obbiettato che la torre ha carattere di costruzione civile e non militare. Senonché l'osservazione è messa in dubbio dal fatto che la cinta del secolo XI e X fu una difesa apprestata in fretta dagli abitanti di San Lorenzo e dai milanesi di S. Ambrogio per chiudersi, per coprirsi le spalle dal colle di S. Andrea di Banchi.
Le torri furono probabilmente apprestate in fretta dove erano le case, e la popolazione concorse nell'elevare le mura fra torre e torre. Ed ogni torre ebbe il suo proprietario."
Entrambi le teorie, in mancanza di documenti certi, hanno un loro fondamento, tuttavia l'origine viscontile prospettata dal Poggi appare più mitica che storica. Quel che comunque appare certo è il fatto che la Torre faceva sicuramente parte del Palazzo di Alberto Fieschi.


THE DOGE'S CHAPEL
In this room, decoration covers even the tiniest portions of the surface. This is true of the flooring, crafted in baroque tarquetry of polychrome marble, as well as the painted walls and vaulting, where the intense pictorial scheme, by Giovanni Battista Carlone (Genoa 1592 — Turin 1677) and executed between 1653 and 1655, is structured and _framed" with trompe-l'oeil designs by the perspectival ability of the painter Giulio Benso (Pieve di Teco 1600 ca. — 1668).
On the entrance wall, we encounter Colombo che pianta la croce nel nuovo mondo (Columbus planting the cross in the New World). On the wall at right La presa di Gerusalemme da parte di Guglielmo Embriaco (The taking of Jerusalem by Guglielmo Embriaco). On the front wall: L'arrivo a Genova delle ceneri del Battista (The arrival in Genoa of the ashes of Saint John the Baptist).
On the vault is a large painting of The Virgin Enthroned with the cartouche "et rege eos" (which appears also on the coins of the time) with the patron saints George, John the Baptist, Bernard and Lawrence, and the angels in flight offering the crown, sceptre and keys to the city.
On the altar, extraordinarily illuminated by natural light entering from an open skylight in the apsidal niche, stands the sculpture of the Virgin, Queen of Genoa, the work of Francesco Schiaffino (Genoa 1689? — 1763?).
The decoration of the chapel dedicated to the glory of Genoa and the Church of Genoa, portrays the election of the Virgin as the Queen of the republic, commissioned by the Genoese Senate to allow the ancient Republic to rise to a level of dignity equal to that of the other European monarchies.







THE “GRIMALDINA” TOWER: THE ORIGINS
Orlando Grosso, who supervised the restoration work at the Palazzo Ducale from 1935 to 1940, maintained that the Tower was not built earlier than 1298 and not much later than 1307. Yet, its origins are still debated today. According to some historical sources and the artistic features, the Tower might have been built before 1291 or even sooner, well before the construction of the 13th century private palace of Alberto Fieschi. The historian Paggi chiefly supports this theory:
“The tower – he says - may be one of the ancient defence towers of the town from the side of Serravalle. It was objected that the tower has the peculiarity of a civilian and not of a military building. But this remark is nevertheless questioned by the fact that the town wall of the 11th and 12th centuries was a kind of defence built up with all possible speed by the residents of San Lorenzo and by the Milanese of S. Ambrogio in order to shut themselves up, to guard them from the hill of S. Andrea di Banchi.
The towers were probably built up hastily just where the houses were situated, and the whole population contributed to erecting the walls between tower and tower. And each one had its own master”.
Despite the lack of firm documentation, both these theories have a foundation of their own, yet the viscount origin proposed by Poggi seems to be a more legendary than historical one. It is certain, however, that the tower was part of Alberto Fieschi's palace.








1600/1700: VITA NELLE CARCERI
Salvo la gabbia superiore tutto l'edificio era occupato dalle carceri. Nei grandi cameroni a volta i detenuti stavano in comune, spesso incatenati. Lungo i ripiani della ripida scala c'erano anche alcune segrete per condannati speciali.
Le carceri della Torre, almeno fino ai primi decenni dell'Ottocento, erano destinate ad ospitare detenuti politici o persone colpevoli di crimini particolarmente efferati, nonché, nelle più comode parti superiori, esponenti della nobiltà in attesa di riscatto.
I detenuti comuni venivano per lo più rinchiusi nelle carceri dell'adiacente Palazzetto Criminale (ora sede ell'Archivio di Stato) che era collegato a Palazzo Ducale da un passaggio aereo.
Da un romanzesco processo contro il custode delle carceri Giovanni Battista Noceto, reo di favoritismi illegali nei confronti di alcuni detenuti, veniamo a conoscere i curiosi nomi che venivano dati alle singole celle: Paradiso, Superbia, Examinatorio, Canto, Stanza della Cappella, Reginetta, Armi, Donne, Pregionetta, Pistolle, Diana, Colombara, Luna, Granda, Palma, Gentilomo, Gabbia, Ferrate, Sicurezza, Dianetta, Gallina, Strega, Volpe, Capitania, Ospedale, Pozzetto.
Secondo alcuni esisteva anche una cella chiamata Grimaldina che avrebbe dato poi il nome corrente alla Torre.
Il carcere detto la Grimaldina era riservato solitamente ai detenuti politici e si trovava ubicato nella parte dell'antico Palazzo del Comune, a ponente della Torre, prospettante sull'attuale via Tomaso Reggio.
E' facile immaginare quale fosse la vita lassù: il poco vitto e i disagi delle intemperie minavano in poco tempo la salute dei detenuti.
Per molto tempo il mantenimento dei carcerati fu affidato alla carità pubblica.
I carcerati riposavano su fetidi pagliericci, avvolgendosi in coperte sporche e spesso nell'inverno, quando la tramontana e il nevischio imperversavano attraverso le inferriate, adoperavano pagliericci e coperte per ripararsi alla meglio ammucchiandoli lungo i finestroni.

1600-1700: Life in the Prisons
The whole building was occupied by prisons, except the upper loft. Prisoners used to gather frequently in chains in the big vaulted common rooms. There were cells reserved for special convicts on the floors by the steep ladder.
Until the first decades of the nineteenth century, the prisons located in the Tower were destined to hold political prisoners, people who were accused of heinous crimes, and, in the more comfortable upper cells, leading members of aristocratic families waited to be ransomed.
Common prisoners used to be put into the cells next to the Palazzetto Criminale (now the seat of the Archivio Storico), which was connected to the Palazzo Ducale by means of a suspended pontino (aerial bridge).
By looking at the records of the trial against a prison guard named Giovanni Battista Noceto, who was guilty of illegally helping some prisoners, we come to know the funny names given to the cells: Paradise, Pride, Little Queen, Women, Moon, Palm Tree, Hen, Witch, Fox, Hospital, etc. It seems that there was also a cell called Grimaldina, from which the Tower took its name.
The so-called Grimaldina prison, usually reserved for political prisoners, was located in the old Palazzo del Comune, west of the tower overlooking Via Tommaso Reggio. It is easy to figure out what life was like up there: scarce food and cold weather undermined the prisoners' health.
For a long time prisoners were supported by the charitable actions of common people. Convicts used to rest on fetid straw mattresses, wrapped in dirty blankets. In winter, they often tried to shelter from the sleet and the wind, which blew through the grating, by piling their straw mattresses and blankets up against the windows.



PRIGIONIERI ILLUSTRI
La Torre nella sua funzione di carcere segreto fu anche sede di carcere privilegiato per prigionieri illustri. Nel ‘500 abbiamo notizia dell'incarceramento del feroce pirata saraceno Dragut, acerrimo nemico di Andrea Doria sui mari.
Ma è nel ‘600 che troviamo una folta schiera di prigionieri famosi; principalmente pittori. E' noto infatti come in quel secolo fosse elevata la competizione fra le varie botteghe i cui rappresentanti spesso arrivavano alle via di fatto. In prigione finirono alternativi pittori affermati come l'Ansaldo, il Fiasella ed il Borzone, tutti accusati di “rissa e ferimento”.
Anche alcuni stranieri conobbero la durezza delle segrete: Pieter Mulier detto il Tempesta fu rinchiuso per aver fatto assassinare la moglie, Sinibaldo Scorza per lesa maestà, cioè per aver tradito la patria avendo egli accettato di lavorare per il nemico di Genova, Carlo Emanuele di Savoia.
Ancora oggi troviamo negli interni degli affreschi quasi sicuramente riconducibili a questi artisti.
Nel '600 fu l'ora dei congiurati Giulio Cesare Vacchero nel 1612 e Stefano Raggio nel 1650.
Nell'ottocento fu la volta di Nicolò Paganini, arrestato con l'accusa di rapimento di minore ed ancora del patriota Jacopo Ruffini che, dopo aver organizzato moti insurrezionali a Genova e nell'Alessandrino, fu detenuto due mesi al termine dei quali si suicidò.

RENOWNED PRISONERS
As it acted as a secret jail, the tower was also the site of privileged detention for renowned prisoners. We have information about the imprisonment in the 16th century of the cruel Saracen pirate Dragut, the fierce Andrea Doria's enemy at sea.
However, it is in the 17th century that we find a crowd of famous prisoners, above all painters. We know that in that period the competition between the different workshops could be deep, and very often their members resorted to violence. Several well-known painters such as Ansaldo, Fiasella and Borzone went to prison, all of them charged with “scuffle and injuring”.
Some foreigners, too, became acquainted with the dungeons' hard life: Pietre Mulier, called “Tempesta”, was imprisoned as he ordered the killing of his wife; Sinibaldo Scorza because of “lese-majesty”, that is to say, he betrayed his country when he cooperated with Genoa's enemy, Emanuele di Savoia.
Nowadays, we can still find frescos in the interiors that can be traced back to those artists.
In the 17th century, it housed the conspirators Giulio Cesare Vacchero in 1612 and Stefano Raggio in 1650.
In the 19th century, it was the turn of Nicolò Paganini, arrested on the charge of kidnapping a minor, and also the patriot Jacopo Ruffini who, because of organising political rebellions in Genoa and Alessandria, remained in jail for two months and after that killed himself.

 

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